Moto & Scooter

Benelli Tornado Tre 900 L.E.

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C’era già chi malignava sulle sue sorti, invece la supersportiva più attesa degli ultimi anni arriva finalmente sul mercato, anche se per ora in serie limitata. Ve ne riveliamo una volta per tutte le caratteristiche di styling, ciclistica e motore

“La tecnologia da sola non realizza moto indimenticabili”: questo lo slogan più significativo tra quelli che accompagnano il lancio della Tornado Limited Edition, la tanto sospirata tricilindrica pesarese. Un’affermazione sul filo del lapalissiano, ma nella fattispecie davvero calzante. La supersportiva di casa Benelli è infatti un concentrato di tecnica avveniristica caratterizzata dall’attenzione ai materiali ed alle soluzioni d’avanguardia, ma aspira a qualcosa in più che allo scettro di beniamina degli smanettoni.

Dal 1999, quando fu presentato il primo prototipo, la monoposto marchigiana ha fatto più volte il giro dei saloni, ed ogni si è ritagliata una buona fetta di attenzioni e consensi. Forse perché, oggi più che mai (il caso della MV F4 è emblematico), si sta formando una nicchia consistente di consumatori attenti non solo ai cavalli, ma anche a portarsi in garage un oggetto esclusivo e originale nei minimi dettagli. Anche perché su questa moto design e tecnologia sono legati a doppio filo: il frontale affusolato, che consente una penetrazione aerodinamica al vertice della categoria e che è uno degli elementi distintivi dellaTornado, è reso possibile dalla scelta anticonformista di posizionare il radiatore sotto la sella. Anche per quanto concerne le linee, non è il coraggio a mancare ai progettisti Benelli: si sono lasciate da parte le rotondità banali per sviluppare a fondo il tema della “freccia”. Appuntita è in generale la sagoma della moto, ma appuntiti sono, al suo interno, quasi tutti gli elementi: specchi, gruppi ottici, coda e persino l’originale schienalino.
A rendere la Tornado concettualmente, e non solo stilisticamente, diversa dalle altre supersportive in produzione, è principalmente il radiatore, posizionato sotto la sella e dotato di lunghi condotti di sfiato dell'ria calda: un occhio poco esperto non si accorgerà di questa soluzione se non dopo aver notato le due caratteristiche ventole gialle che ammiccano da sotto la coda. Grazie a tale accorgimento, il propulsore può essere posto più avanti e la distribuzione dei pesi (e conseguentemente la stabilità) migliora notevolmente.

Il motore è stressato nella struttura, ossia di questa diviene parte integrante, a tutto vantaggio della rigidità torsionale. Per amatori delle soluzioni raffinate e all’avanguardia è anche il telaio, composto da due parti distinte e rese solidali tramite viti rinforzate da incollaggi strutturali: la sezione anteriore è in tubi d'acciaio al Cromo-Molibdeno; quella posteriore, che chiude la struttura, è invece in piastre stampate in lega d’alluminio.  Di gran pregio sono anche  i materiali “tecnici”, come il carbonio,con cui sono realizzate le carene e l’intero serbatoio. Lo scarico è in titanio, le fusioni del motore in magnesio. Insomma, la Tornado facilita il ripasso della tavola periodica degli elementi.



Le sospensioni sono Ohlins: forcella a steli rovesciati all’anteriore, forcellone oscillante in lega d’alluminio al posteriore. L’inclinazione del cannotto di sterzo è regolabile mediante bussole. “Naturalmente” firmato Brembo l’impianto frenante: sui due dischi anteriori, del diametro di 320 mm, agiscono pinze a quattro pistoncini; il disco posteriore, da 220, è invece frenato da una pinza a doppio pistoncino.


Lo scopo, mai celato, della Benelli, è quello di partire dal tre cilindri Novecento della Tornado per dar vita ad un’intera famiglia di propulsori. In questa prospettiva risulta evidente che anche un motore “esclusivo” e capace di girare in alto come questo debba tener conto delle esigenze di affidabilità e (relativamente) ridotta manutenzione delle unità che equipaggiano le moto di serie.

L’adozione della frizione a secco è una chicca di sapore assolutamente racing: questa soluzione permette di risparmiare peso e volume, e soprattutto elimina ogni problema di attrito dovuto appunto alla presenza dell’olio. Le misure di alesaggio e corsa sono 88x49,2, per una cilindrata unitaria di 299,3 cc. La potenza massima (105 kW, quasi 140 cv) è la più alta raggiunta da una tricilindrica di serie dopo quella della Triumph Daytona, che però può avvantaggiarsi di 57 cc di cilindrata in più.

A ribadire il fatto che l’habitat naturale della Tornado sia la pista, con le necessità di montaggio e smontaggio rapido dei pezzi, è l’adozione del cambio estraibile a sei rapporti, sul quale si può intervenire senza smontare il motore. Notevole il fatto che parecchie componenti del motore, tra cui la coppa dell’olio e il coperchio della testa, siano stati realizzati in magnesio. Ancora una volta, è di assoluto rilievo la posizione posteriore del radiatore, che non soffre del caldo proveniente dal motore, e può quindi avere una superficie inferiore del 20%.
Per sapere quanto conta tutta questa tecnologia al momento di forzare la mano sull'acceleratore, vi rimandiamo alla recentissima prova di  Alan Cathcart in esclusiva per Motonline.

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