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Su Dueruote di novembre: l'inchiesta sui furti di moto e scooter

Redazione
dalla Redazione il 17/10/2018 in Attualità

Dove vanno a finire moto e scooter rubati? Chi gestisce i traffici? Qual è il ruolo delle mafie internazionali in questo business redditizio? Tutte le risposte nella nostra inchiesta esclusiva

Su Dueruote di novembre: l'inchiesta sui furti di moto e scooter
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Le mani delle mafie ucraina e moldava sui mezzi di grossa cilindrata. E quelle della criminalità africana sugli scooter. Ecco le tecniche usate per farli sparire. Portandoli all’estero

Chi ha scritto la Convenzione di Schengen, l’accordo che ha abolito i controlli alla frontiera tra gli stati europei aderenti per favorire la libera circolazione di uomini e merci, non ci avrà sicuramente pensato.


Ma lo stesso documento che ci permette di non fare file interminabili in aeroporto o all’interno dell’Unione europea, è ciò che permette ai ladri di moto di far scomparire velocemente i mezzi dalle nostre strade, dai nostri box, da sotto al nostro naso. Dati alla mano, se il furto di motoveicoli non è un’emergenza nazionale in termini numerici (grazie anche al lavoro tempestivo svolto dalle forze dell’ordine sul fronte dei rinvenimenti), lo è per l’estrema specializzazione e per la dimensione internazionale che sta raggiungendo. Dimentichiamo il piccolo criminale che ruba lo scooter per rivenderlo al primo carrozziere truffaldino, o la malavita locale.


Il furto di moto e scooter è, almeno dal 2013, affare di una rete sfuggente e difficile da individuare, dove a farla da padrone c’è la criminalità ucraina e moldava da un lato, e quella nigeriana e ghanese dall’altro. Le tecniche usate sono sempre più raffinate, efficaci e veloci. Tanto che la Polizia stradale da anni si è dotata di una divisione dedicata.

Leggi l'inchiesta completa sul numero di Dueruote di novembre in edicola o nella digital edition.

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