Moto & Scooter
Ghezzi & Brian Furia
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Una bruciasemafori da 17.000 Euro, ovvero la naked bicilindrica secondo l’interpretazione di Giuseppe Ghezzi e Bruno Saturno. Cathcart l’ ha provata per noi e conferma che questa nuda è davvero in grado di tener fede al proprio nome
È questo ciò che provano i Guzzisti d’annata al cospetto delle creazioni di Giuseppe Ghezzi. In effetti, a mettere a confronto i due prodotti proposti dal giovane (35enne) ex-pilota lombardo e dal socio, Bruno “Brian” Saturno, la Supertwin (nelle sue varianti) e soprattutto la Furia, con le sportive di Mandello, che ancora mantengono quel certo nonsocchè di vintage, c’è da restare basiti.
Soprattutto se si considera che il loro cuore pulsante non è altro che il V-Twin (praticamente invariato da trent’anni) che equipaggia, tra le altre, la pesante e paciosa California.
Una sensazione che qualcuno ha già provato, Oltreoceano: quegli Harleysti radicali che della Buell proprio non ne volevano sapere. Eppure, il mercato statunitense lo dimostra, hanno avuto torto.
C’è però una differenza fondamentale tra le due vicende: l’Harley Davidson, colosso d’acciaio, ha avuto l’occhio lungo e poco ha impiegato a capire che l’intuizione di Erik Buell era vincente, cosicché ha sborsato la giusta mercede e ha riportato a casa il figliol prodigo.
La Moto Guzzi, colosso di gesso, dopo anni di appannamento, stava vedendo spegnere anche l’ultimo lumicino di speranza quando è stata inglobata dall’Aprilia: ora bisognerà vedere se Beggio, in un’ottica di ringiovanimento del marchio comasco, prenderà nella dovuta considerazione l’acquisto delle idee proposte da questa coppia rampante.
Furia... di nome e di fatto
Il paragone con la Buell non è stato casuale: l’appeal della Furia, presentata al Salone di Milano 2001, non è poi molto distante da quello delle nude bicilindriche con motore Harley. Parliamo di apparenza, naturalmente, perché in quanto a cura nella realizzazione e a qualità dei materiali la naked di Ghezzi&Brian è parecchie spanne sopra.
Il confronto obbligato è però un altro, quello con la Guzzi V11: da questa la Furia prende le distanze ben prima di far accomodare a bordo il centauro. Mentre la V11 è riconoscibile al primo sguardo come Guzzi, la Furia si distingue per un serbatoio bicolore, scolpito e affilato, come a Mandello difficilmente avrebbero gradito. Tanto più che per esigenze estetiche e aerodinamiche si sacrifica un po’ di capienza e dunque di autonomia (contiene 16 litri di carburante).
Sulla Furia si sta seduti piuttosto in basso: la sella è a 790 mm da terra (10 mm più bassa rispetto al riferimento di categoria, cioè la Ducati Monster 900), forse un po’ troppo larga, ma con una fodera molto sottile.
Proprio le misure della nuda di Ghezzi & Brian giocano decisamente a suo favore: e non perché sia piccola, ma perché riesce a mantenere una favorevole maneggevolezza, soprattutto grazie al peso contenuto: 186 chili con serbatoio del carburante vuoto (trenta in meno rispetto alla V11). In sella si sta come su una Monster, tesi in avanti, col mento quasi a toccare la strumentazione, e le ginocchia (a seconda dell’altezza del pilota e della propria impostazione di guida) o riparate nelle svasature del serbatoio o, ahimè, molto (troppo) vicine ad uno dei cilindri.
Per quanto concerne il passeggero: vi dovrà aspettare a casa (se è una donna fatevi perdonare con un fiore), perché la sua presenza sulla Furia non è prevista.
Il motore
Motore: quattro tempi, bicilindrico trasversale a V di 90° raffreddato ad aria. Alesaggio per corsa: 92x80 mm, cilindrata 1.064 cc, distribuzione ad aste e bilancieri, due valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica Marelli. Prestazioni: potenza massima 94 cavalli a 8.000 giri/min. Coppia massima 98,4 Nm a 6.000 giri/min.
Trasmissione: cambio a cinque marce, frizione a doppia membrana piatta, finale a cardano.
