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Moto & Scooter
Honda Silver Wing 600
il 01/04/2001 in Moto & Scooter
Nuovo punto di riferimento per la categoria, questo maxi scooter vanta prestazioni da primato ma strizza anche l’occhio al gran turismo. Migliorabile la ciclistica
di Daniele Massari
Abbiamo già provato due volte questo scooter: due mesi fa in occasione dello scoop che ci ha permesso di saggiarne per primi le doti, e più avanti con una comparativa organizzata unitamente alla rivista Tutto Scooter, che l’ha posto a confronto coi diretti concorrenti.
Questo terzo test, svolto in Spagna in occasione del lancio ufficiale del Silver Wing, conferma quanto emerso in precedenza, ma ha la sua ragion d’essere nel fatto che non è stato effettuato, come le altre volte, su un veicolo di preserie, ma su quello definitivo, pronto per affrontare il mercato.
Andiamo subito al sodo. Gli obiettivi che la Honda si propone con il lancio sul mercato del Silver Wing 600 appaiono ben precisi: innanzitutto, riprendersi la leadership di un segmento da essa stessa “inventato” una dozzina d’anni fa con il CN 250, primo vero scooterone, i cui contenuti tecnologici e funzionali sarebbero ancora oggi validi, se la linea non ne facesse inevitabilmente un mezzo d’altri tempi; secondo, creare un’alternativa alla moto per tutti coloro a cui le limitazioni dei “ruote basse” (ad esempio una velocità di crociera limitata) stanno strette.
Il Silver Wing, già disponibile nelle vetrine dei concessionari Honda di tutt’Italia, costerà 15.990.000 fino alla fine di aprile, per poi salire presumibilmente verso la soglia dei 16 milioni e mezzo, un prezzo da media sportiva, che rende bene l’idea della distanza non solo prestazionale che corre fra questa nuova proposta ed i tradizionali scooter.
Un prezzo che può anche lievitare attingendo alla vasta gamma di optional: dal parabrezza più ampio, ai deflettori laterali, al bauletto in tinta con poggiaschiena per il passeggero.
Andiamo subito al sodo. Gli obiettivi che la Honda si propone con il lancio sul mercato del Silver Wing 600 appaiono ben precisi: innanzitutto, riprendersi la leadership di un segmento da essa stessa “inventato” una dozzina d’anni fa con il CN 250, primo vero scooterone, i cui contenuti tecnologici e funzionali sarebbero ancora oggi validi, se la linea non ne facesse inevitabilmente un mezzo d’altri tempi; secondo, creare un’alternativa alla moto per tutti coloro a cui le limitazioni dei “ruote basse” (ad esempio una velocità di crociera limitata) stanno strette.
Il Silver Wing, già disponibile nelle vetrine dei concessionari Honda di tutt’Italia, costerà 15.990.000 fino alla fine di aprile, per poi salire presumibilmente verso la soglia dei 16 milioni e mezzo, un prezzo da media sportiva, che rende bene l’idea della distanza non solo prestazionale che corre fra questa nuova proposta ed i tradizionali scooter.
Un prezzo che può anche lievitare attingendo alla vasta gamma di optional: dal parabrezza più ampio, ai deflettori laterali, al bauletto in tinta con poggiaschiena per il passeggero.
Imponente ma filante, il Silver Wing non soffre di un dimensionamento troppo accentuato rispetto a quello di uno scooterone tradizionale. Ben riuscito il faro anteriore multi-reflector, che caratterizza con un taglio deciso la linea del frontale, interrotta dalle prese d’aria per la ventilazione del retroscudo. Invitanti l’ampio sellone con supporto lombare, regolabile su cinque posizioni, e i comodi maniglioni per il passeggero, che può appoggiare i piedi su due pedane motociclistiche davvero ben concepite e verniciate in tinta.
Ci saremmo aspettati qualcosa di più da alcuni dettagli, che dovrebbero fare la differenza visto l’alto prezzo di acquisto: ad esempio dagli specchietti retrovisori, che sono ancorati al manubrio mediante due raccordi pratici, ma troppo ordinari, oppure dal vano sottosella, che è in grado di ospitare due caschi integrali od una valigetta 24 ore, ma dotato di una cerniera debole e vacillante.
La strumentazione è costituita da tre strumenti ovali (un contagiri ed un tachimetro analogici ed un display Lcd) e da una nutrita serie di spie, l’ampio tunnel centrale nasconde il capace serbatoio del carburante (ben 16 litri).
Bella anche la zona posteriore, con il terminale di scarico ovale (7 litri il suo volume), ed il gruppo ottico dalla forma spigolosa, anche se il profilo complessivo appare più completo dotando il Silver Wing del bauletto con poggia schiena che gli è stato espressamente dedicato.
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Il propulsore è un bicilindrico in linea trasversale raffreddato a liquido con distribuzione a doppio albero a camme in testa e quattro valvole per cilindro. La cilindrata complessiva è di 582 cc (alesaggio e corsa 72x71,5 mm).
L’adozione di un carter diviso sul piano verticale ha consentito l’eliminazione del supporto centrale di banco tra le due bielle, riducendo peso e dimensioni. Due contralberi, posizionati davanti e dietro l’albero, smorzano le vibrazioni immancabili su un motore con manovelle a 360°. La catena di distribuzione, posta alla destra dei cilindri, è dotata di tendicatena automatico del tipo esente da manutenzione.
