Una sera d’estate. Il mondo, là fuori, è ancora in vacanza. I telefoni non suonano. Le mail non arrivano. I social non ti tampinano. Che quiete. Siamo qui, mezza redazione – l’altra mezza è in ferie – a picchiare silenziosamente sui tasti. Poi arriva la notizia. Dirompente. Nascosta nell’oggetto di un comunicato stampa Indian. “FTR 1200 sets UK speed records and makes World Wheelie Championship debut”. La leggo. La rileggo per essere sicuro di aver capito bene. Poi rompo il silenzio. “Scusate, ma voi sapevate che esiste un campionato mondiale di impennate?”. I tre reduci che sono in redazione alzano la testa. No il primo. No il secondo. No il terzo. Nessuno di noi sapeva di questa roba. Non si finisce mai di imparare.

IO CHE NON SO IMPENNARE

In un battibaleno si scatena il putiferio e ognuno racconta il suo aneddoto, l’impennata della vita. Urla sguaiate, paroloni, gesti apocalittici. “Io con il Sì facevo tutta la via di casa”. “Io con una mano sola”. “Io con la R1 ho visto i 150 all’ora su una ruota”. Quando arriva il mio turno, me ne sto tristemente zitto. Non ho niente da raccontare. Non so impennare.

Adesso molti diranno: “Ma come, fai il giornalista di moto, e non sei buono di fare una rizza?”. Dovete sapere che, negli Anni 90, i giornali di moto erano piuttosto bacchettoni. Le impennate non si potevano pubblicare. Erano considerate politicamente scorrette. Peggio delle donne nude. E così, zitto zitto, riuscii a mantenere il mio scabroso segreto. Nessun fotografo mi chiese mai: “Dai, fammi una bella penna”. Sarebbe stato uno scatto inutile.

IL MONDO CHE CAMBIA: LE IMPENNATE NON SONO PIÙ VIETATE

Poi il mondo cambiò. Arrivò una nuova generazione di giornali e anch’io, a un certo punto, mi ritrovai a battere i tasti per una testata che si occupava di moto cafe racer. Moto da sparo. Le impennate non erano più vietate, anzi. Erano gradite. Dovevo fare qualcosa.

E qualcosa in effetti feci, visto che nel numero di dicembre 2002/gennaio 2003, venni pubblicato a pagina intera in una imperiosa penna con la moto verticale, in piedi sulle pedane. Cosa era successo?

Era successo che al press test della Buell XB9S Lightning c’era un certo Craig Jones. Testimonial Buell e stuntman di fama mondiale. Lo avvicinai. Gli dissi nell’orecchio se mi poteva fare un favore. In un attimo fu l’inferno. Inforcò quella moto corta e cattiva e iniziò ad andare avanti e indietro. Rizze di tutti i tipi. Il Kamasutra del monoruota. E per giunta senza preservativo, visto che i sistemi di controllo del wheeling ancora non esistevano. Il tutto con indosso il mio casco. La mia controfigura stava facendo un ottimo lavoro. Il fotografo intanto scattava, scattava, scattava…