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Mare, moto e Pasolini

il 13/05/2003 in Moto & Scooter

La manifestazione organizzata sul vecchio circuito cittadino di Rimini dal Club Il Velocifero in memoria di Pasolini ha ottenuto un grande successo di adesioni e di pubblico. In pista, indegnamente fra tanti campioni, anche noi di Motonline

Mare, moto e Pasolini
Dell'Orto, Cormio (giunto da Milano per non perdersi la scena) e il sottoscritto in posa per la foto ricordo dell'evento

di Luigi Rivola


Una Benelli 4 cilindri si avvia lungo il circuito cittadino sul quale si affaccia il famoso Grand Hotel di Rimini

Il circuito
non era lo stesso degli anni di Pasolini, non essendo più proponibile il vecchio tracciato, ma il rombo dei motori che si propagava nell'aria era tale e quale, il pubblico era folto e assiepato dietro le balle di paglia come nei giorni degli epici duelli fra "Ago" e "Paso", l'atmosfera, per un giorno, è stata davvero quella della "Mototemporada Romagnola".


Il Velocifero, l'associazione riminese di cultori di moto d'epoca il cui esponente di spicco è lo storico Augusto Farneti, ha lavorato bene, ha lavorato tanto ed è stato premiato non solo dal successo della manifestazione, ma anche da Qualcuno lassù che, ad onta dei nuvoloni assai poco promettenti, ha fatto sì che la pioggia non rovinasse una giornata indimenticabile.
Il successo è stato la logica conseguenza della passione che anima i soci del Velocifero, che dopo aver lanciato anni fa il primo GP per veterane "Moto d'Epoca in Grand Prix" sul circuito di Misano, puntano ora a far diventare una classica la rievocazione del circuito di Rimini.


Il Pasolini Day è iniziato venerdì sera quando ospiti e pubblico si sono ritrovati a fianco del Grand Hotel di Rimini, dove era stato allestito un grande palco, per un dibattito su moto e campioni del passato e in particolare, naturalmente, su Renzo Pasolini, l'asso nativo di Rimini e scomparso a Monza nel 1973 assieme al rivale finlandese, altrettanto bravo e sfortunato, Jarno Saarinen.
Al dibattito, alimentato da giornalisti di fama che avevano conosciuto Pasolini, erano presenti anche la consorte ed il fratello del campione e, in rappresentanza del Comune di Rimini, l'assessore allo sport, Donatella Turci, giovane e dinamica amministratrice che si è assunta in prima persona la responsabilità di appoggiare una manifestazione che certamente i soliti benpensanti, che non mancano nemmeno a Rimini, erano pronti a condannare nel caso che tutto non fosse filato liscio come l'olio.


"Sono felicissima - ha dichiarato con un sorriso l'assessore - Il successo è andato ben oltre la più rosea delle aspettative. Non mi aspettavo che tanta gente si ricordasse con sincero affetto di Renzo Pasolini dopo trent'anni, ma mi rendo conto che questo è un mondo particolare, molto spontaneo nelle sue manifestazioni e soprattutto ricco di autentica passione. Vedere tanti ex campioni qui a Rimini e tante vecchie moto così curate e ammirate da tutti mi ha fatto capire che le corse non sono solo uno spettacolo da vendere, ma un ambiente da vivere".
Donatella Turci non si è limitata a guardare, ma ha accettato l'invito di provare a fare da passeggera su un sidecar Suzuki 750 da corsa (ex-Ollearo) per un giro del circuito. "Incredibile - ha commentato - e bellissimo. Non avrei mai pensato che un giorno sarei salita su un simile mostro".


Una Harley Davidson 750 simile a quella con cui corse ufficialmente Pasolini in America. In piedi, con la maglietta verde, Gianfranco Bonera

L'epopea del motore a due tempi nelle corse ci aveva abituato ad un fastidioso sibilo estremamente cattivo, ma assai poco affascinante, mentre le MotoGP di oggi, silenziate come sono, sembrano moto stradali. A Rimini abbiamo riascoltato gli urli delle quattro tempi degli Anni '60: da quelli cupi, baritonali delle grosse monocilindriche con megafono corto, a quelli acuti, a volte acutissimi, delle quattro cilindri da 14.000 giri, fino al rombo particolare, non bello, ma inconfondibile, di una moto unica: la Guzzi 8 cilindri del 1956.
Non è facile abituarsi a un rumore così assordante, che ti fa vibrare i timpani e ti obbliga a tapparti le orecchie con le mani, ma non è neanche facile abituarsi a non sentirlo più, perché è manifestazione di potenza allo stato puro, è qualcosa che ti fa soffrire e allo stesso tempo ti carica dentro. È un sentimento ancestrale che si risveglia sollecitato da decine di migliaia di esplosioni. È il ricordo del big-bang?

