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Attualità

L'educazione (STRADALE) prima di tutto

Marco Gentili
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È giusto iniziare a imparare da piccoli a muoversi bene, perché studenti delle elementari più consapevoli saranno adulti coscienziosi e rispettosi di una cosa chiamata Codice della strada, che in Italia maltrattiamo quotidianamente

L'educazione (STRADALE) prima di tutto
L'educazione (STRADALE) prima di tutto
L'educazione (STRADALE) prima di tutto
L'educazione (STRADALE) prima di tutto
L'educazione (STRADALE) prima di tutto
L'educazione (STRADALE) prima di tutto
Il Direttore generale di ANCMA, la Confindustria delle moto, nelle sue uscite pubbliche recenti ha spesso ricordato la necessità di riportare l'educazione stradale nelle scuole. Pierfrancesco Caliari ha perfettamente ragione. Studenti delle elementari più consapevoli saranno adulti coscienziosi e rispettosi di una cosa chiamata Codice della strada, che in Italia maltrattiamo quotidianamente. E non mi riferisco solo ai motociclisti e agli scooteristi. Purtroppo, in ogni categoria che affolla il panorama degli utenti della strada, si nascondono incivili, più o meno conclamati.

Le colpe dei motociclisti e degli scooteristi

Certo, noi utenti delle due ruote abbiamo anche le nostre colpe: a molti piace andare forte, in città qualcuno fa lo slalom speciale tra le auto che nemmeno Alberto Tomba sulla Gran Risa, altri pensano che le corsie preferenziali siano una rampa di decollo e luogo di test dove effettuare i rilevamenti di accelerazione e frenata. Ma non siamo i soli a sbagliare. Proprio l'altra sera, mentre tenevo i 50 km/h in corsia preferenziale a Milano, sono stato avvicinato da un tassista che mi ha sfanalato per chiedere strada. È andata a finire che lui mi ha sorpassato a una velocità ben superiore al 100 all'ora!

Imparare fin da piccoli

Paradossalmente noi motociclisti - con tutte le nostre imperfezioni – spesso siamo tra le categorie più rispettose del Codice: per lo meno abbiamo un rispetto reverenziale nei confronti dei pedoni, e siamo ancora tra i pochi che concedono strada a chi si appresta ad attraversare sulle strisce. Ma gli altri? In quanti si attengono alle prescrizioni del Codice? In quanti usano la strada come se fosse un terreno di caccia? In quanti rispettano i limiti di velocità? E quanti altri usano la mobilità come valvola di sfogo per le proprie frustrazioni?
Ed ecco che le parole di Pierfrancesco Caliari, alla luce di quello che quotidianamente possiamo osservare sulle strade italiane, non risultano solo un sfoggio di retorica, ma un consiglio di buon senso che sarebbe utile mettere in pratica.

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