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Dopo KTM, anche Marelli finisce in mani indiane?

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 26/05/2025 in Attualità
Dopo KTM, anche Marelli finisce in mani indiane?
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Non c'è pace per l'ex fiore all'occhiello tecnologico dell'industria italiana: dopo la fusione coi giapponesi sotto il controllo americano, arriva un'offerta dall'India

Torniamo a occuparci di Marelli, il fornitore italiano di tecnologia fino a qualche anno fa parte della galassia Fiat e che se la giocava coi migliori al mondo, ma che è finito nel tritacarne del riassetto del Gruppo torinese perdendo pezzi e identità. Un destino incredibile per un'azienda avanzata, innovativa e specializzata in alcuni dei settori di maggior successo di questi anni: motori elettrici, automazione (sospensioni, cambi, eccetera), illuminazione e connettività.

Azienda dalla storia centenaria (la fondazione è del 1919) e gloriosa, la Magneti Marelli ha realizzato componentistica di ogni tipo per auto e moto, ma anche attrezzature avanzate per esperimenti di fisica di base e apparati per le telecomunicazioni. Dalla fine degli Anni 80, con l'acquisizione della bolognese Weber, torna protagonista anche nel settore moto, sviluppando alcune delle prime applicazioni dell'iniezione elettronica (con Ducati, Bimota, Moto Guzzi e Aprilia) e le relative centraline.

L'esperienza in questo settore, unita alle competenze nelle quattro ruote anche racing (Formula 1 e Rally) consentono a Marelli di essere protagonista anche nel Motomondiale, con la fornitura delle centraline a Ducati, e dal 2014 della centralina unica per tutti i team.

Dopo KTM, anche Marelli finisce in mani indiane?

La crisi e il passaggio agli americani

Le cose nel settore moto vanno quindi a gonfie vele, ma l'auto è già entrata in una dolorosa fase di rinnovamento di cui fa suo malgrado le spese anche Marelli, che nel 2018 viene ceduta al gruppo giapponese Calsonic Kansei, controllata dal fondo di investimento statunitense KKR. Proprietà statunitense, sede principale in Giappone (Saitama) e due teste, una in Giappone e una in Italia. Il nome passa da CK Holding a Magneti Marelli CK Holdings Co., Ltd., e infine Marelli Holdings Co., Ltd..

Questi draghi industriali a più teste raramente mantengono le promesse, tanto più che KKR pensa bene di caricare su Marelli i costi dell’investimento per acquisirla, innescando una grave crisi. Abbiamo già parlato della chiusura dello stabilimento Weber di Crevalcore, avvenuta circa un anno fa, e torniamo come detto ora a occuparci di Marelli perché la sfortuna si accanisce su di essa. Fra i maggiori clienti del gruppo c'è infatti Nissan, azienda in grave crisi di cui ci siamo marginalmente occupati a fine 2024 per l'annuncio della (poi sfumata) mega-fusione con Honda.

Alle prese con un colossale piano di ristrutturazione, con enormi tagli e licenziamenti, Nissan ha ridotto drasticamente anche i suoi acquisti, compresi quelli in componenti tecnologici, aggravando la già precaria situazione di Marelli Holdings. 

Dopo KTM, anche Marelli finisce in mani indiane?

Marelli e KTM, una strana somiglianza

Il fondo KKR che possiede Marelli non è ovviamente contento della situazione, e non essendo composto da specialisti dell'industria sta cercando di liberarsene alle condizioni migliori possibili.

La situazione sembra tutto sommato simile a quella di KTM: un forte indebitamento con pressanti richieste finanziarie e una improvvisa contrazione delle vendite in una fase di intensa ristrutturazione, con la cessione delle attività e-bike e l'acquisizione di MV Agusta. E come appena successo per KTM, anche per Marelli pare materializzarsi un cavaliere bianco dall'India: là Bajaj e qua il Motherson Group, fin qui sconosciuto ma importante e ambizioso fornitore di tecnologia.

I tedeschi di Automobil Industrie classificano il Motherson Group al 31.o posto globale per dimensione, con Marelli Holdings al ventisettesimo. Per gli indiani sarebbe insomma un caso di pesce piccolo che divora un pesce più grande, facendo nascere un gruppo che entrerebbe comunque nella top 10 dei più grandi fornitori di tecnologia automotive. Una prospettiva sicuramente allettante per gli indiani.

Dopo KTM, anche Marelli finisce in mani indiane?

Il destino della divisione moto di Marelli

Che succederebbe alla divisione moto? Beh, gli indiani si sono finora dimostrati molto rispettosi dei centri di ricerca e anche degli stabilimenti occidentali e in particolare europei: basti vedere come Tata ha trattato Jaguar - Land Rover. Inoltre in India la moto ha un'importanza culturale, oltre che commerciale, molto maggiore che negli Stati Uniti e nella maggior parte dell'Europa, per cui tutto lascia intendere che le divisioni che si occupano di due ruote - fondamentalmente tutte in Italia, a Bologna e a Corbetta - potrebbero essere mantenute, o addiruttura potenziate.

Naturalmente noi possiamo solo sperare che Marelli e le sue competenze, tuttora a livello di eccellenza mondiale, trovino finalmente una condizione stabile che consenta ai nostri tecnici di lavorare al meglio, in una situazione di crescente competizione globale. Visto che la proprietà ormai non è più italiana, e difficilmente potrà tornare ad esserlo, che resti sul nostro territorio almeno il know-how.

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