Moto & Scooter
Kawasaki Z1000: la Supernaked
265 km/h indicati, 127 CV, linea aggressiva e personale, grande ciclistica: attacca – per vincere – nel settore delle nude al alte prestazioni
di Eliano Riva
Il conto alla rovescia, ormai, è terminato e la più importante novità 2003 del settore naked sta arrivando nelle concessionarie. Si tratta della Kawasaki Z1000 che, oltre a rappresentare un salto epocale nella filosofia progettuale del marchio d’Akashi, potrebbe essere una delle grandi protagoniste della stagione motociclistica entrante. Alla presentazione statica sotto i riflettori dell’Intermot di Monaco di fine estate 2002, infatti, la Kawa Z1000 ha suscitato enorme attenzione da parte di tutti gli addetti ai lavori e soprattutto nella foltissima schiera di motociclisti che, in tutta Europa, negli ultimi anni hanno decretato il successo di questo tipo di moto.
In contemporanea con l'avvio della distribuzione del modello alla rete di vendita Kawasaki, e nel corso della presentazione dinamica alla stampa mondiale, della Z1000 abbiamo saggiato le doti sulle pittoresche strade della penisola sorrentina. Sinceramente, dopo questo primo contatto, ci sentiamo in obbligo di fare i complimenti al responsabile del progetto (Y. Ohnishi) ed ai suoi collaboratori. Le molte luci e le poche ombre emerse in questo approccio, infatti, propongono la Kawa Z1000 come la più accreditata pretendente al trono delle maxi naked 2003.
Le caratteristiche estetiche e d'allestimento, la dotazione tecnica e le performance espresse dalla Z1000, infatti, non tradiscono le aspettative suscitate e, al ragionevole prezzo di 9.899 Euro franco concessionario con due anni di garanzia integrale, crediamo sia una moto capace di soddisfare alla grande i molti estimatori delle supersport senza carena.
Il cambio di rotta intrapreso da Kawasaki nella realizzazione di moto non legate a doppio filo con le competizioni, nella Z1000 è ben evidente già nell'aspetto, dove, al contrario del passato, è tenuto in grande considerazione anche il design.
Takumi Unemoto, disegnatore della Z1000, infatti, ha avuto carta bianca e il risultato del suo lavoro, è una streetfighter dall'aspetto modernissimo e super accattivante per chi ama le sportive free-ride.
Il profilo della Z1000, pur prendendo spunto dalle ultime racing replica d'Akashi in numerosi particolari, come il codino e il quadro strumenti digitale "presi" dalla ZX-6R, è cattivissimo ed esprime molto bene la voglia di molti motociclisti di divertirsi in qualsiasi situazione di guida.
A rendere il profilo estetico della Z1000 unico, vistoso ma non pacchiano, poi, ci sono le tre livree monocromatiche che, all'ormai classico verde racing kawa, vedono affiancato un non troppo serioso nero e un intrigante arancio.
La qualità delle componenti, in questo primo contatto con la supernaked Kawasaki, infine, c'è sembrata più che buona e decisamente al top della categoria e, anche se la plastica domina sul metallo, la finitura delle varie parti estetiche e tecniche è apparsa pregevole: lo dimostra il rutilante sistema di scarico con quattro silenziatori d'acciaio inossidabile lucidato e trattato a caldo.
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Sotto il profilo tecnico, invece, la Kawasaki Z1000 non propone niente d'innovativo ma, tutti le componenti sono coerenti ai più attuali schemi progettuali delle moto supersportive. Il telaio a "diamante", con montanti in tubi tondi d'acciaio (le parti che sembrano d'alluminio sono ben fatte guarnizioni estetiche di plastica) e con propulsore in funzione d'elemento d'irrigidimento, offre un compromesso ottimale tra riduzione dei costi ed efficienza nella guida, mentre le misure fondamentali (interasse 1420 mm, inclinazione del cannotto di sterzo di 24°) sono al 100% sportive.
Le sospensioni, sono le più evolute della categoria. La forcella è di tipo rovesciato e, come la sospensione Uni-Trak con forcellone in lega leggera e ammortizzatore oleopneumatico, è regolabile nel precarico molla e nel freno idraulico in estensione. Di stampo autenticamente supersportivo, poi, è il reparto ruote e freni, dove svetta la gigantesca copertura radiale posteriore 190/50 ZR17 ; "roba" degna di una racing replica.
Il motore, per chiudere la breve descrizione tecnica del "mostro" naked Kawasaki, è il conosciuto e apprezzato quattro cilindri in linea con raffreddamento a liquido della ZX-9R, debitamente aggiornato in molte parti e ricondizionato in funzione di un utilizzo più eclettico della moto.
