Attualità
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Di questo e molto altro abbiamo parlato col suo presidente Attilio Pogliani: "Oggi fare il dealer è un altro lavoro rispetto a 10 anni fa, serve più preparazione e c'è maggiore rischio imprenditoriale. E il mercato cambia continuamente. Ecco che cosa vogliamo fare"
L'annuncio della nascita di Aicmoto, ossia l'associazione che raggruppa i concessionari moto italiani, ha destato un certo interesse in un mondo, come quello associativo delle due ruote, nel quale da sempre l'unico interlocutore istituzionale è rappresentato da Ancma. Ne abbiamo parlato col suo primo presidente, Attilio Pogliani, che è anche alla guida di uno dei concessionari moto più noti in Lombardia.
Pogliani, da dove nasce il bisogno di questa associazione?
"Nel mondo dell'auto, che è popolato da soggetti più grandi e strutturati, esiste da anni un'associazione del genere. E da moltissimo tempo se ne parlava anche per quanto riguarda le moto. Ma nel nostro settore, che è popolato da rivenditori piccoli o medio-piccoli, questa necessità è maturata più lentamente nel tempo".
Quanti sono i concessionari aderenti?
"Al momento siamo partiti con circa un centinaio di dealer, ma l'obiettivo è quello di arrivare a circa 400 concessionari, in modo da sentirci realmente rappresentativi dell'intero settore".
Ma soprattutto, che cosa volete fare?
"Il mondo dei dealer è molto cambiato da 10-15 anni a questa parte. Prima, complice un mercato sempre crescente, l'attività del dealer era solo una, ossia vendere e comprare. Poi ci sono state nell'ordine la prima grande crisi del 2009, lo scossone del Covid, la digitalizzazione, un mercato dell'usato letteralmente impazzito e drogato da valutazioni folli specie dopo la pandemia. Insomma, le dinamiche sono cambiate, anche nei gusti dei consumatori. E oggi fare il concessionario è difficile, vuoi perché in alcuni casi sono cambiati i rapporti di forza tra rivenditore e casa madre, vuoi perché l'ingresso di nuovi brand che fino a 5 anni fa non esistevano ha cambiato le regole del gioco".
"oggi fare il concessionario è difficile, vuoi perché in alcuni casi sono cambiati i rapporti di forza tra rivenditore e casa madre, vuoi perché l'ingresso di nuovi brand che fino a 5 anni fa non esistevano ha cambiato le regole del gioco"
Cosa serve oggi al dealer?
"Un dealer per essere competitivo deve essere preparato, aggiornato, in grado di avere a che fare con una clientela che varia dal generalista all'iperspecializzato, e gestire un e-commerce. Non dimentichiamo che nell'economia del concessionario non c'è solo il commercio di moto e scooter, ma anche quello di ricambi e abbigliamento, dove la concorrenza delle grandi piattaforme e dei marketplace è sempre più forte. Ecco, la nostra ragione di esistere è quella di aiutare i concessionari a lavorare meglio e far sentire la loro voce".
Anche i concessionari sono cambiati, in questi anni?
"Fare il concessionario è un'attività imprenditoriale a forte rischio, oggi come oggi. In Italia abbiamo, anche all'interno delle stesse regioni, realtà diversissime, dove ai grossi dealer si affiancano ancora realtà più piccole e meno strutturate, che di sicuro avrebbero bisogno dell'appoggio di un'associazione. Noto però che, specie nelle seconde o terze generazioni, vi sono molti ragazzi più giovani che sono sensibili a queste istanze. Insomma, i tempi per mettere a fattor comune le proprie esperienze sono maturi".
Quanto conta il lavoro del concessionario nel successo di un brand?
"Non si parla mai abbastanza di questo: in molti luoghi del nostro Paese il concessionario è esso stesso un'istituzione, una garanzia di qualità. Un dealer che lavora bene ed è motivato dalla casa madre, perché messo nelle condizioni ottimali di rendere al massimo, fa letteralmente la differenza nel numero di immatricolazioni. Non dimentichiamo mai che è il concessionario a vendere moto, non la Casa madre".
Ultima cosa: come vede il mercato oggi?
"Difficilissimo fare previsioni a lungo termine. A mio avviso i livelli attuali di nuove immatricolazioni, diciamo quelli che registreremo a fine 2025, sono strutturalmente sostenibili a medio termine e determinano un mercato sano. Ma, fatto 100 il numero di moto e scooter venduti, bisognerà vedere come le Case si divideranno le fette di questa torta. Oggi i player in campo sono sempre di più e sempre più agguerriti, come testimoniano i recenti successi dei marchi indiani e cinesi, che sono arrivati per restare".