Moto & Scooter
Aprilia MX50
Difficile ottenere soddisfazioni maggiori da un cinquantino. Grazie a un due tempi a cui tirare il collo e sei marce da buttar dentro senza pensarci, i piccoli motard possono competere in scatto con gli scooteristi più accaniti
Ve ne avevamo fatto dare una sbirciata un paio di settimane or sono, dipingendovi i tratti salienti di una motoretta palesemente modaiola, piatto goloso per qualche quattordicenne particolarmente fortunato. Coi suoi pregi, i suoi innegabili difetti e il suo indubbio fascino da giovane dark lady, la MX 50 è in effetti qualcosa in più di un oggetto del desiderio per ragazzini che si vogliano dare arie da motociclisti: può essere per chiunque un ottimo strumento per divertirsi.
2350 Euro è certamente un importo maggiore di quelli richiesti per il classico scooterino, ma va considerato che la MX offre contenuti tecnici di primissimo piano, che si traducono in prestazioni impensabili con uno scooter da 50 cc: limitarla, come il codice impone, a quarantacinque orari di velocità massima, ci pare un vero delitto.
Anche perché la MX50 è pensata per dare emozioni e soddisfazioni di un certo tipo, e a quelle sensazioni adrenaliniche si rapporta egregiamente, con, ad esempio, un impianto frenante e sospensioni degni di una 125 specialistica. Peccato, dunque, che per sfruttare a fondo le sue potenzialità si debba portarla su un’area privata (almeno in teoria…).
È chiaro, la MX50 non è una moto da diporto. Ha ambizioni e caratteristiche ben diverse. Chi è in sella riesce comunque a trovare una sistemazione discreta. L’impostazione di guida è aggressiva, con le pedane arretrate e buona parte del peso caricato su polsi e avambracci. Ciò consente rapidità e precisione nei cambi di direzione, ma, naturalmente, alla lunga affatica. Il carattere deciso della piccola supermotard Aprilia emerge nella radicalità di alcune soluzioni: ad esempio, non c’è l’avviamento elettrico, e, per rendere le cose ancora più problematiche, bisogna segnalare la propensione della MX50 a ingolfarsi, considerato anche il fatto che la pedivella non può arrivare a fine corsa, ostacolata com’è dal poggiapiedi destro.
La supermotardina di Noale si fa comunque apprezzare per altre doti, in particolare per l’elevato livello tecnologico. Il due tempi raffreddato a liquido è dotato di contralbero di bilanciamento, che praticamente annulla le vibrazioni. Ci si stupisce per l’utilizzo di materiali sofisticati: il cilindro, ad esempio, è in alluminio ricoperto con nichel e carburo di silicio.
Riguardo alla ciclistica, va sottolineata la presenza della forcella telescopica anteriore Marzocchi a steli rovesciati, nonché il telaio in tubi in culla sdoppiata che deriva dai modelli da cross. La sospensione posteriore si innesta nel forcellone “pro double arm”, a leveraggi progressivi.
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Se si ha il buon senso di non aspettarsi coppia ai bassi da un cinquantino a due tempi, peraltro spinto, si potrà considerare la MX un’ottima motoretta per divertirsi come matti. Fa uno strano effetto fermarsi al semaforo e sentirsi gli sguardi addosso, un po’ ammirati per l’aspetto “in tiro”, un po’ stupiti per il rumore zanzaroso che ci esce dallo scarico. Gli stessi che clinicamente ci scrutano, quasi tutti scooteristi, al verde ci lasciano passare intimoriti, e noi, tirando le marce e altresì costretti a mettere in sesta a quaranta all’ora, cerchiamo di salvare l’onore e di non farci risuperare.
Dove la MX può dire davvero la sua, oltre che parcheggiata davanti a scuola accanto a ciclomotori e biciclette, è sul misto stretto. La stabilità sul dritto e in curva è infatti eccezionale, grazie anche ai cerchi da 17” e alle gomme di larga sezione, mentre la ciclistica tutta è quella giusta per fare un po’ di numeri: pieghe, “penne” e naturalmente qualche sana sgommata.
Comunque la piccola Aprilia sa adattarsi piuttosto bene al traffico cittadino, sgusciando tra le auto in colonna con un’agilità difficilmente eguagliabile e facendo un po’ soffrire il guidatore solo per il necessario, continuo uso del cambio.
Peccato i consumi: la MX beve più di un 125 quattro tempi, per non parlare dei (pochi) propri pari-cilindrata dotati di valvole e punterie.
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Motore: due tempi, raffreddato a liquido, monocilindrico. Cilindro in lega leggera con riporto superficiale al Gilnisil. Aspirazione lamellare nel carter. Contralbero di bilanciamento. Cilindrata 49,7 cc, rapporto di compressione 12:1, alesaggio e corsa 40,3 x 39 mm, accensione elettronica a scarica capacitiva, avviamento a pedale, lubrificazione a miscelazione separata, con pompa a portata variabile.
Trasmissione: primaria ingranaggi a denti elicoidali, finale a catena, cambio a 6 rapporti , frizione a dischi multipli, in bagno d'olio.
Ciclistica: telaio a culla chiusa sdoppiata all'altezza dello scarico, in tubi di acciaio ad alta resistenza; sospensioni: ant.: forcella telescopica a steli rovesciati Ø 35 mm, escursione ruota 225 mm; post.: forcellone oscillante in acciaio a profilo rettangolare, montato su boccole antifrizione, con monoammortizzatore idraulico registrabile, escursione ruota 260 mm; freni: ant.: a disco, Ø 230 mm, con pinza flottante a doppio pistoncino parallelo, post.: a disco, Ø 220 mm, con pinza fissa a doppio pistoncino contrapposto. Cerchi: in alluminio, ant.: 2.50" x 17; post.: 3.00" x 17, pneumatici: ant.: 100/80 x 17"; post.: 130/70 x 17.
Dimensioni: Lunghezza max mm 2050 mm, interasse 1340 mm, altezza libera minima da terra 275 mm. Capacità serbatoio: 9,5 litri (riserva 1,5 litri).
Euro1: sì.
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