Nel lungo elenco d'interventi effettuati dai tecnici d'Akashi sul propulsore, oltre alla maggiorazione della cilindrata a 953 cc., su tutti, spicca l'adozione dell'alimentazione ad iniezione elettronica con corpi farfallati da 38 mm e con farfalle secondarie per migliorare la fluidità di risposta al comando dell'acceleratore, nonché l'utilizzo di un'evoluta centralina di gestione con CPU a 32 bit. Nel tubo di scarico, infine, non manca il sistema d'abbattimento delle emissioni nocive con catalizzatore Kleen a nido d'ape in honeycomb, grazie al quale la Z1000 supera già le normative antinquinamento Euro 2.
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Un destriero da combattimento, così, la Kawasaki Z1000 ci era sembrata alla presentazione statica dell'Intermot 2002 di Monaco e, in questo primo apporoccio, non ha tradito le nostre aspettative. Al primo contatto, infatti, la Z1000 stupisce per la compattezza delle dimensioni ma, poi, quando si balza in sella e si percorrono i primi metri, ci si esalta per la perfetta posizione di guida che consente un controllo totale in ogni situazione.
Il manubrio, ben misurato per larghezza, angolazione e avanzamento, le pedane centrate per altezza e arretramento, offrono al pilota una posizione raccolta, leggermente sopra alla moto, che consente una gestione dell'avantreno assolutamente intuitiva, sia a velocità da passeggio, sia nella conduzione aggressiva che la supernaked Kawa ispira.
Maneggevolezza e rapidità di risposta ai comandi del pilota, forse da primato di categoria, e un avantreno che anche su asfalto dallo scarso grip non ha mai dato segni di cedimento nel seguire la traiettoria, fanno il resto. Dove le curve sono in rapida sequenza, dare "full gas" per divertirsi nella guida e fare il pilota funambolo, con la Z1000 è un gioco che offre subito gran soddisfazione.
Le sospensioni non troppo soffici nella taratura e ben controllate nell'idraulica, regalano poi al pilota sicurezza d'azione e buon confort di marcia anche su asfalto moderatamente sconnesso, dove soltanto l'ammortizzatore posteriore (regolabile) ha dato segno di risposte un po' secche e nervose affrontando i rappezzi stradali in rapida sequenza e nei repentini cambi d'inclinazione su avvallamenti.
Il comportamento sempre sicuro, in termini di direzionalità in rettilineo e in curva anche a tutto gas (265 km/h indicati a 11.000 giri), chiude un quadro che, nell'argomento guidabilità e soddisfazione d'utilizzo, in questo primo contatto ci porta a promuovere la Z1000 a pieni voti.
In tema di performance pure, infine, della streetfighter Kawa crediamo che nessuno rimarrà deluso. Il quattro cilindri d'Akashi, non ama girare sotto i 3.000 giri ma, da questa quota "spinge" con ben diluita forza e prontezza di risposta al comando del gas, rivelandosi molto gustoso nell'utilizzo ad andature tranquille in città, come nella guida sportiva d'attacco. In quest'ultimo caso, con un sensibile impulso e con un coinvolgente concerto d'aspirazione e scarico, da quota 8000 giri scaglia l'indicatore digitale (poco visibile) verso la fine corsa, dimostrando di possedere i 127 CV promessi. Ben rapportato e rapido, ma, un pò "duro" negli innesti, invece è sembrato il cambio.
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Motore: a 4 tempi, quadricilindrico frontemarcia, raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 77,2x50,9 mm, cilindrata 953 cc, rapporto di compressione 11,2:1, distribuzione bialbero a camme in testa e 16 valvole, lubrificazione forzata a carter umido. Alimentazione: iniezione elettronica Keihin con corpi sfarfallati da 38 mm, capacità serbatoio 18 litri di cui 3 litri di riserva. Accensione: elettronica digitale, 1 candela per cilindro. Avviamento: elettrico.
Trasmissione: primaria a ingranaggi a denti diritti, frizione multidisco in bagno d'olio con comando meccanico, cambio a 6 marce, finale a catena.
Ciclistica: telaio a diamante in tubi tondi d'acciaio di grosso diametro, inclinazione asse di sterzo 24°, avancorsa 101 mm. Sospensione anteriore: forcella teleidraulica a steli rovesciati da 41 mm e regolabile nel precarico molla e nel freno idraulico in estensione, escursione ruota 120 mm. Sospensione posteriore: progressiva Uni-Trak, ammortizzatore oleopneumatico regolabile nel precarico molla e nel freno idraulico in estensione, escursione ruota 138 mm. Ruote: anteriore con cerchio in lega leggera da 17", pneumatico 120/70 -17, posteriore con cerchio in lega leggera da 17", pneumatico 190/50-17. Freni: anteriore a doppio disco da 300 mm, pinza flottante a 4 pistoncini, posteriore a disco da 220 mm, pinza flottante a pistoncino singolo.
Dimensioni e peso: interasse 1420 mm, lunghezza 2080 mm, larghezza 770 mm, altezza sella 820 mm. Peso a secco 198 kg.
Prestazioni: potenza 127 CV (93,4 kw) a 10.000 giri., coppia 9,7 kgm (95,6 Nm) a 8.000 giri, velocità massima n.d..
Omologazione Euro-1: sì
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