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Moto & Scooter
Piaggio Vespa ET4 125/150
il 06/06/2001 in Moto & Scooter
L'erede del mitico "vespino" si propone con un'estetica riuscita e una guidabilità molto piacevole. Consumi ridotti, buone prestazioni e comfort sono le carte di questo commuter urbano, disponibile anche a qualche divagazione fuori porta
di Alberto Dell'Orto, foto A. Dell'Orto e Alex Photo
La Vespa è stata ed è un successo planetario, riassumibile nei 55 anni di vita e negli oltre 15 milioni di esemplari costruiti. Specialmente in Italia, poi, questo scooter ha un fortissimo legame con la storia, di cui è stato anche, a modo suo, protagonista. Ha simboleggiato il desiderio di riscatto dopo le devastazioni della guerra, ha accompagnato il boom economico a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, ha fatto da spalla alle proteste studentesche del 1968, ha contrastato negli anni Settanta le “sardomobili”, invitando a “mangiare le mele”.
E anche negli anni Ottanta “da bere”, nonostante il peso dell’età, la Vespa ha mantenuto vivace la sua identità utilitaria e anticonformista.
Certo, negli anni si è costantemente tenuta aggiornata, passando via via al faro sul manubrio, al cambio da tre a quattro marce, alle linee sempre più squadrate, lasciando intanto le puntine per l’accensione elettronica, guadagnando un travaso in più, aggiungendo il miscelatore… E se il “vespone”, evoluzione diretta del progetto di Corradino D’Ascanio, si è evoluto nella PX rientrata in listino dopo l’infelice parentesi della Cosa, il “vespino”, nato con cromosomi diversi nel 1963 e in seguito cresciuto da 50 a 90 e 125 cc (ET3, Primavera, e poi lo spigoloso PK) ha sempre avuto, se non il fascino dell’originale, certo quell’appeal dovuto al mix di scatto e maneggevolezza, di proporzioni compatte e linee morbide.
La ET4 riprende proprio quelle linee e quei concetti, scommettendo sul design inconfondibile e sulla praticità d’uso, esaltata dalla trasmissione automatica e, nella versione 150, la possibilità di entrare in autostrada. La versione 125, invece, è dotata di prestazioni del tutto analoghe e si può guidare con la semplice patente B.
Certo, negli anni si è costantemente tenuta aggiornata, passando via via al faro sul manubrio, al cambio da tre a quattro marce, alle linee sempre più squadrate, lasciando intanto le puntine per l’accensione elettronica, guadagnando un travaso in più, aggiungendo il miscelatore… E se il “vespone”, evoluzione diretta del progetto di Corradino D’Ascanio, si è evoluto nella PX rientrata in listino dopo l’infelice parentesi della Cosa, il “vespino”, nato con cromosomi diversi nel 1963 e in seguito cresciuto da 50 a 90 e 125 cc (ET3, Primavera, e poi lo spigoloso PK) ha sempre avuto, se non il fascino dell’originale, certo quell’appeal dovuto al mix di scatto e maneggevolezza, di proporzioni compatte e linee morbide.
La ET4 riprende proprio quelle linee e quei concetti, scommettendo sul design inconfondibile e sulla praticità d’uso, esaltata dalla trasmissione automatica e, nella versione 150, la possibilità di entrare in autostrada. La versione 125, invece, è dotata di prestazioni del tutto analoghe e si può guidare con la semplice patente B.
Diversamente da tutti gli altri scooter, la Vespa ET4 è dotata di un telaio a scocca portante, eredità delle Vespa storiche. La carrozzeria in lamiera d’acciaio stampata è strutturata in modo da costituire anche l’ossatura del veicolo, con funzioni di vincolo per le principali componenti meccaniche (propulsore, sospensioni). Questa scelta, oltre a rendere riparabile la carrozzeria da un comune carrozziere di auto, permette di ottimizzare lo sfruttamento dei volumi, che non è più sottoposto ai compromessi imposti da un telaio tubolare. Ecco allora, grazie anche al motore a cilindro orizzontale, un capiente vano portacasco sotto la sella, affiancato da un serbatoio del carburante di ben 9 litri, che assicura un’autonomia notevole.
