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Motociclisti e montagne: un rapporto diventato ormai impossibile

Marco Gentili
di Marco Gentili il 09/07/2025 in Attualità
Motociclisti e montagne: un rapporto diventato ormai impossibile
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Il conflitto tra motociclisti e residenti delle località alpine ha raggiunto picchi estremi: adesso si moltiplicano le proteste per il rumore dei raduni e fioccano richieste di pedaggi sui passi e controlli sul rumore. Ma perché è così difficile far convivere mototurismo e quiete di chi in quelle montagne ci vive?

Immaginate il dialogo che potrebbe intercorrere tra un appassionato motociclista e un placido residente di una località alpina.

Il primo dice: "Sono un motociclista e non vedo l'ora che arrivi il fine settimana per saltare in sella e raggiungere i miei passi alpini preferiti. Curve, sfida contro me stesso, ricerca di aria buona e bei paesaggi, buon cibo e compagnia nelle soste del mio tour. Poi vengo qui e trovo pattuglie della Stradale ogni 200 metri e gente che si lamenta in continuazione del mio passaggio". 

D'altro canto il secondo replica: "Io invece vivo in un paesino delle Dolomiti, lavoro tutta la settimana e di voi motociclisti smarmittoni ne ho le palle piene. Vorrei riposare e godermi le mie montagne". 

Siamo di fronte al classico problema complesso, ossia il problema che non ha una soluzione univoca. E anche noi, purtroppo, una soluzione non la abbiamo. Di certo, in tempi esasperati come questi, è sempre più difficile giungere a una conciliazione tra posizioni divergenti.

 

MURO CONTRO MURO

Il motociclista ha diritto di godersi una gita in montagna con la propria moto, nel rispetto delle regole e del codice della strada? Grazie a Dio viviamo in un Paese libero, quindi la risposta non può che essere positiva.

Dall'altra parte della barricata, invece, troviamo sempre più amministrazioni locali e comitati dei residenti che si sentono violati nella loro intimità. "Durante l'alta stagione turistica estiva, le strade sui valichi dell'Alto Adige si trasformano ogni anno in una sorta di autodromo. Oltre al normale traffico escursionistico, migliaia di motociclette, tour organizzati in auto sportive, raduni di auto d'epoca ed eventi motoristici causano disagi e indignazione", protestano gli ambientalisti dell'Heimatpflegeverband.

Una lamentela che arriva a una settimana esatta da quella del presidente del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, Osvaldo Finazzer in una lettera aperta inviata al prefetto di Belluno ed ai commissari di governo di Trento e Bolzano: "Le Dolomiti sono assediate da una invasione di motociclette Harley-Davidson nell'ambito della Italy 500 Miles organizzata dalla Harley-Davidson Hog Chapter Parma". "Sono transitate sui passi dolomitici migliaia e migliaia di motociclette con marmitte e musica al massimo. Un rumore assordante tutta la notte. L'evento autorizzato dalle Prefetture di Belluno, Trento e Bolzano in spregio alle norme sul contenimento dei rumori notturni e sul rispetto dell'ambiente naturale", denuncia Finazzer.

 

DIFFICILE CONCILIARE ESIGENZE DIFFERENTI

Cosa deve avere la meglio? L'esigenza del mototurista, che col suo passaggio attiva l'indotto dell'economia locale, oppure le rimostranze (comunque legittime) chi quel territorio lo vive 365 giorni all'anno, e lo tutela dal punto di vista ambientale e paesaggistico?

Non è facile prendere posizione, ma è chiaro che, col parco moto circolante di adesso e la richiesta di evasione motociclistica, non stupisce che nei pochi mesi di apertura dei passi alpini si siano registrate negli ultimi anni numeri da record: solo al Passo del Rombo, nel 2024, nei pochi mesi di apertura estiva, sono state registrate per la prima volta oltre 100mila moto. Tante? Troppe? Per gli ambientalisti e i residenti del posto, la risposta è sì. 

Ma se ascoltassimo le richieste degli ambientalisti dell'Heimatpflegeverband, i quali da anni chiedono misure draconiane legate alla mobilità, come i pedaggi sui passi e misure antirumore secondo il modello tirolese (da applicare non solo al rumore a veicolo fermo, ma soprattutto alla guida ad alta velocità e alle forti accelerazioni), dove andrebbe a finire il piacere di andare in moto?

Come al solito, tutto si riduce al solito muro contro muro, in una dinamica nella quale nessuno vuole sentire la ragione dell'altro.

 

MA ANCHE I MOTOCICLISTI DEVONO FARE LA LORO PARTE    

Certo è che il comportamento individuale non può e non deve travalicare i limiti della buona educazione. Ed è ciò che purtroppo molti motociclisti fanno regolarmente. Come testimonia il caso di Val di Zoldo, comune bellunese al centro delle cronache dopo alcuni recenti fatti di cui ha dato conto il Corriere del Veneto. Ecco, come definire, se non “cretini”, i commenti sessisti di alcuni motociclisti espressi su TikTok nei confronti di una malcapitata agente di polizia municipale, il cui unico compito era quello di fare dei controlli su strada? A ciò si aggiunge inoltre il malcostume per cui, in assenza di controlli – dovuti al momentaneo stop di alcuni autovelox in seguito a una recente sentenza di Cassazione – i motociclisti aprono le valvole e scambiano la strada per una pista.

“Purtroppo sempre più persone sono esasperate da questa situazione e hanno paura. I motociclisti che sfrecciano a velocità folli e la situazione che viviamo sul fronte controlli scoraggiano la gente a mettersi sulle strade del nostro comune. E temo fortemente che perderemo turisti proprio per questa motivazione e per quello che sta succedendo”, dice al Corriere il sindaco di Val di Zoldo. Mettendo in evidenza ancora una volta come certi comportamenti illegali – e tale è sfrecciare in moto su una strada montana – danneggino la libertà altrui. In questo caso, la libertà di fare turismo e rilassarsi. Insomma, se anche noi facessimo la nostra parte, potremo avere più carte da giocarci in questa partita. 

Motociclisti e montagne: un rapporto diventato ormai impossibile
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