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Moto & Scooter

Aprilia Atlantic 500

il 27/05/2002 in Moto & Scooter

E’ stato presentato da poco, ma si sta già facendo largo sul mercato, complici un’estetica di prim’ordine e prestazioni da Gran Turismo. Dopo il primo assaggio in Sicilia, lo abbiamo torchiato in città e in autostrada

di Fabio Cormio, foto Alex Photo



Siamo del parere che, se un mezzo si propone come best-seller di categoria, deve dimostrare fino in fondo le proprie qualità. Prendiamo quindi per buone tutte le doti palesate dall’Atlantic in sede di presentazione in Sicilia qualche mese fa, ma non dimentichiamo che là partiva in vantaggio: già, le tranquille strade extraurbane sono proprio il luogo ideale nel quale un maxi-scooter può far valere la prestanza di un bel motore rotondo e la comodità del cambio automatico, senza peraltro essere spremuto a fondo.



Ma nel caos della metropoli, e nelle lunghe tirate in autostrada, la solfa può cambiare, e di molto. Quando si pesa più di due quintali a secco, infatti, gli ingorghi non sono proprio l’ideale, né in centro né in tangenziale; d’altra parte, per pretendere di farsi preferire ad una tradizionale moto da turismo, oltre che di un prezzo conveniente (6.300 Euro lo sono eccome) bisogna disporre di un motore adeguato e di una ciclistica decisamente superiore a quella di un “normale” scooterone.



Noi, col massimo del nostro spirito critico ed una punta di sadismo, abbiamo portato il Grande Fratello di Noale sui terreni a lui meno congeniali (almeno in apparenza), e solo dopo parecchie centinaia di chilometri in sella ci siamo decisi ad esprimere il verdetto: ebbene, Atlantic ancora una volta promosso col massimo dei voti in quasi tutte le materie, eccezion fatta per... beh, forse vale la pena leggere le altre pagine!



La prima impressione, quando si sale su un mezzo a due ruote lungo due metri e venticinque e largo quasi ottanta centimetri, non è quella che conta. Se lo fosse, scendereste e prendereste il tram. Sì, perché se solo si ha un fisico un pelo meno prestante di quello di un campione di lancio del peso si può restare interdetti per le dimensioni notevoli (ma è un eufemismo) del maxi Aprilia. Poi, però, ci si accorge che il gigante è buono come quello della pubblicità delle merendine: infatti la sella molto bassa e il diametro di sterzata ridotto aiutano molto ad avere un approccio amichevole con lo scooter, rendendolo facilmente manovrabile da tutti, anche in spazi angusti.



La sella è uno dei punti di forza dell’Atlantic: a due piani non troppo sfalsati, con schienalino per pilota e passeggero e adeguatamente imbottita, è studiata appositamente per non affaticare nemmeno nelle lunghe percorrenze. Non nascondiamo una leggera delusione per la capienza del vano sottosella: 47 litri non sono pochi, e la conformazione del baule li rende sfruttabili al massimo, ma, pensando a quella sorta di pozzo senza fondo posto sotto la sella del Suzuki Burgman Business, ci viene da dire che si poteva fare di meglio.



Ineccepibile la strumentazione: elegante, dal disegno originale, completa quanto e forse più di quella di una berlina di lusso (che poi è il modello che l’iper veneto si propone di imitare), è impreziosita da una gradevole luce blu che la illumina a fari accesi. Merita una nota la qualità globale dei materiali e degli assemblaggi: siamo felici di rilevare che sull’Atlantic non si è fatta economia su plastiche, cromature e via discorrendo. Anche da questi particolari passa la strada del successo.



Piaggio o non Piaggio? Questo il dilemma, peraltro risolvibile in poche parole. Aprilia rivendica la paternità putativa del monocilindrico da 500 cc montato sull’Atlantic, che è invece figlio naturale dell’azienda di Pontedera. A grandi linee identico a quello dell’ X9, si differenzia per la conformazione dell’air box e soprattutto per la taratura della centralina che regola l’iniezione. Un plauso va alla trasmissione, dal funzionamento assolutamente regolare, che evita l’effetto “mal di mare” dovuto allo stacco della frizione.

In fatto di ciclistica Aprilia la sa lunga e la struttura dell’Atlantic ne è la riprova. Il telaio è a doppia culla in tubi d’acciaio, col motore in funzione di forcellone oscillante. Data la mole del gruppo motore-trasmissione, questo è stato vincolato al telaio da doppia biella due silent-block radiali. La forcella anteriore ha grossi steli da 40 millimetri, e il maxi di Noale, unico nella gamma, si avvantaggia anche di un ammortizzatore di sterzo regolabile. La ruota anteriore è da 15”, a garantire il massimo della stabilità; quella posteriore è invece da 14”.



La frenata è integrale, come di consueto sugli scooter di queste dimensioni; in tutto i dischi sono tre, e i due anteriori hanno il diametro record di 260 mm. Come testimonia la spia sul cruscotto (e nella direzione in cui vanno tutti i principali costruttori), si prevede una versione dotata di ABS.



