Moto & Scooter

Beta Alp 4.0 e Motard 4.0

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Le nuove Beta 4.0, una “enduro” a 360° e  una supermotard poco impegnativa nella guida e per il  portafoglio, hanno tutte le carte in regola per mietere un grande consenso

di Eliano Riva La gran creatività e vivacità imprenditoriale delle nostre piccole e “medie” imprese, è risaputo, sono un patrimonio economico e culturale che tutto il mondo c’invidia e in campo motociclistico la toscana Betamotor è senz’altro da annoverare tra queste e tra le più prestigiose. Nata a Firenze nel 1904 e con base a Rignano Sull’Arno (FI), ai bagliori della cronaca la Beta ha sempre preferito la concretezza di obbiettivi alla sua portata, ritagliandosi, in un mondo motociclistico fatto di colossi “affamati come squali”, più di una nicchia di mercato e una consistente schiera d’estimatori in tutto il mondo. Lo dimostrano i numerosi successi sportivi e commerciali ottenuti in diverse discipline fuoristrada, come ad esempio nel motocross, con un pilota - mito dei papà di oggi - di nome Paolo Piron (Campione Italiano cross Senior 125 nel 76), oppure, come i sette Titoli Iridati Trial conquistati, da Jordi Tarres e da Doug Lampkin, dal 1987 al 1999 e che hanno portato la Betamotor ad essere uno dei marchi italiani più conosciuti e apprezzati nel panorama motociclistico off road internazionale.
Già presente anche nel settore “strada”, con gli scooter (50-125-150 cc.) e con le cruiser Euro e Jonatan 350, adesso, Betamotor punta ad allargare la sua presenza sul mercato, lanciando quasi in sordina due nuovi interessanti modelli che spaziano su un vasto target di utenti (neopatentati compresi). Si chiamano rispettivamente Alp 4.0 e Motard 4.0; nascono sulla stessa consistente base estetica e tecnica, hanno entrambe caratteristiche freeride e un po’ modaiole, sono da utilizzare tutti giorni della settimana e costano rispettivamente  5000 e 5100 Euro f.c. con due anni di garanzia, rappresentando un’alternativa motociclistica inconsueta e decisamente accattivante. Le abbiamo sottoposte ad un primo breve test d’assaggio e il risultato è stato decisamente soddisfacente, tanto che i complimenti alla Beta sono d'obbligo.
Caratterizzate da un design sfuggente e accattivante della “carrozzeria”, costruita, come richiedono le off road, con parti in plastica antiurto ridotte all’essenziale, le nuove Beta condividono quasi tutti gli elementi estetici e tecnici e già a prima vista emerge come nella realizzazione delle moto i progettisti abbiano puntato al “sodo”. Il ponte di comando è di tipo 100% enduro, con un piccolo cruscotto all’interno del ben modellato portafaro, con un manubrio tipo cross non eccessivamente largo e con comandi elettrici e a leva consueti, ma efficienti e di buona qualità.
La sella a sgancio rapido, sotto la quale trovano posto la batteria e i documenti, i fianchetti laterali e copriserbatoio, facili da smontare per gli interventi d’ordinaria manutenzione e con riusciti convogliatori d’aria per la parte alta del propulsore,completano una dotazione ben intonata alla personalità freeride delle moto. Entrando in argomenti prettamente tecnici, il telaio monotrave sdoppiato in tubi quadri e tondi d’acciaio, con reggisella smontabile, è di stampo e robustezza da  enduro/cross, come d’analoga impostazione è il reparto sospensioni dove, ad una massiccia forcella teleidraulica a perno avanzato con steli di 46 mm, corrisponde un grosso forcellone a sezione rettangolare con ammortizzatore idraulico regolabile nel precarico molla. Freni a disco su entrambe le ruote ma, di maggiore diametro anteriore per la più sportiva stradale Motard 4.0 (da 320 mm. anziché 260) e cerchi  in lega leggera di 21” ant. e 18” post per la Alp 4.0 ed entrambi di 17”  per la Motard 4.0), coerenti alla diversa destinazione d’utilizzo delle moto, chiudono un layout ciclistico più che adeguato al conveniente prezzo delle moto. Il propulsore, infine, è definibile  una “gran certezza”, sia in termini d’affidabilità, sia per quanto concerne la brillantezza delle performance espresse e dell’economicità d’esercizio. Derivato dal monocilindrico 4T che da parecchi anni equipaggia le Suzuki DR 350, è caratterizzato da una distribuzione monoalbero a camme in testa con 4 valvole, è raffreddato ad aria ed ha il sistema di lubrificazione a carter secco  con serbatoio dell'olio ricavato nel trave superiore del telaio. La trasmissione ha la frizione a comando meccanico e il cambio a 6 marce, e le due versioni differiscono soltanto nella rapportatura finale più lunga e stradale per la Motard 4.0. L’avviamento, naturalmente è elettrico, ma per chi non intende rinunciare al classico pedale, come optional c’è anche quello a kickstarter (€ 140 iva e montaggio inclusi).
Nata per aumentare il bacino d’utenza di quel “gran rampichino” di nome Alp 200, la 4.0 in realtà è andata ben oltre questo primo obbiettivo rivelandosi, all’atto pratico, una divertente “tuttofare” adatta a tutta la famiglia, da utilizzare tutti i giorni in città, come nelle scampagnate fuori porta oltre i nastri asfaltati.
