Ci sono più morti e feriti in moto perché siamo diventati meno bravi a guidare?

Come giova sempre fare - e a maggior ragione, su un argomento sensibile come questo - non soffermatevi solo sul titolo, ma leggete bene. Perché quella che potrebbe sembrare una provocazione, forse, ha un fondamento ben più profondo. Ma facciamo un passo indietro: analizzando i dati Aci-Istat sulla mortalità in moto e scooter relativi al 2024, emerge come l'anno appena passato sia stato uno dei peggiori della storia recente. Le 830 vittime rimaste sulla strada corrispondono sia a un aumento del +13,1% rispetto al 2023, sia al numero più alto di sempre dal 2017 (allora 877); discorso analogo per quanto riguarda i feriti con lesioni serie, che sono stati 51.978, in calo rispetto al 2023 (che però ha rappresentato un annus horribilis con il record recente di 57.704 feriti), ma comunque sempre moltissimi. 

Ma siccome la colpa non è sempre degli altri, è necessario anche mettere in luce come ben 552 motociclisti morti e 25.950 feriti siano stati direttamente responsabili dei sinistri in cui sono rimasti coinvolti. Se andiamo a vedere, si tratta di una percentuale molto alta sul totale di categoria. Imputabile ad alta velocità, scivolate, uscite di strada, comportamenti dettati dalla gestione imprudente della dinamica di guida. Poi, è vero, ci sono anche le responsabilità evidenti degli altri attori della strada (in testa gli automobilisti), ma le responsabilità di moto e scooter ci sono eccome.

NON BASTA LA MOTO A FARE IL MOTOCICLISTA

Facciamo adesso un passo avanti: a commento dei dati più recenti sull'incidentalità delle strade venete, interpellato dal Corriere della Sera, Alessandro Mattarollo, della sezione Auto e Moto di Confcommercio lancia un allarme: "Il numero di centauri morti negli ultimi mesi fa pensare. E temo che, oltre alla crescente distrazione degli automobilisti, una concausa sia l’inesperienza di molti che si avvicinano alle due ruote magari a 40 anni e comprano 120 cavalli. È come dare in mano una Ferrari a un neo-patentato, frenate e accelerazioni sono le stesse".

Si tratta di un punto di vista interessante, e che mette in luce un aspetto ancora poco messo a fuoco: con il boom del parco circolante avvenuto in seguito al Covid-19, scooter e moto sono diventate un oggetto appetibile per tutti i cosiddetti "motociclisti di ritorno" o "newcomer", vale a dire persone che avevano la moto da giovani e decidono di acquistarla nuovamente in età più matura, oppure persone affascinate dalle due ruote e che debuttano in sella a 40 anni, magari senza esperienza pregressa. Ad aiutare il ritorno in sella di questa popolazione motociclistica - e lo si intuisce dai dati di mercato, senza dubbio c'è stata una consistente offerta di veicoli di produzione orientale dai costi accessibili.

Insomma, la moto è alla portata di tutti ed è un oggetto cool. Ma avere una patente di guida valida non corrisponde a saper guidare un determinato mezzo. E la sensazione - anche da parte di alcuni addetti ai lavori - è che in molti casi manchino le capacità reali di guida, e ciò porta come conseguenza principale una sottovalutazione dei rischi e dei pericoli derivati dall'uso della moto. In poche parole, tanti motociclisti non sono così bravi a guidare, e la percentuale di incidentalità può aumentare anche a causa di questa imperizia.

IL PERICOLO ANZIANI E NEWCOMER

Interessante mettere sul piatto come l'allungamento della vita media e la rinnovata passione per le due ruote anche in età non più giovanissima possa costituire un fattore che aumenta l'incidentalità e la mortalità. Se analizziamo i dati di morti e feriti separati per coorti anagrafiche (insomma, per gruppi di età), vediamo anche come l'incidenza dei sinistri vada a colpire sempre di più nelle fasce più "stagionate" della popolazione, quelle nei quali magari i riflessi e la reattività iniziano fisiologicamente a calare. I morti over 55 responsabili degli incidenti in cui hanno perso la vita sono stati 138, mentre i feriti colpevoli dei propri sinistri 5.803.

Il rovescio della medaglia riguarda infine i "nuovi" motociclisti, coloro che a 40 anni rimangono folgorati sulla via di Damasco e si tolgono lo sfizio di una moto, dopo averla desiderata una vita. Uno sfizio che rischia di costare caro, se alle spalle non si ha un cursus honorum degno di tal nome, iniziato a 14 anni col 50ino e proseguito gradualmente (e a forza di chilometri percorsi) con moto di cilindrata e potenza sempre crescente. Il rischio evidente, in questo caso, è che passare da zero a 100 in un secondo, magari acquistando d'impulso una moto da oltre 100 CV dopo aver conseguito velocemente una patente di guida di tipo A, e senza esperienza alle spalle, possa rivelarsi un boomerang sul fronte della sicurezza.