L’alimentazione è assicurata dal classico sistema di iniezione elettronica PGM-FI Honda, controllata da una sofisticata centralina che gestisce il flusso di carburante tenendo presente numerosi parametri, anche ambientali.
La cinghia del variatore è sigillata all’interno del forcellone in alluminio. Si tratta di un variatore di schema classico, a differenza di quello scelto dalla Yamaha per il T-Max, ma la Honda ne garantisce il rendimento e la durata nonostante la considerevole potenza che è chiamato a gestire.
L’impianto di scarico è in linea con le normative antinquinamento Euro-1, Euro-2 e con la tedesca “Summer Smog 2”, grazie al catalizzatore (privo di sonda lambda) ed al sistema di immissione di un getto d’aria a valle della valvola di scarico, che ottimizza la combustione dei gas.
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Il telaio tubolare in acciaio sorregge il propulsore, vincolato direttamente alla struttura, su silent-block, anziché al forcellone: questa soluzione è finalizzata ad una migliore distribuzione dei pesi, per una guida più agile, ed ad una sensibile riduzione delle masse non sospese.
La forcella è una teleidraulica con steli di 41 mm, e con ben 120 mm di escursione; la sospensione posteriore a forcellone oscillante è dotata di due ammortizzatori regolabili nel precarico, ed ha anch’essa un’escursione di 120mm. Gli ammortizzatori sono montati in posizione arretrata al fine di aumentare lo spazio a disposizione sotto la sella.
Il forcellone in alluminio è montato coassialmente all’albero motore per ridurre le variazioni di tensione della cinghia del variatore durante l’escursione della sospensione.
I cerchi, di 14” l’anteriore e di 13” il posteriore, sono a quattro razze cave in alluminio pressofuso, e sono muniti ciascuno di un freno a disco (256 mm di diametro per l’anteriore e 220 mm per il posteriore) integrati dal sistema Dual-CBS che agisce sulla pinza anteriore a tre pistoncini e su quella posteriore a due pistoncini.
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Guidando il Silver Wing su un percorso autostradale o comunque extraurbano, ci si rende conto dell’enorme potenziale messo a disposizione dal propulsore bicilindrico 600, che si traduce in un’accelerazione bruciante e in un ottimo spunto all’apertura dell’acceleratore ad ogni velocità: impressiona come l’accelerazione, lineare e non violenta fino ai 100 km/h, subisca poi, insistendo, un brusco incremento, con la lancetta del tachimetro proiettata verso quota 170 km/h (!).
Il rovescio della medaglia è una ciclistica non sempre all’altezza delle prestazioni di cui questo scooter è capace: ci riferiamo in particolar modo ad un avantreno un po’ esitante e “sensibile” ad alta velocità, e a quella sensazione trasmessa nelle curve veloci, che ci fa sentire “seduti” sulla ruota posteriore.
La protezione aerodinamica, buona per spalle e gambe, lo è meno per la testa ad andature sostenute (oltre i 120 km/h), nonostante la possibilità di regolare longitudinalmente il supporto lombare della sella.
Ciò non toglie che il Silver Wing si comporti egregiamente nell’uso turistico a medio raggio, sulle strade ricche di curve, che non lo impensieriscono minimamente, agile com’è nonostante le dimensioni; un po’ impacciato sull’asfalto irregolare, dove si avvertono le vibrazioni che la forcella trasmette al manubrio, e l’ondeggiamento dell’ampio parabrezza.
L’impianto frenante dimostra l’efficacia e la sicurezza del sistema Dual-CBS, anche se il disco anteriore è un po’ rumoroso e facilmente affaticabile.
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Motore: a 4 tempi, 2 cilindri in linea trasversale, raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 72 x 71,5 mm, cilindrata 582 cc; distribuzione bialbero a quattro valvole per cilindro con comando a catena; rapporto di compressione 10,2:1; alimentazione ad iniezione elettronica. Accensione elettronica digital. Lubrificazione a carter umido. Avviamento elettrico.
Trasmissione: cambio a variatore automatico continuo di velocità. Frizione automatica centrifuga. Trasmissione finale con riduttore a ingranaggi.
Ciclistica: telaio a traliccio in tubi d'acciaio. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica a ruota guidata con steli di Ø 41 mm; sospensione posteriore a forcellone oscillante con due ammortizzatori idraulici laterali simmetrici a doppio effetto, con precarico regolabile. Ruote: cerchi in lega leggera pressofusa con pneumatici 120/80-14" anteriore e 150/70-13" posteriore. Freni: anteriore a disco di Ø 256 mm con pinza a tre pistoncini; posteriore a disco di Ø 220 mm con pinza a due pistoncini. Comando dei freni integrale per la pinza posteriore e per il pistoncino centrale di quella anteriore.
Dimensioni (in mm) e peso: interasse 1595 mm; altezza sella 740 mm; luce a terra 140 m. Peso a secco 218 kg. Serbatoio del carburante da 16 litri.
Prestazioni dichiarate: potenza 50 CV (36 kW) a 7.500 giri. Coppia 50 Nm a 6.000 giri.
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