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Honda Dylan 150

il 19/03/2002 in Moto & Scooter

Il Dylan 150 è una bella sorpresa, di quelle da uovo di cioccolato, per restare in tema col periodo pasquale. Ha una linea originale, va come una scheggia e non consuma niente. Possibile che non abbia difetti?

Honda Dylan 150


di Fabio Cormio
, foto Giuseppe Gori




Dopo aver provato in anteprima il 125, eccoci in sella al Dylan 150. Il panorama è finalmente chiaro: la presentazione ufficiale Honda ci ha permesso di vedere tutti i colori disponibili nella gamma (di cui alcuni chiaramente rivolti al pubblico femminile), e, diciamolo pure, di apprezzare appieno un mezzo che nella versione da un ottavo di litro, ancora allo stadio di prototipo, aveva rivelato qualche ovvia "incertezza" nelle rifiniture e nel comportamento stradale.

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Il giapponese ruote medie non manca certo di personalità, anzi, forse qualche potenziale cliente non lo troverà abbastanza cicciotto e sbarazzino. Pazienza, per gli scooter midi l’offerta del mercato è più che ampia, dunque ben venga il Dylan con quel suo “naso” adunco e la coda appuntita, che ne fanno un “tipo” fuori dal comune.
Ciò su cui il nuovo prodotto Honda non fa lo stravagante sono i contenuti tecnici, mutuati in gran parte dai best-seller @ e SH.




Perchè scegliere il Dylan? I motivi sono parecchi: i 2.719 Euro (220 in più rispetto al fratello minore), innanzitutto, una quota inaspettatamente bassa per un targato Honda. Bisogna poi sottolineare la generosità del propulsore: i tempi dei 125 con trenta cavalli alla ruota sono finiti da un pezzo, e ad oggi i 15,8 del Dylan 150 lo pongono ai vertici della categoria per potenza del motore.






In quanto a comfort, il Dylan non sarà il primo della classe ma porta a casa una pagella senza insufficienze, di quelle che lasciano soddisfatti mamma e papà e valgono la mancetta della nonna. Si tratta di un midi con un peso quasi da maxi (120 kg), ma il baricentro basso e la seduta comoda (la sella definitiva è la stessa del 125, modificata rispetto a quella del prototipo da un ottavo di litro che avevamo provato) e sicura anche per chi non è un Watusso fa sì che si tenda a sottovalutarne la massa, anche perchè non occorre un grande sforzo per sollevarlo sul cavalletto centrale (quello laterale è optional).





La strumentazione a fondo bianco non si fa mancare nemmeno il piccolo ma dovuto elemento digitale, mentre sotto la sella il vano contiene tranquillamente un casco jet, anche se per stiparcene uno integrale ci vuole una laurea in ingegneria.
Molto utile (ma di non facile azionamento) è il piccolo bloccafreno, che permette di togliere le mani dal manubrio quando si è fermi in salita.




Sul piano tecnico, il Dylan ha un paio di elementi notevoli: il primo è il sistema di frenata combinata CBS, particolarmente apprezzabile in città. Il secondo è il motore praticamente “quadro”, ossia con alesaggio e corsa quasi di identica misura, a garantire una buona erogazione soprattutto ai regimi intermedi. Ciclistica e motore, in ogni caso, sono essenzialmete uguali a quelli dell'@ e, quindi, di provata efficacia.






Non capita spesso, oggi, di salire su uno scooter e stupirsi. La prova del Dylan fa parte di questi rari casi: le dimensioni sono contenute, ma anche i più alti stanno comodi e non toccano con le ginocchia il retroscudo, almeno quando non si ha un passeggero al seguito. Quest’ultimo, poi, pur non potendo contare su un poggiaschiena o pedane particolarmente ampie, non ha di che lamentarsi, perlomeno nelle brevi e medie percorrenze.




Le prestazioni del midi Honda sono superiori alla media degli scooter di questa cilindrata, e a ciò concorrono la discreta potenza del motore, la ciclistica rassicurante, con sospensioni morbide il giusto e gomme sufficientemente larghe, oltre alla frenata molto convincente anche quando si viaggia in coppia. Questo fa sì che il limite del Dylan sia piuttosto elevato, e che sul misto sia possibile togliersi qualche soddisfazione e far mangiare la polvere anche a qualche mezzo dalla cavalleria ben più nutrita.




Attenzione a non strafare però: si tratta sempre di uno scooter medio, e come tale pensato per un utilizzo prevalentemente utilitario. Sui curvoni della Futa, in ogni caso, un Dylan 150 nelle mani giuste può essere un avversario difficile. L’ottima erogazione ai regimi medi si paga quando si cerca l’allungo: la velocità di punta, non dichiarata dalla casa, è nella media, non molto superiore, comunque, a quella del fratello 125. Non si va, comunque, oltre i 120 chilometri orari indicati (presumibilmente 110 veri).






Motore: monocilindrico, quattro tempi, raffreddamento a liquido, cilindrata 153 cc, alesaggio per corsa 58,0x57,8, rapporto di compressione 11:1. Alimentazione a carburatore: tipo VK da 26mm, potenza massima 15,8 cv a 8.500 giri/min, coppia massima 14,2 Nm a 7.000 giri/min, capacità serbatoio 9 litri, di cui 2 di riserva. Accensione digitale transistorizzata con anticipo elettronico, avviamento elettrico.
Trasmissione: V belt, con cambio a variatore automatico V-Matic.
Ciclistica: telaio a traliccio in tubi d’acciaio. Sospensione anteriore: forcella teleidraulica con steli da 33 mm, sospensione posteriore: motore oscillante con doppio ammortizzatore. Ruota anteriore: 13xMT2,75 in lega d’alluminio. Ruota posteriore: 13xMT3,50 in lega d’alluminio. Pneumatico anteriore: 110/70-13 56L, pneumatico posteriore: 130/70-13 57L. Freno anteriore: a disco da 220 mm con pinza a doppio pistoncino e sistema di frenata combinata CBS, freno posteriore: a tamburo da 130 mm.
Dimensioni: lunghezza 1.940 mm, interasse: 1.330 mm, altezza sella: 795 mm.
Velocità massima: nd.
Euro 1: sì.
Honda Dylan 150
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