Il vano portaguanti anteriore non è particolarmente grande ma è ben sfruttabile; l’apertura si ottiene premendo a mo’ di tasto il blocchetto di accensione, dotato di un sofisticato sistema di riconoscimento elettronico della chiave.
Curato e completo appare il cruscotto: oltre a tachimetro e indicatore del livello del carburante, c’è un orologio digitale e un buon numero di spie ben visibili anche di giorno. I pulsanti dei comandi elettrici hanno una design non comune, ma sono molto morbidi, precisi e intuitivi da azionare.
Meno bene l’assenza del cavalletto laterale, molto comodo in caso di continue e brevi soste, come nel caso di un pomeriggio di shopping, mentre il cavalletto centrale può essere utilizzato con poca difficoltà grazie anche all’appiglio costituito dal pratico portapacchi posteriore.
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La posizione di guida è tipica: come seduti su una sedia (la sella tra l’altro è molto comoda), con busto eretto e manubrio ben collocato. Pratica in special modo per le donne (di altezza media minore), la postura penalizza però i più alti di statura, che devono fare i conti con le proporzioni ben studiate ma giocoforza contenute della ET4. Il passeggero ha a disposizione un’ampia porzione di sella, mentre il portapacchi costituisce un appiglio non eccezionale.
Pronto all’avviamento anche se non subito perfettamente regolare, il propulsore offre una rumorosità piacevolmente contenuta e una curva di erogazione piatta e discretamente sostenuta, anche se la trasmissione appare fin troppo turistica: avremmo preferito, per l’utilizzo nel traffico, una frizione ugualmente progressiva nell’innesto ma tarata per far presa a un regime più alto, in modo da permettere uno scatto più pronto al semaforo. Buono comunque l’allungo (si leggono circa 110-115 km/h a busto eretto), mentre le vibrazioni sono praticamente inavvertibili.
La maneggevolezza è da primato: sembra di avere a che fare con un 50 (infatti la Vespa ET è disponibile anche in questa cilindrata), ma con una stabilità in frenata e in ingresso di curva sconosciuto a molti degli scooter più piccoli. Solo sullo sconnesso o in scia di altri veicoli si nota qualche ondeggiamento, e si rimpiangono un paio di cerchi da 12” invece di quelli da 10” adottati in ossequio alla tradizione, oltre a una gommatura un po’ più sportiva. Bene i freni, ma con riserva: l’azione è pronta e modulabile, ma per ottenere le migliori prestazioni bisogna stringere con molta forza le leve; in particolare dal disco anteriore ci si poteva aspettare un’azione più incisiva.
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Motore: a 4 tempi, monocilindrico, raffreddamento ad aria, alesaggio e corsa 57 (62,7) x 48,6 mm, cilindrata 124 (150) cc, rapporto di compressione 10,6:1, distribuzione monoalbero in testa a 2 valvole per cilindro con comando a catena, lubrificazione a carter umido. Alimentazione a carburatore; capacita’ serbatoio 9 litri. Accensione elettronica. Avviamento elettrico e a pedale.
Trasmissione: primaria a cinghia e variatore centrifugo; frizione centrifuga automatica; finale a ingranaggi.
Ciclistica: telaio monoscocca in lamiera d’acciaio, inclinazione cannotto sterzo n.d., avancorsa n.d.. Sospensione anteriore: bielletta oscillante con ruota a sbalzo, escursione n.d. mm; sospensione posteriore: motore oscillante con monoammortizzatore, escursione n.d.. Ruote: anteriore e posteriore tubeless in lega leggera, pneumatici 100/80-10” e 120/70-10”. Freni: anteriore a disco di Ø 200 mm, pinza fissa a 2 pistoncini contrapposti, posteriore a tamburo monocamma di Ø 110 mm.
Dimensioni e peso: interasse 1280 mm, lunghezza 1760 mm, larghezza 670 mm, altezza sella 795 mm. Peso a secco 104 (105) kg.
Prestazioni dichiarate: potenza 12 CV (8,6 kW) a 8000 giri (12,5 CV (9 kW) a 7500 giri), coppia n.d.. Velocità: 95 (97) km/h
Omologazione Euro-1: si’
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