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Il sistema europeo delle patenti è a rischio?

Marco Gentili
di Marco Gentili il 24/02/2021 in Attualità
Il sistema europeo delle patenti è a rischio?
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Le spinte di alcuni Stati mirano a rivedere alcuni capisaldi. Ma secondo l'associazione dei costruttori ACEM l'Unione europea non deve toccare l'attuale impianto

In un recente position paper (una presa di posizione ufficiale) piuttosto inatteso, l'ACEM, associazione europea dei costruttori dei veicoli a due ruote, ha ribadito per due volte in poche pagine, e con una chiarezza estrema, un concetto: non c'è bisogno di cambiare la parte della direttiva europea 2006/126 relativamente alla parte dei veicoli di categoria L. Vale a dire, moto e scooter. La direttiva europea 2006/126, per chi non lo sapesse, è quella che disciplina a livello comunitario il sistema del conseguimento delle patenti di guida.

Noi di Dueruote ci siamo presi qualche giorno per indagare meglio su questo documento. E soprattutto, sulle motivazioni che hanno spinto ACEM a rilasciare una presa di posizione du un argomento che - in apparenza - non è nell'agenda europea. Ecco cosa abbiamo scoperto.

 

LE PRESSIONI DI ALCUNI STATI

Apparentemente, come dicevamo prima, la direttiva patenti non è in discussione. Ma sottotraccia il timore di alcuni (ACEM in primo luogo) è che alcuni Stati membri abbiano interesse a modificarla in senso più restrittivo. La direttiva patenti infatti rappresenta una cornice normativa in cui gli Stati dell'Ue hanno comunque un margine di manovra per operare. L'esempio classico è quello delle equivalenze e dell'accesso diretto

Facciamo due esempi pratici. L'equivalenza è un fatto che noi in Italia diamo per assodato: con la patente B si può condurre un ciclomotore, o un veicolo da 125 cc, senza dover conseguire anche i titoli AM e A1. L'accesso diretto, invece, prevede che, se un ragazzo di 24 anni decide di prendere la patente per una moto di grossa cilindrata, può conseguire direttamente una licenza A3 (o A "piena").

Però non funziona così da tutte le parti. In Francia, ad esempio, l'accesso diretto non esiste. E non tutti gli Stati comunitari accettano l'equivalenza dei titoli di guida.

 

PREVENIRE LE RESTRIZIONI

L'intervento di ACEM (che, a suffragio delle sue affermazioni, cita i dati del MAIDS, ovvero il più ampio studio sulla sicurezza dei motociclisti e sugli infortuni stradali) mira a bloccare sul nascere certe tensioni restrittive che, se recepite a Bruxelles, metterebbero a repentaglio la tenuta intera di un sistema. Immaginate solo cosa potrebbe succedere se, un giorno, non sarà più possibile per una persona co patente B condurre un ciclomotore o un 125. Oppure se tutti gli aspiranti motociclisti fossero obbligati a percorrere l'intero cursus honorum delle patenti per poter guidare una "maxi".

 

FORMAZIONE POST LICENZA

In uno degli ultimi capitoli del suo intervento ACEM lancia anche un'idea che, se recepita, aprirà scenari interessanti. Ed è relativa alla formazione post patente. L'intenzione è quella di incentivare i "corsi di aggiornamento" per la guida dei motociclisti nell'ambito di scuole, enti e iniziativa riconosciute a livello europeo. Per ACEM, chi partecipa ai corsi di formazione post patente dovrebbe accedere a un sistema di incentivi che dovrebbe riflettersi in sconti e incentivi sulle polizze assicurative, da sempre il tallone d'Achille dei motociclisti.

 

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