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Mobilità del futuro, i piani di Suzuki fino al 2030

Carlo Pettinato il 25/07/2023 in Attualità
Mobilità del futuro, i piani di Suzuki fino al 2030
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La casa giapponese si dice favorevole alla convivenza di più tecnologie, ma soprattutto vorrebbe anteporre il bisogno del cliente alle scelte politiche

La giornata inizia piacevolmente con la navigazione sul Naviglio Grande a bordo di gommoni motorizzati Suzuki, ma alla leggerezza di quest’esperienza si contrappone la serietà dei temi trattati nella conferenza stampa a seguire. Si tratta, appunto, di un evento organizzato da Suzuki Italia per parlare di mobilità del futuro e di scelte tecnologiche. Ma non futuro inteso come navicelle spaziali, futuro inteso come i prossimi 8-10 anni, materia che ci riguarda e interessa eccome.

Non si parla solo di moto, anzi, si parla principalmente di automobili e anche di motori marini. A condurre le danze è Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia, coadiuvato da Paolo Ilariuzzi, direttore delle divisioni Moto e Marine. 

La conferenza comincia con la trasmissione di un’intervista al sig. Suzuki in persona, discendente del fondatore, risalente al 2017 e condotta dal direttore di Quattroruote Gian Luca Pellegrini. Ebbene, già allora Suzuki metteva in guardia da quella che non è una scelta tecnica ma una scelta politica, ovvero affidarsi totalmente alla mobilità elettrica, per lo meno per le auto, nel giro di qualche anno. Si parla di difficoltà nel reperire le materie prime, nella produzione di energia e nello smaltimento delle batterie. Suzuki immaginava di raggiungere la maturità tecnologica dell’elettrico attorno al 2050 o 2060.

Mobilità del futuro, i piani di Suzuki fino al 2030
Massimo Nalli, presidente Suzuki Italia

Nalli oggi ci espone la visione di Suzuki rispetto l’intera faccenda e non cela lo scetticismo rispetto la direzione presa. Quello del marchio giapponese è un approccio “non solo prodotto”, secondo cui le case non dovrebbero concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo del prodotto, ma adottare una visione più ampia e considerare anche strutture e infrastrutture, mettendo il bisogno del cliente davanti a tutto.

Secondo Suzuki “la rivoluzione deve avvenire da sotto, da ciò che il cliente desidera, non può essere imposta dall’alto e dipendere da ciò che solo in teoria si spera di riuscire a implementare”. Le dichiarazioni non lasciano spazio a molti dubbi circa la posizione del marchio di Hamamatsu; tuttavia, se il futuro dovrà essere elettrico, ecco che Suzuki sta lavorando per farsi trovare pronta.

I piani prevedono la messa in produzione di 5 modelli di auto elettriche entro il 2030, con la prima in arrivo nel 2025. Le previsioni di venduto nel 2030 vedono una suddivisione con l’80% di veicoli elettrici e 20% di ibridi. Per quanto riguarda le moto, la prima arriverà nel 2024, possiamo immaginarci magari già un’anteprima all’EICMA di quest’anno, e altre sette seguiranno entro il 2030. In campo motociclistico le percentuali previste sono grossomodo invertite, con il 75% di moto endotermiche e il 25% di elettriche.

Mobilità del futuro, i piani di Suzuki fino al 2030
Paolo Ilariuzzi, direttore divisioni Moto e Marine di Suzuki Italia

Come anticipato, Suzuki si dice inoltre favorevole alla convivenza di più tecnologie. Assieme alle altre grandi case del sol levante sta lavorando allo sviluppo dei motori a idrogeno, grazie ad un accordo che in sostanza prevede una suddivisione dei compiti.

Si è lavorato assieme anche per l’elettrico, in Giappone è infatti già utilizzato il sistema Gachaco (dal nome della società che ne è nata, la Gachaco Inc.), grazie a cui i costruttori hanno unificato lo standard delle batterie dei ciclomotori e oggi è possibile arrivare alla stazione di servizio e sostituire la propria batteria scarica con una appena ricaricata, nel giro di pochi minuti.

Le direttrici lungo cui Suzuki si sta muovendo sono cinque. La prima è, volente o nolente, l’elettrificazione, con i piani già esposti poche righe sopra. La seconda è rappresentata dai biocarburanti, sono a tal proposito in essere progetti di collaborazione con altre case giapponesi come Subaru, Toyota e Daihatsu ed enti di ricerca nel campo del biogas, dell’etanolo o delle biomasse. C’è poi il già menzionato idrogeno, ma al momento pare che la tecnologia non sia matura e che i costi siano troppo elevati. La quarta linea coinvolge le batterie e il delicato tema del loro riciclo a fine vita. Ultimo ma non per importanza il supporto da parte del costruttore a start up tecnologiche che si occupano di mezzi elettrici per il trasporto e la consegna delle merci, la guida autonoma e poi addirittura automobili volanti ed esplorazioni spaziali.

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