Senza rinnegare completamente l’impostazione motoalpinistica della serie Beta Alp, infatti, la 4.0 apre nuovi orizzonti agli appassionati del fuoristrada soft che cercano un veicolo a due ruote leggero, agile e assolutamente intuitivo in qualsiasi situazione d’utilizzo. Un fatto, subito testimoniato dalle dimensioni compatte, ma decisamente più generose di una moto alpinismo classica e confermato da una posizione di guida da enduro stradale che, grazie al manubrio largo e al gruppo sella serbatoio snello che consente a tutti d’appoggiare bene entrambi i piedi a terra, fin dal primo contatto regala al pilota un’accoglienza e una facilità di gestione del veicolo sorprendenti.
Il raggio di sterzata che consente d’invertire il senso di marcia in un “fazzoletto”, un propulsore brillante nelle prestazioni sin dai medi regimi e un impianto frenante non potentissimo, ma sempre ben gestibile anche sui fondi a scarsa aderenza tipici dell’off road, fanno il resto e, con il minimo impegno fisico, in sella all’Alp 4.0, ogni genere di spostamento diventa fonte di svago. La tenuta di strada, infatti, si è rivelata convincente sia su asfalto mal levigato, sia su sterrato, dove le sospensioni dalla taratura soffice ma ben controllate nell’idraulica, garantiscono sempre un elevato comfort di marcia e gran sicurezza d’azione anche a chi è alla prima esperienza motociclistica  fuoristrada. La possibilità concessa dalla tripla omologazione offerta in tema di coperture dall’Alp 4.0, che oltre alle artigliate Metzeler Karoo di primo equipaggiamento permette indifferentemente l’adozione di modelli Trial oppure Enduro Stradali,  consente la completa adattabilità alle personali esigenze d’utilizzo e la massima soddisfazione sul “terreno di caccia” preferito.
Nata da una “costola” dell’Alp 4.0 e dedicata a quanti, attratti dalla frizzante personalità delle supermotard, di queste moto da cross competizione stradalizzate non vogliono subire l’impegnativo carattere e l’elevato prezzo d’acquisto, la Motard proposta dalla Beta si è rivelata un’autentica bella sorpresa e dimostra come il costruttore  toscano anche in questo caso abbia colto nel segno. La formula seguita dalla Beta con la Motard 4.0 è quella classica del settore supermotard. Le ruote grandi e tassellate della sorella “enduro”, infatti, hanno lasciato il posto a “piccoli” cerchi in lega leggera a canale largo e a coperture sportive stradali, mentre il parafango anteriore è diventato alto e aggressivo nel design e le sospensioni, sono state “allungate” per riportare la moto ad un aspetto e ad un’altezza da terra consoni all’impiego sportiveggiante cui è destinata. Per avere la conferma dell’ottima riuscita del cocktail strada-fuoristrada offerto dalla Motard 4.0, all’atto pratico occorre percorrere davvero poche curve. La notevole maneggevolezza e l’estrema facilità di gestione offerta in ingresso curva, come nella successiva accelerazione, infatti, invitano a dare subito full gas, per sfruttare a fondo le buone doti di potenza e allungo del propulsore e divertirsi con poco impegno fisico e psicologico nella guida sportiva d’attacco.
La forcella che affonda notevolmente in staccata, ma che rimane sempre ben controllata nelle razioni, il freno anteriore non esuberante per potenza, ma sempre facilmente gestibile nell’azione e il posteriore poco incline al repentino bloccaggio, infatti, offrono anche a chi non ha grand’esperienza nella funambolica guida supermotard  di cogliere presto consistenti e adrenaliniche emozioni.
Motore: monocilindrico a 4T con raffreddamento ad aria, alesaggio e corsa 79x71,2 mm, cilindrata 349 cc, rapporto di compressione 9,5:1, distribuzione monoalbero a camme in testa e 4 valvole, lubrificazione forzata a carter secco e con serbatoio olio nel trave del telaio. Alimentazione: carburatore Mikuni BST 33 a depressione, capacità serbatoio 10,5 litri di cui 2,5 di riserva. Accensione: elettronica, 1 candela. Avviamento: elettrico e a pedale come optional
Trasmissione: primaria a ingranaggi a denti diritti, frizione multidisco in bagno d’olio con comando meccanico, a 6 marce, finale a catena, denti 15/42 (15/48).
Ciclistica: monotrave sdoppiato in tubi tondi e quadri d’acciaio, inclinazione asse di sterzo n.d., avancorsa n.d.. Sospensione anteriore: forcella teleidraulica Paioli a perno avanzato con steli di 46 mm, escursione ruota 220 mm. Sospensione posteriore: con forcellone d’acciaio a sezione rettangolare e ammortizzatore idraulico regolabile nel precarico molla, escursione ruota 83 mm (100 mm). Ruote: anteriore in lega leggera a raggi, pneumatico artigliato 90/90-21” (120/70 -17”), posteriore in lega leggera a raggi, pneumatico artigliato 140/80-18” oppure 130/80-18” (150/80-17”). Freni: anteriore a disco di 260 mm (310 mm) con pinza flottante a 2 pistoncini, posteriore a disco da 220 mm, pinza a 2 pistoncini.
Dimensioni e peso: interasse 1410 mm, lunghezza 2185 mm (2160 mm), larghezza 860 mm, altezza sella 865 mm (870 mm). Peso a secco 133 kg.
Prestazioni: potenza 29 CV (21 kw), coppia n.d., velocità massima n.d.
Omologazione Euro-1: si’ (in parentesi idati della Motard 4.0)

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