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Attualità

Veicoli connessi: dove finiscono i dati?

di Riccardo Matesic
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L'ACI sta promuovendo in Italia una campagna per informare e sensibilizzare sul fatto che i veicoli connessi raccolgono e inviano un sacco di dati sui nostri spostamenti. L'obiettivo è chiedere all'UE di regolamentare la materia

Ecco ciò che finisce nella scatola nera: la camera montata sulla moto registra tutto il percorso e il sistema georeferenziale lo traccia sulla mappa visualizzandolo insieme alla velocità e all'accelerazione sui tre assi
Parte oggi –e resterà online per i prossimi mesi- sul sito dell’Automobile Club d’Italia (www.aci.it), la pagina web in italiano a sostegno del progetto “My Car My Data”, una campagna internazionale di sensibilizzazione sul problema della proprietà dei dati trasmessi dalla propria automobile -o moto, aggiungiamo noi- “connessa”.
I moderni veicoli, equipaggiati con sensori, geo-localizzatori e dispositivi di comunicazione, raccolgono e inviano dati relativi al conducente; incluse le informazioni che riguardano i comportamenti e le abitudini alla guida e gli itinerari. Itinerari che, aggiungiamo, sono già memorizzati automaticamente anche dagli smartphone.

In futuro i veicoli saranno sempre più in grado di comunicare le preferenze di chi guida, e in tal modo permetteranno di offrire servizi personalizzati. La domanda però è: a chi vanno questi dati? A che scopo possono essere utilizzati? Come possiamo controllarli e scegliere se divulgarli o meno?

Promossa dalla Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) e affidata per l’Italia all’ACI, la campagna “My Car, My Data” si pone l'obiettivo di informare e sensibilizzare tutti sul problema della effettiva proprietà di queste informazioni, e della scelta sulla loro trasmissione.

La FIA ha voluto su questo tema non solo impegnarsi in prima persona, ma anche coinvolgere gli Automobile Club europei; al fine di sollevare con forza il problema presso le autorità comunitarie di Bruxelles.

L'obiettivo, insomma, è quello di cui abbiamo parlato più volte: normare questo settore in fortissima espansione e ancora, per molti versi, privo di regole. Non a caso, la FIA fa riferimento a Bruxelles proprio nel momento in cui è stato costituito il gruppo di lavoro Gear2030, di cui abbiamo già parlato.

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