Commento: è “lui”, col suo fascino, le sue vibrazioni (comunque inferiori al passato) e i suoi anni. Ghezzi e Brian sono intervenuti anche sul mitico V2 di Mandello, ma solo rimappando la centralina per renderla adatta all’impianto di scarico fornito loro dalla Tubi, la stessa casa che equipaggia le Ferrari e le Sauber di Formula1. Il risultato è un incremento della potenza di tre cavalli rispetto e di quasi 5 Nm di coppia allo stesso regime rispetto alla versione che spinge la V11.
Per il resto è come mamma Guzzi l’ ha fatto, abbinato al vecchio cambio cinque rapporti che la V11 non monta più, in favore di quello a sei. Il fatto è che quando il progetto della Furia ha preso concretezza, la Moto Guzzi non era di proprietà dell’Aprilia, e ha deciso di non fornire a Ghezzi&Brian il cambio nuovo. Quest’ostacolo oggi non sussiste più, ma ormai è troppo tardi: per montare il cambio a sei rapporti bisognerebbe ridisegnare il telaio, e così la Furia si ritrova con una trasmissione piuttosto obsoleta, che presenta problemi soprattutto nell’innesto della terza marcia.
La ciclistica
Telaio: scheletro d’acciaio altoresistenziale a sezione rettangolare; il motore funge da elemento stressato. Angolazione cannotto di sterzo: 23°, avancorsa: 90 mm, interasse 1.405 mm, altezza sella: 790 mm. Peso: 186 kg.
Sospensioni: anteriore forcella Paioli a steli rovesciati da 41 mm, posteriore forcellone d’acciaio scatolato con ammortizzatore Ohlins.
Freni: anteriore disco Braking da 420 mm, pinza a quattro pistoncini. Posteriore disco Braking “margherita” da 220 mm, pinza a quattro pistoncini.
Ruote: cerchi OZ in alluminio, da 17”. Pneumatici Dunlop D207, 120/60 e 180/55.
Commento: il telaio è frutto dell’ingegno del giovane Ghezzi, che ha maturato la propria esperienza su una Guzzi Supertwin con la quale ha vinto nel 1.996 il campionato inglese BoTT (Battle of Twins, riservato, come suggerisce il nome, alle bicilindriche). Particolare il posizionamento dell’ammortizzatore posteriore Ohlins: è montato orizzontalmente, appena sopra il cambio. Di ottima qualità anche la forcella, marchiata Paioli: è granitica pur senza un diametro degli steli esagerato. Il disco perimetrale anteriore è una scelta dettata soprattutto dall’esigenza di leggerezza, oltre ad essere usato come elemento di distinzione.
Su strada
Non è mai stata costruita una Moto Guzzi tanto efficace ed elettrizzante nel comportamento dinamico. Interasse e avancorsa ridotti regalano alla Furia un’agilità incredibile, paragonabile unicamente a quella dell’Aprilia Tuono e della KTM 950. La Furia è talmente veloce nello scendere in piega che sembra di avere con lei una sorta di telepatia. L’aspetto più entusiasmante è però la facilità con cui la si riesce a mandare esattamente dove si vuole: la ciclistica è eccezionalmente rigorosa, e la moto tiene la traiettoria come corresse sui binari.
Ciò è possibile non solo grazie alla bontà del telaio disegnato da Ghezzi, ma è anche merito della riduzione dell’effetto giroscopico, ottenuta tramite l’alleggerimento dell’impianto frenante. Ottimo anche il comportamento in situazioni d’emergenza: pur chiudendo il gas improvvisamente, in curva la Furia non sovrasterza. E’ vero, la posizione a bordo faticosa e il rumoraccio con cui spesso il cambio protesta, quando si cerca d’inserire la terza, rischiano di spezzare quest’idillio tra centauro e cavalcatura.
A sorprendere è anche l’estrema trattabilità del motore, qualità per la quale i bicilindrici due valvole non hanno mai brillato: niente singulti nemmeno sotto i duemila giri.
Insomma, la nuda di Ghezzi&Brian è uno strumento di divertimento praticamente senza controindicazioni… tranne una: il prezzo, di circa 17.000 Euro, ovvero 5.000 in più di una Ducati Monster S4 o di un’Aprilia Tuono Fighter. Questo la mette in pratica fuori dai giochi, relegandola al ruolo di sogno impossibile per i più. Ma se venisse prodotta in grande serie, chissà…
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