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Omologazione FIM: bufera in arrivo per i caschi?

Marco Gentili
di Marco Gentili il 05/02/2019 in Attualità
Omologazione FIM: bufera in arrivo per i caschi?
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Arriva nel Motomondiale la nuova super omologazione FIM. Ma siamo sicuri che sarà migliore delle altre? i criteri lasciano dubbi sia ai costruttori di caschi sia ai piloti

L’intento è nobile, ma il risultato rischia di diventare un pasticcio. Stiamo parlando della nuova super omologazione creata dalla FIM (la Federazione Motociclistica Internazionale) per i caschi dei piloti impegnati nel Motomondiale. I quali dovranno avere, già dalla stagione 2019, un apposito bollino emesso dalla FIM che ne certifichi i requisiti. “In passato sono avvenuti incidenti in cui i caschi sono stati messi a dura prova e ciò ci ha portato a stabilire nuovi requisiti per la loro sicurezza - dice a Dueruote Fabio Muner, direttore sportivo della Federazione - per questo abbiamo chiesto ai produttori di realizzare caschi in grado di superare impatti a bassa e media velocità, l’impatto obliquo e un test di penetrazione. Inoltre i produttori sono obbligati a testare sia il casco sia tutte le sue eventuali appendici aerodinamiche”.

Niente di meglio, quindi: dal 2019 caschi più sicuri per tutti e certificati dalla Federazione, proprio come accade con la FIA nel mondo dell’auto. Eppure qualcosa non torna: i produttori di caschi infatti hanno dovuto firmare un accordo di riservatezza sull’argomento. Curioso, visto che il tema sicurezza dovrebbe invece avere una vasta eco. La questione è intricata, ma Dueruote è in grado di ricostruirla.

 

I tre punti interrogativi

Fino a oggi i piloti potevano correre con un integrale omologato secondo uno degli standard internazionali (ECE, SNELL o JIS) dotato di chiusura con cinturino a doppio anello. Ora arriva questo bollino: per i produttori di caschi avrà un costo di 5 euro, incassati dalla FIM. Sembrerebbe una cifra trascurabile, se non fosse che il bollino sarà applicato non solo ai caschi dei piloti ma anche, come vedremo più avanti, ad alcuni “replica” in vendita. Quelli che tutti noi possiamo comprare.

Attorno a questa super omologazione girano dunque molti soldi, e non ci riferiamo solo a quelli del bollino. I produttori hanno infatti dovuto affrontare notevoli costi - nuovi stampi, calotte ad hoc, test in laboratorio - per far superare ai propri caschi i test FIM, validi per il biennio 2019-21 che vengono effettuati solo nel laboratorio di Aragon, in Spagna. Una scelta poco convincente, visto che tale struttura, che dipende dall’Università di Saragozza, non ha la certificazione internazionale per effettuare test sui caschi. Da sottolineare che tutti i test vangano fatti nello stesso laboratorio, cosa che impedisce di avere una controprova.

In secondo luogo, il test di accelerazione rotazionale (che sarà introdotto in tutte le omologazioni nel giro di qualche anno) viene effettuato secondo modalità non validate a livello internazionale: perché è stato scelto di usare in questa prova la “testa finta” del tipo EN 960 (ossia liscia e con il collo), prendendo come parametri i risultati ottenuti negli anni scorsi con le teste del tipo Hybrid (senza collo, e con una maggiore resistenza all’attrito)? Terzo punto che suscita dubbi è l’obbligatorietà del test di penetrazione, che ormai nemmeno il Cost (il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla sicurezza) valuta più come significativo. Il risultato è che i piloti avranno caschi più pesanti e ingombranti, perché per passare il test di penetrazione i costruttori hanno dovuto aggiungere materiale esterno.

 

Confusione in vista

Nel mondo della moto la cosa ha un impatto dirompente. Dal 2019 infatti saranno commercializzati i caschi “replica” dei piloti con la consueta omologazione ECE 22.05, a fianco dei quali saranno messi in vendita i caschi FIM. Da un lato i consumatori troveranno sugli scaffali un casco sicuro secondo le regole armonizzate a livello internazionale, la ECE (valida in 70 Paesi nel mondo). E dall’altro ne troveranno uno con bollino FIM, più costoso e pesante, le cui specifiche possono andare bene per la pista ma non è detto che siano altrettanto valide per la guida in strada che prevede impatti con angolazioni ben diverse e ostacoli, come gli spigoli dei marciapiedi. Ostacoli che in pista i piloti non incontrano mai (e sono gli stessi piloti che fino al 2018 correvano con i caschi omologati ECE normalmente in vendita).

Inutile dire che i produttori si troveranno a dover gestire un problema commerciale clamoroso. “Adesso è come dire ai consumatori che i caschi dello scorso anno non erano così sicuri - dice il rappresentante di una importante casa, a condizione di restare anonimo - ma siamo convinti del contrario, perché quelli FIM saranno più pesanti, e il modo in cui sono stati condotti i test non ci convince”. Posizione, questa, condivisa da altri produttori. Preoccupati anche del fatto che la FIM intende rendere obbligatoria l’omologazione per tutti i tipi di competizioni, anche fuoristrada. La speranza dei costruttori è che a lamentarsi siano i piloti. I quali, secondo indiscrezioni, non sono contenti dei nuovi caschi, più pesanti e meno personalizzabili.

 

Omologazione FIM: bufera in arrivo per i caschi?
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