Attualità

L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini

Marco Gentili
Condividi
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini
L'INCHIESTA - Viaggio nella crisi dei cinquantini

Il ciclomotore in Italia sta per estinguersi: nel 2025 vendite ai minimi storici con appena 12.991 unità nei primi 11 mesi. Un tracollo che segna la fine di un'era per il mezzo che ha motorizzato intere generazioni

Nel giro di qualche anno, il ciclomotore andrà a fare compagnia al rospo dorato, allo stambecco dei Pirenei e al rinoceronte bianco settentrionale nel novero delle specie estinte. Almeno in Italia, il mezzo che ha motorizzato generazioni di ragazzini e ha avvicinato molti di loro al mondo della moto, sta esalando l'ultimo respiro. La cosa di per sé non è proprio una novità: già nel 2020 abbiamo dedicato una corposa inchiesta alla questione. Ma le cose da allora sono andate di male in peggio. Partiamo dai numeri: nei primi 11 mesi del 2025 si sono venduti nel nostro Paese 12.991 ciclomotori, compresi gli endotermici e gli elettrici. Una vera e propria miseria. Nonostante le immatricolazioni attese a dicembre, possiamo dire con tutta certezza che l'anno che va a concludersi rappresenta una pietra tombale sul segmento.   

IL PUNTO PIU' BASSO

Mai infatti ne sono stati venduti così pochi: negli ultimi 10 anni il punto più basso è rappresentato dal 2021, quando furono venduti 18751 ciclomotori. Ma il 2025 rappresenterà - comunque vada l'ultimo mese dell'anno - il nuovo "grado zero" del comparto. Che da anni sta vivendo un declino inesorabile: 10 anni fa, nel 2015, si vendevano 23.389 ciclomotori. Riavvolgendo il nastro a 20 anni addietro, nel 2005 tale cifra era di 128.824. Ancora più impietoso il confronto col 1995 (praticamente un'era geologica fa), quando il boom dei ciclomotori vide l'anno chiudersi con 575.112 unità vendute. Un declino che è evidente anche nei numeri del parco circolante: come emerge dal Conto nazionale dei trasporti, nel 2000 in Italia circolavano 3.375.782 motoveicoli e 4.451.124 cinquantini; oggi il parco moto e scooter è più che raddoppiato (7.721.022), mentre i cinquantini in circolazione sono 3.027.000 (e, aggiungiamo noi, sono sempre più vecchi, in quanto non c'è stato ricambio generazionale).  

sono cambiati anche i gusti dei giovani, per cui il ciclomotore non è più così fondamentale. e per le famiglie che vivono nei grandi centri urbani il cinquantino è percepito come "pericoloso"

OGGI SI PREFERISCONO LE MICROCAR (E PER LE FAMIGLIE SONO PERICOLOSI)

Le domande da farsi sono: cosa è successo nel frattempo? E soprattutto, quanto in basso può sprofondare ancora la voragine del ciclomotore? Si può toccare ancora di più il fondo?  Difficile dare una risposta univoca a una questione così complessa. E molto, a tal proposito, è stato detto. I ciclomotori non sono più l'oggetto del desiderio dei ragazzi, per cui la necessità di indipendenza e mobilità personale è stata sostituita da succedanei tecnologici (vedi lo smartphone). D'altro canto anche le famiglie giocano un ruolo primario: la pericolosità del traffico e la densità di veicoli in circolazione, specialmente nei grossi centri urbani, costituisce un deterrente formidabile per qualunque genitore abbia a cuore l'incolumità dei propri figli. E in questo frangente vengono in soccorso - almeno parzialmente - i risultati dei quadricicli: le microcar elettriche e termiche, nei primi 11 mesi del 2025, hanno venduto 15.833 unità. Hanno sostituito i ciclomotori nelle preferenze dei giovani? Forse sì, ma comunque i loro numeri sono stati supportati negli ultimi anni dal generoso ecobonus statale. E comunque sono in calo rispetto al 2024 (quando se ne sono venduti 20.423).  

prestazioni "dimezzate" dalle norme antinquinamento e costi assicurativi superiori anche a quelli di un 125: il cinquantino è la cosa più antieconomica che ci sia

MANTENERE UN CINQUANTINO COSTA TROPPO

Un fattore da non sottovalutare, nella prossima estinzione del ciclomotore, è anche quello dei costi. Se osserviamo bene, i fattori che hanno reso negli ultimi 30 anni sempre meno appetibile questo mezzo sono sempre stati esogeni e di origine burocratica: pensiamo ad esempio all'obbligatorietà del casco anche tra i maggiorenni, e l'introduzione della targa, così come l'obbligatorietà del conseguimento della patente AM. Senza considerare le modeste prestazioni dei cinquantini di oggi, soffocati dalle legislazioni antinquinamento.  Senza dubbio i cambiamenti culturali occorsi nella potenziale clientela negli ultimi anni sono stati cruciali, ma è un dato di fatto che possedere un cinquantino, oggi, è un comportamento antieconomico. Facciamo un esempio pratico utilizzando il Piaggio Liberty 50, il più venduto d'Italia in questo disgraziato segmento. Costa da nuovo 2.599 euro, appena 400 euro in meno del suo fratellone 125 cc: una differenza di prezzo minima e decisamente vantaggiosa per chi vuole acquistare il 125, decisamente più performante e utile (giacché può anche circolare su autostrade e tangenziali). Perché un 14enne dovrebbe desiderare un veicolo dimezzato, quando a 16 anni può avere ben di meglio tra le mani? Al netto di questo, un cinquantino oggi costa tantissimo dal punto di vista assicurativo, ben più anche del (carissimo) scooter 125 cc. Anche qui ci viene in soccorso una simulazione che Dueruote ha chiesto a Facile.it. Ebbene, se un genitore-tipo (45 anni, prima classe di merito, zero incidentalità pregressa) decide di acquistare un Piaggio Liberty 50 per il proprio figlio o figlia, spenderà un patrimonio: a Milano spenderebbe in media 369 euro, a fronte dei 303 per il 125, a Firenze 368 euro (414 per il 125), a Roma 586 euro (474 per il 125) mentre a Napoli addirittura 1.111 euro (1.021 per il 125). Nel capoluogo campano, in sostanza, pagare tre anni di assicurazione equivale a comprarsi uno scooter nuovo. Più antieconomico di così...  

Editoriale Domus Spa Via G. Mazzocchi, 1/3 20089 Rozzano (Mi) - Codice fiscale, partita IVA e iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n. 07835550158
R.E.A. di Milano n. 1186124 - Capitale sociale versato € 5.000.000,00 - Tutti i Diritti Riservati - Privacy - Informativa Cookie completa - Gestione Cookies - Lic. SIAE n. 4653/I/908