Se sulle extraurbane l’Atlantic ha dimostrato di sfiorare l’eccellenza, in città ha fatto vedere dei pro e dei contro. A dispetto di peso e dimensioni, l’agilità si è rivelata discreta, sebbene lo zigzag tra le auto in coda non sia la sua specialità. Quando l’ingorgo diventa troppo intricato, conviene rassegnarsi, e godersi la comodità della sella e la possibilità di poggiare saldamente a terra grazie alla sella bassa. In condizioni di traffico normali, invece, grazie ad uno scatto certamente superiore alla media, si riesce a saltare davanti agli altri mezzi con facilità. Peccato che la sospensione posteriore sia un po’ troppo dura: buche e pavé si sentono, soprattutto quando si viaggia in due a pieno carico



Più di quanto avesse fatto l’ X9 a suo tempo, l’Atlantic ci ha stupito per la propensione a scarrozzarci in autostrada tenendo a lungo medie alte, senza vibrare fino ad oltre 130 chilometri l’ora, con una riserva di potenza sempre disponibile ed una rumorosità più che accettabile. L’unico vero difetto in questo frangente è la spinta (a lungo andare molto affaticante) dell’aria dietro la testa del guidatore alle alte velocità, cosa che peraltro potrebbe essere evitata con un parabrezza di differente conformazione.



Quando si tratta di piegare, l’Atlantic non si tira indietro: certo, l’entrata in curva non è rapida, ma è piuttosto precisa, e soprattutto si è confortati dalla percezione di una buona stabilità. Va detto anzi che ci si sente al limite prima di averlo effettivamente raggiunto, il che induce a non prendersi rischi inutili. Meglio, soprattutto considerando che molti degli acquirenti dell’Atlantic sono persone con poca o nessuna esperienza motociclistica.



Ero a Milano durante un ponte primaverile, con la voglia di raggiungere il sole della Liguria. La moto era fuori uso, ma un amico mi offrì in prestito il suo fiammante Aprilia Atlantic 500. Da motociclista di vecchia data, l’idea non mi solleticava granchè, ma poi, ripensandoci, mi sono detto “perché no?”.
E così sono uscito dalla metropoli (nella quale l’Atlantic mi ha stupito per agilità) per imboccare la Milano-Genova: al casello ritiro il biglietto senza nemmeno togliere i guanti, e lo metto accanto a telefonino nel cassettino anteriore che si apre a pressione.
Noto gli sguardi severi dei bikers, quasi a dire: “ecco un altro che si mette a fare il motociclista…”.
Prima di arrivare alle arcinote curve della Serravalle c’è un lungo tratto praticamente dritto, ed è qui che i veri motard lanciano i loro bombardoni al massimo, infischiandosene degli autovelox.



Tuttavia nemmeno il mio Atlantic se la cava male, raggiunge in pochi secondi i limiti di velocità autostradali e grazie all’ampio parabrezza non ci si deve nemmeno abbassare, mentre la comoda poltrona permette di rilassarsi e godersi il paesaggio. Nel frattempo si può anche
buttare un occhio al cruscotto per controllare temperatura, consumo e altri dati in digitale.
Quando iniziano le curve vesto i panni del tester provetto, per verificare i limiti del mezzo. Gli inserimenti in curva sono intuitivi, e presto inizio a piegare. Pur rispettando i limiti imposti dal codice e dal buon senso, comincio a superare gli automobilisti della domenica. Quando poi entro in confidenza con il mezzo, scopro che anche i veterani delle quattro ruote devono farmi strada.
Giunto a destinazione, scendo meno affaticato del previsto.
Il giorno dopo, in ufficio, racconto con entusiasmo l’esperienza ai colleghi, motociclisti duri e puri, che subito protestano: “ma è solo uno scooter…”.
È vero, ma voi l’avete mai provato?



Motore: monocilindrico a 4 tempi con distribuzione a 4 valvole comandate da un albero a camme in testa; raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 92 x 69 mm, cilindrata 458,7 cc, rapporto di compressione 10,5:1; lubrificazione a carter umido con pompa trocoidale. Alimentazione ad iniezione elettronica con iniettore Marelli; capacità serbatoio 16 litri. (4 di riserva). Accensione elettronica integrata al sistema di alimentazione. Avviamento elettrico con starter automatico. Scarico in acciaio inox con marmitta catalitica; rispetta i limiti di inquinamento Euro 2. Trasmissione: cambio a variatore automatico continuo di velocità. Frizione automatica centrifuga. Trasmissione finale con riduttore a ingranaggi.
Ciclistica: telaio a traliccio in tubi d'acciaio. Motore con funzione di forcellone oscillante vincolato al telaio da doppia biella e 2 silent-block radiali. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica con steli di Ø 40 mm; sospensione posteriore a motore oscillante con due ammortizzatori idraulici laterali simmetrici a doppio effetto a gas, con precarico regolabile a ghiera. Ruote: cerchi in lega leggera pressofusa con pneumatici 120/70-15" anteriore e 140/60-14" posteriore. Freni: sistema integrale con anteriore a doppio disco di Ø 260 mm con pinza flottante a due pistoncini; posteriore a disco di Ø 220 mm con pinza a 2 pistoncini contrapposti.
Dimensioni e peso: interasse 1.575 mm; lunghezza 2.250 mm; larghezza 770 mm; altezza sella 780 mm. Peso in ordine di marcia senza benzina 218 kg.
Prestazioni dichiarate: potenza 39 CV (29 kW) a 7250 giri. Coppia 40 Nm a 5500 giri. Vel. max oltre 150 km/h.

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