Perdonatemi, ma anche con la tastiera e con la fantasia è possibile fare un dritto, esattamente come quando si sfila una curva... E se anche voi foste stati accanto alle MV Agusta 3-4-e 6 cilindri del team di Elli, alle Benelli-4 del team Sandroni, o alla Mototrans 250 4 cilindri in riscaldamento prima di scendere in pista, il vostro "dritto" mentale lo avreste fatto come me.
A Rimini c'erano anche moto molto datate, come alcune Guzzi monocilindriche 4 valvole, MM e GD degli Anni '30, una stupenda Guzzi a 4 cilindri con compressore, sempre del 1930, e diverse e splendide BMW d'anteguerra. Ma le moto effettivamente legate al circuito di Rimini facevano giustamente la parte del leone: oltre alle quattro cilindri MV e Benelli, non mancavano le Aermacchi Ala d'Oro 250 e 350 che lanciarono Pasolini fra i grandi del motociclismo, varie Ducati, Motobi e Morini con cui correvano i piloti juniores, ma anche molti privati italiani e stranieri, le inesauribili Norton Manx e Matchless G50, fino alle prime Harley Davidson 250 e 350 con cui corse Renzo Pasolini. A ricordo delle imprese del campione riminese c'era anche una rara Harley Davidson 750 tipo Daytona, simile a quella ufficiale guidata da Paso in trasferta americana sul circuito di Ontario.


Fra i non dimenticati assi di quel periodo, a Rimini abbiamo visto un sempre più giovane Silvio Grassetti in sella alla bicilindrica a due tempi di sua costruzione, Remo Venturi, che con la Bianchi fu tante volte protagonista nei circuiti dell'Adriatico, Gianfranco Bonera, Francesco Guglielminetti, uno dei più forti privati italiani negli Anni '50, i campioni del mondo Mario Lega ed Eugenio Lazzarini, Gianni Perrone, allora privato di buona fama nella classe 500, oggi noto collezionista e competente storico della moto, infine due piloti che a Pasolini furono vicinissimi per tanti anni: Gilberto Milani e Alberto Pagani, il trio dell'Aermacchi che a Rimini faceva dannare tutti con la aste e bilancieri più veloce del mondo.

Si può tornare indietro con gli anni rifacendo una-tantum qualcosa che si faceva in gioventù? No. È escluso. Purtroppo.
Però ci si può divertire staccando la spina della routine giornaliera e precipitandosi a Rimini un venerdì sera con una moto da corsa d'epoca nel capace abitacolo di una monovolume, per fare tanto rumore senza beccarsi una multa salata e trotterellare su un circuito famoso a velocità da pensionato, fra balle di paglia che una volta venivano sfiorate a 200 e passa all'ora.
Questo lo spirito con cui siamo scesi in pista in occasione del Pasolini Day. Team manager e pilota era Luigi Bianchi, direttore di Motonline e proprietario della Ducati 450. Pilota anche il sottoscritto, Luigi Rivola, già corridore sul serio nel 1970 a Rimini; direttore tecnico, capomeccanico e telemetrista (?) Alberto Dell'Orto.

La messa a punto del mezzo è iniziata di buon'ora, come accadeva nelle corse vere, su un marciapiede in prossimità della pista, fra macchine parcheggiate, curiosi, con gli attrezzi e i pezzi smontati posati a terra. Così si lavorava durante la Mototemporada romagnola e questo era uno dei segreti della sua enorme popolarità: tutto si faceva davanti al pubblico, anche mettersi in mutande per infilarsi la tuta, chiamando magari un'avvenente bagnante a darti una mano.
La messa in moto ha comportato la prima sfida. Con la Ducati 250 ero un vero asso nella partenza a spinta: prima marcia inserita, motore in compressione, quattro passi energici e svelti, un colpo di petto sul serbatoio lasciando contemporaneamente la frizione, ancora un po' di spinta finché gli scoppi del motore non diventavano regolari, quindi frizione tirata, gas dentro, un salto in sella a gambe divaricate e via al volo verso la gloria...
"Tutto giusto - replicava Bianchi - ma il 450 è un'altra cosa. È meglio che tu stia in sella e noi spingiamo".
Voi mi conoscete, no? Non c'è stato niente da fare: ho voluto tentare la partenza a spinta da solo e ce l'ho fatta. Disse il poeta: "Questo di tanta speme, oggi mi resta".



Il problema più grosso è stato mettermi la tuta. Inizialmente mi ero demoralizzato perché non riuscivo nemmeno ad infilare la gamba, poi mi sono accorto che era una manica e tutto è andato a posto, ma quando è stato il momento di chiudere la parte alta della zip, mi sono reso conto che con l'età la mia circonferenza toracica è aumentata più di quella di Schwarzenegger e che, se respiravo a fondo, la tuta poteva fare la fine della camicia dell'Incredibile Hulk.
Pur coccolato da Alberto, il Ducatone non ne voleva sapere di andare d'accordo con l'enorme carburatore SS di cui era dotato. Si è quindi reso indispensabile un intervento di ammodernamento dell'apparato, che ha dato subito i suoi frutti: da 4000 a 8000 giri il monocilindrico desmodromico frullava spaccando i timpani e promettendo grandi cose in pista.
Le grandi cose se le è subito scordate, non per colpa sua, ma dell'asfalto del circuito cittadino, liscio come un biliardo, opportunamente spalmato di salsedine marina nel corso degli anni, miscelato con gomma depositata nel corso di sapienti e continue sgommate dei ricchi vacanzieri esibizionisti in curva nelle rotonde. Sapone. Era come correre sul sapone: un'apertura appena anticipata, e la gomma posteriore perdeva subito aderenza avvisandoti che non era il caso di insistere.
Però il pubblico sembrava contento lo stesso, applaudiva e tu ti sentivi appagato perché tanto le rievocazioni non hanno vincitori, ma solo amici che si ritrovano per una mattata in compagnia. In fondo, i privati con le vecchie Norton e Matchless che facevano numero nella Mototemporada, correvano con lo stesso spirito. E si divertivano, anche se dal quindicesimo posto in giù.

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