Attualità

Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?

Marco Gentili
Condividi
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?
Nasce l'associazione dei concessionari moto. Ma ce n'era bisogno? E perché?

Di questo e molto altro abbiamo parlato col suo presidente Attilio Pogliani: "Oggi fare il dealer è un altro lavoro rispetto a 10 anni fa, serve più preparazione e c'è maggiore rischio imprenditoriale. E il mercato cambia continuamente. Ecco che cosa vogliamo fare"

L'annuncio della nascita di Aicmoto, ossia l'associazione che raggruppa i concessionari moto italiani, ha destato un certo interesse in un mondo, come quello associativo delle due ruote, nel quale da sempre l'unico interlocutore istituzionale è rappresentato da Ancma. Ne abbiamo parlato col suo primo presidente, Attilio Pogliani, che è anche alla guida di uno dei concessionari moto più noti in Lombardia. Pogliani, da dove nasce il bisogno di questa associazione? "Nel mondo dell'auto, che è popolato da soggetti più grandi e strutturati, esiste da anni un'associazione del genere. E da moltissimo tempo se ne parlava anche per quanto riguarda le moto. Ma nel nostro settore, che è popolato da rivenditori piccoli o medio-piccoli, questa necessità è maturata più lentamente nel tempo". Quanti sono i concessionari aderenti?  "Al momento siamo partiti con circa un centinaio di dealer, ma l'obiettivo è quello di arrivare a circa 400 concessionari, in modo da sentirci realmente rappresentativi dell'intero settore". Ma soprattutto, che cosa volete fare? "Il mondo dei dealer è molto cambiato da 10-15 anni a questa parte. Prima, complice un mercato sempre crescente, l'attività del dealer era solo una, ossia vendere e comprare. Poi ci sono state nell'ordine la prima grande crisi del 2009, lo scossone del Covid, la digitalizzazione, un mercato dell'usato letteralmente impazzito e drogato da valutazioni folli specie dopo la pandemia. Insomma, le dinamiche sono cambiate, anche nei gusti dei consumatori. E oggi fare il concessionario è difficile, vuoi perché in alcuni casi sono cambiati i rapporti di forza tra rivenditore e casa madre, vuoi perché l'ingresso di nuovi brand che fino a 5 anni fa non esistevano ha cambiato le regole del gioco".

"oggi fare il concessionario è difficile, vuoi perché in alcuni casi sono cambiati i rapporti di forza tra rivenditore e casa madre, vuoi perché l'ingresso di nuovi brand che fino a 5 anni fa non esistevano ha cambiato le regole del gioco"

—Attilio Pogliani (AICMoto),
Cosa serve oggi al dealer? "Un dealer per essere competitivo deve essere preparato, aggiornato, in grado di avere a che fare con una clientela che varia dal generalista all'iperspecializzato, e gestire un e-commerce. Non dimentichiamo che nell'economia del concessionario non c'è solo il commercio di moto e scooter, ma anche quello di ricambi e abbigliamento, dove la concorrenza delle grandi piattaforme e dei marketplace è sempre più forte. Ecco, la nostra ragione di esistere è quella di aiutare i concessionari a lavorare meglio e far sentire la loro voce". Anche i concessionari sono cambiati, in questi anni? "Fare il concessionario è un'attività imprenditoriale a forte rischio, oggi come oggi. In Italia abbiamo, anche all'interno delle stesse regioni, realtà diversissime, dove ai grossi dealer si affiancano ancora realtà più piccole e meno strutturate, che di sicuro avrebbero bisogno dell'appoggio di un'associazione. Noto però che, specie nelle seconde o terze generazioni, vi sono molti ragazzi più giovani che sono sensibili a queste istanze. Insomma, i tempi per mettere a fattor comune le proprie esperienze sono maturi". Quanto conta il lavoro del concessionario nel successo di un brand? "Non si parla mai abbastanza di questo: in molti luoghi del nostro Paese il concessionario è esso stesso un'istituzione, una garanzia di qualità. Un dealer che lavora bene ed è motivato dalla casa madre, perché messo nelle condizioni ottimali di rendere al massimo, fa letteralmente la differenza nel numero di immatricolazioni. Non dimentichiamo mai che è il concessionario a vendere moto, non la Casa madre". Ultima cosa: come vede il mercato oggi? "Difficilissimo fare previsioni a lungo termine. A mio avviso i livelli attuali di nuove immatricolazioni, diciamo quelli che registreremo a fine 2025, sono strutturalmente sostenibili a medio termine e determinano un mercato sano. Ma, fatto 100 il numero di moto e scooter venduti, bisognerà vedere come le Case si divideranno le fette di questa torta. Oggi i player in campo sono sempre di più e sempre più agguerriti, come testimoniano i recenti successi dei marchi indiani e cinesi, che sono arrivati per restare".  

Editoriale Domus Spa Via G. Mazzocchi, 1/3 20089 Rozzano (Mi) - Codice fiscale, partita IVA e iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n. 07835550158
R.E.A. di Milano n. 1186124 - Capitale sociale versato € 5.000.000,00 - Tutti i Diritti Riservati - Privacy - Informativa Cookie completa - Gestione Cookies - Lic. SIAE n. 4653/I/908