Equipaggiamento
Metzeler Roadtec Z6
Nuovo pneumatico dal marchio tedesco, nato per le sport tourer di ultima generazione. Continua la linea evolutiva di Z2 e Z4 e assicura prestazioni di primissimo piano
di Alberto Dell'Orto, foto S. Gadda e A. Barbanti
Il settore delle sport-tourer si è, nel tempo, evoluto. Prestazioni che pochi anni fa erano appannaggio delle più blasonate supersportive sono ora raggiungibili anche da moto dichiaratamente votate al turismo, per quanto veloce: pensiamo ai 130 CV di BMW K 1200 RS o ai 145 di Yamaha FJR 1300, tanto per fare dei nomi. E anche la corsa all’aumento del comfort e alla completezza delle dotazioni ha contribuito ad aumentare le prestazioni richieste ai pneumatici, che si trovano a far fronte a pesi e potenze che si combinano in un mix piuttosto difficile a cui far fronte. Anche perché le richieste base e irrinunciabili del settore sono rimaste fondamentalmente le stesse: il segmento richiede sempre gomme in grado di assicurare chilometraggi rilevanti, comfort e sicurezza di guida in ogni condizione.
La risposta Metzeler a questa evoluzione è il nuovo Roadtec Z6, che nella gamma della Casa tedesca si posiziona esattamente a metà tra lo sportivo Sportec M1 e il turistico M880, quindi un pneumatico pensato per cilindrate alte e medio-alte e per una condotta di guida brillante ed esperta. In effetti, oltre alle due moto citate prima, le nuove Z6 sono pensate per tutti quei modelli che uniscono caratteristiche di versatilità e personalità, in particolare le Honda VFR e Pan European, le BMW R 1150 RS/RT, la Ducati ST4S, ma anche le Yamaha XJ, le Suzuki GSX e GSF, le Kawasaki ZZR e ZRX. Ciò non toglie che, grazie anche alla vasta gamma di misure disponibili (anche nei diametri di 18" -due anteriori e una posteriore) questi pneumatici possano equipaggiare moto di impostazione più sportiva con qualche annetto di più sulle spalle…
Lo Sportec Z6 prosegue l’evoluzione del segmento sport-tourer fino a oggi rappresentato nel listino Metzeler dallo Z4, pneumatico di riconosciute qualità e, infatti, di lunga vita commerciale. Il progetto prevedeva quindi il mantenimento delle caratteristiche di durata chilometrica del predecessore (misurata in 12.500 km per il posteriore montato su Honda CBR 1100 XX, a velocità costante di 130 all’ora, e di 2500 km a 240 orari continui), ma l’incremento significativo nelle altre prestazioni, come comfort, stabilità, tenuta su asciutto e su bagnato, maneggevolezza, e in generale quella omogeneità di comportamento che la concisione della lingua inglese permette di definire "riding confidence". La strada seguita dai tecnici è stata quella di mantenere la struttura con carcassa a 0° in fili d’acciaio, che rispetto alle tele in poliestere permette una variazione più contenuta dell’impronta a terra al variare del carico che grava sul pneumatico.
Deformandosi meno, la gomma mantiene anche a pieno carico gran parte delle caratteristiche dinamiche originarie, e inoltre riduce i rischi di surriscaldamento del pneumatico e, dunque, il consumo anomalo del battistrada. Ovviamente, anche quest’ultimo è stato oggetto di lunghi studi e sperimentazioni (gli uomini diretti da Salvo Pennisi hanno percorso ben 250.000 km di test valutativi, cioè relativi al comportamento dinamico, più altrettanti per l’usura), che sono arrivati a definire un profilo continuamente variabile denominato CMT -Contour Modelling Technology- che è il risultato della sovrapposizione di una serie di profili "classici", che permette di ottenere la curvatura ottimale del battistrada per ogni angolo di inclinazione.
La mescola adottata (chiamata FCM, ovvero Fine Carbon Matrix) combina polimeri, nerofumo e silice con l’obbiettivo di ottenere una risposta molto omogenea in condizioni ambientali molto diverse, come asciutto e bagnato, caldo e freddo (anche in combinazione tra loro), mentre il disegno degli intagli fa sì che la fascia di battistrada con le maggiori capacità drenanti sia quella immediatamente a fianco di quella centrale per garantire la massima asportazione del pelo d’acqua proprio nelle fasi di inserimento in curva e nei curvoni autostradali.
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Il teatro della presentazione è stata l’Isola di Man, e il tracciato lo stesso del mitico Tourist Trophy (anche se, ovviamente, non chiuso al traffico), mentre le moto a disposizione per il test dinamico erano la BMW K 1200 GT, la Honda VFR 800, la Triumph Sprint RS e la Yamaha FJR 1300. Si tratta di modelli, anche se riunibili sotto la comune dizione di sport-tourer, che spaziano per un vasto campo di cilindrate-pesi-impostazioni, e permettono di valutare il pneumatico (disponibile in due versioni tecnicamente differenti: fino e oltre i 240 orari) in diverse condizioni di utilizzo e con tarature di sospensioni decisamente eterogenee. In tutti i casi il primo contatto con i pneumatici parla di feeling immediato: la guida si mostra subito fluida e morbida, stabile e perfettamente prevedibile.
In particolare abbiamo apprezzato la scelta di non cercare la maneggevolezza a tutti i costi: con profili più estremi si sarebbe potuto velocizzare ancora l’avantreno, ma sicuramente a discapito di quella franchezza di rapporto tra manubrio e asfalto che sta alla base di una guida sicura e rilassante (anche quando sportiva), che non affatichi inutilmente corpo e cervello nelle lunghe percorrenze, anche in virtù di una percepibile "naturalezza di rotolamento". Insomma, siamo di fronte a una gomma intuitiva, ragionevolmente rapida a scendere in piega, con un ottimo grip e soprattutto un’omogeneità di comportamento che permette di sfruttarla subito in tutta sicurezza, senza fare apprendistato né cercarsi dei guai.
Inoltre, e questo spiega la scelta della location, la tenuta sul bagnato non è solo buona, è addirittura eccezionale, tanto che non ci si accorge (letteralmente!) di passare dall’asciutto all’umido. Ovviamente stiamo parlando di una regione dove piove moto spesso, e dove, quindi, l’asfalto è costantemente ripulito da residui di idrocarburi, che normalmente rendono molto pericolose le prime gocce di pioggia, ma nulla toglie alla sorprendente sincerità di comportamento e alle notevoli prestazioni di aderenza, che permettono pieghe ragionevoli in assoluta sicurezza anche sul bagnato. Anzi, anche guidando decisamente "allegri" con i 300 kg a secco della BMW K 1200 GT, il passaggio dall’asfalto asciutto a quello bagnato è di fatto praticamente inavvertibile: tanto di cappello!
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