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Di Rubba: "La battaglia per la tutela delle moto in Lombardia è solo all'inizio. Ecco cosa succede adesso"
Il responsabile automotive della Lega: "Il rinvio allo stop delle cosiddette moto inquinanti a Milano è un piccolo passo, ma bisogna pensare a tutti coloro che vengono dall'hinterland e rischiano di essere penalizzati. Con la proposta di legge regionale tutti i cittadini lombardi potranno farsi sentire
Il differimento dei divieti alla circolazione delle moto inquinanti a Milano è senza dubbio una notizia positiva per tutti gli utenti coinvolti. Ma non rappresenta certo una soluzione definitiva. Tant'è che le iniziative di contrasto a una norma giudicata da più parti "ideologica" e non supportata da evidenze reali non si fermano. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Alberto Di Rubba, responsabile automotive della Lega oltre che, in virtù della sua esperienza professionale di concessionario moto, persona a conoscenza dei meccanismi del settore.
Di Rubba, a Milano il sindaco Beppe Sala ha deciso di rimandare al 2026 il divieto di circolazione per le moto "inquinanti". Ma il problema è solo rimandato. Come valuta questa decisione?
"Il rinvio è un piccolo passo, ottenuto grazie alla mobilitazione di migliaia di motociclisti, al lavoro del Comitato Motori – Divieto e alle battaglie dei consiglieri della Lega a Milano. Ma è evidente che il problema non è risolto. Dal 2026 rischiano di essere fermate tutte le moto Euro 0, 1 e 2 e, dal 2028, persino le Euro 3: parliamo di oltre il 70% del parco circolante. È un attacco ideologico contro chi si muove su due ruote, senza alcun motivo ragionevole".
La questione non è banale perché riguarda sia gli abitanti di Milano città, sia i molti che gravitano sul capoluogo lombardo e scelgono le due ruote.
"È sbagliato pensare che questo divieto colpisca solo chi vive a Milano. I più penalizzati saranno proprio i pendolari, i lavoratori, gli artigiani e i professionisti che ogni giorno entrano in città dalla provincia e da tutta la Lombardia. Il referendum comunale promosso dal Comitato Motori – rappresentato da Mauro Ferraresi e Lorenzo Gioacchini – ha avuto un grande merito: ha acceso i riflettori sul problema. La Lega li ha sostenuti fin dall’inizio, e proprio grazie a questo impegno si è trovato lo strumento per superare il limite del referendum comunale, che permetteva di firmare solo i residenti di Milano. Oggi, con la presentazione della proposta di legge regionale di iniziativa popolare, si apre una nuova fase. Questa volta potranno firmare tutti i cittadini lombardi, da ogni provincia. È una battaglia di buonsenso, libertà e mobilità. E va combattuta insieme".
"Una caldaia vecchia consuma 10 volte di più di una moto. Ma nonostante questo, si punta il dito contro chi guida una moto come se fosse il vero problema dell’inquinamento urbano"
I dati a supporto di chi sostiene che le moto non inquinano poi così tanto esistono. Perché vengono ignorati?
"Perché la narrazione ideologica ha preso il sopravvento. I dati ufficiali di ARPA Lombardia dicono chiaramente che le moto Euro 0-2 emettono appena il 2,6% del PM10 e lo 0,5% dei NOx a Milano. Una caldaia vecchia consuma 10 volte di più di una moto. Ma nonostante questo, si punta il dito contro chi guida una moto come se fosse il vero problema dell’inquinamento urbano. È un approccio miope, che ignora la realtà e colpisce sempre gli stessi: chi lavora, chi studia, chi si sposta in modo efficiente e spesso anche più sostenibile. Ecco perché la proposta di legge del Comitato è fondamentale: impone che ogni provvedimento si basi su dati reali, certificati da enti terzi, e non su slogan o pressioni ideologiche".
Parlando più in generale, la sicurezza dei motociclisti non ha colore partitico. Dopo l’introduzione del nuovo Codice della Strada nel 2024, però, restano ancora margini di manovra per il mondo delle due ruote? Se sì, quali?
"La sicurezza non ha colore politico e il nuovo Codice della Strada, fortemente voluto e approvato grazie all’impegno del ministro Salvini, va proprio in questa direzione, con l’introduzione di misure fondamentali come i guardrail salvavita e una maggiore attenzione alla vulnerabilità degli utenti su due ruote. È stato un passo avanti importante, che dimostra come la sicurezza dei motociclisti sia finalmente una priorità. Le interlocuzioni con il settore sono costanti. Recentemente ho incontrato Giovanni Copioli, presidente della Federazione Motociclistica Italiana, con cui ho avuto un confronto molto utile su diversi temi: dalla sicurezza negli impianti sportivi, al valore del motociclismo sportivo e del fuoristrada, passando per la necessità di tutelare chi lavora nel settore e chi ogni giorno sceglie la moto per muoversi".
"EMERGE L'ESIGENZA DI DARE ALLE MOTO LA POSSIBILITA' DI FARE COME IN SPAGNA, DOVE SI PUO' USARE LA CORSIA DI EMERGENZA IN CASO DI TRAFFICO"
Cosa è emerso nel corso di questi incontri?
"Proprio da questi tavoli di confronto, alcuni operatori del comparto hanno proposto di valutare anche in Italia una misura già adottata in altri Paesi europei, come la Spagna: la possibilità per le moto di utilizzare la corsia di emergenza in caso di traffico. Siamo al lavoro per ascoltare, per valutare con serietà e per trovare soluzioni efficaci e sostenibili. Le due ruote non sono il problema. Sono parte della soluzione: riducono il traffico, hanno un impatto urbano limitato, garantiscono autonomia e flessibilità. Difendere questo mondo significa difendere industrie, artigiani, meccanici, progettisti, famiglie. Le oltre 200.000 immatricolazioni registrate solo nel primo semestre del 2025 non sono numeri: sono persone, e meritano risposte serie, non slogan o divieti irrazionali".
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