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"I viaggi di Jupiter": un consiglio per una lettura estiva per cui ci ringrazierete
E' stato rieditato quello che (probabilmente) è il più bel libro dedicato al mondo della moto e del viaggio. Ecco una storia pazzesca, tutta da leggere
In tempi in cui lo smartphone non esisteva e i social (bontà divina) nemmeno, il viaggio era una cosa seria, non una roba da ragazzini armati di smartphone. Il viaggio in moto lo era ancora di più: era un'esperienza di vita, un'Odissea alla scoperta del mondo. Si partiva armati di cartina, di soldi, di passaporto e di una vaga idea di che cosa avremo trovato lungo la strada. Si sarebbero incontrate le frontiere, quelle vere, persone diverse da noi con cui non esisteva lingua comune. E le guerre, gli agguati, gli imprevisti, gli incidenti.
Insomma, se si vuole sapere cosa significa la parola "viaggio" in moto, esiste - ed è una rarità nel panorama piuttosto modesto e ripetitivo della letteratura motociclistica - anche un bel libro da leggere. Si intitola "I viaggi di Jupiter" e tecnicamente non è una novità, bensì un classico leggermente dimenticato, giacché è stato pubblicato per la prima volta nel 1979.
Adesso, a distanza di qualche anno, il libro-chiave di Ted Simon, giornalista tedesco naturalizzato francese e motoviaggiatore con la M maiuscola, è stato rieditato da Elliot, con una nuova prefazione dello stesso autore.
In breve, I viaggi di Jupiter narra la vicenda dello stesso Simon il quale, nel 1973, si imbarca per un avventuroso viaggio attorno al mondo. Un viaggio che durerà cinque anni filati e che toccherà 50 Paesi, partendo dalla Francia alla volta dell'Africa, per poi passare via mare in Sudamerica, Stati Uniti, Oceania e Asia. E poi ritorno. Uno scherzetto da 103mila chilometri in sella a una Triumph Tiger 100, costellato di incontri, avventure, paura, carcere, proiettili schivati per un soffio.
Eppure, dopo essermi letteralmente fumato le 446 pagine del volume, mi sono chiesto: "Perché non l'ho scoperto prima?". Già, perché I viaggi di Jupiter è scritto in un modo così avvincente e dettagliato, appassionato nello stile senza essere autocelebrativo, che scorre riga dopo riga conquistando chi si imbatte sulla propria strada.
Eppure, a modo suo, il libro è un compendio di Vita (quella con la V grande, che vale la pena essere vissuta), senza la pretesa di voler essere un racconto universale. Cosa che, nonostante tutto, riesce alla fine dei conti ad essere. Perché non dobbiamo dimenticare ciò che nella civiltà autoreferenziale dominata dai social, dai selfie, dai Pov, in fondo il viaggio resta un'esperienza personale. Chi viaggia in moto non è un eroe, e tale non deve sentirsi. Ma quando si ritorna, si ha sempre una storia da raccontare. Simon ne ha una - anzi, tante - bellissime.
Questo libro dà la risposta a tante domande. La prima delle quali è: cosa spinge un uomo a prendere la patente e imbarcarsi in un giro del mondo, senza che abbia mai guidato prima la moto? E poi, chi o cosa è Jupiter? Le risposte, al solito, stanno su queste pagine.