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SOS industria motociclistica europea

di Riccardo Matesic il 04/02/2014 in Attualità

Continuano le grida d'allarme dei costruttori europei di moto. Non si parla semplicemente di crisi economica, ma di barriere commerciali con i ricchissimi mercati orientali che mettono fuori gioco il Vecchio Continente, e i suoi posti di lavoro

SOS industria motociclistica europea
Anche la BMW, pur restando fedele alla sua gloriosa tradizione, ha da tempo avviato delle produzioni in paesi orientali
L'Europa da sola assorbe il 5% del mercato mondiale delle due ruote! È questa l'informazione più scioccante che emerge dal rapporto presentato dai costruttori europei di moto dell'ACEM a Bruxelles. Ed è anche il punto di partenza della loro rivendicazione di un mercato aperto con i paesi emergenti. Perché se l'industria europea non inizia a vendere lì dove si fanno i numeri, la prospettiva sarà inevitabilmente la chiusura.
Il mercato europeo dal 2007 a oggi ha perso il 51% delle vendite, e le case hanno ridotto del 55% le loro produzioni. In Asia però è un eldorado. In Vietnam addirittura il 95% dei mezzi circolanti sono a due ruote, in India il 79,5%, in Thailandia il 63,7%.
A frenare la nostra industria ci sono però le barriere commerciali. I dazi. Per il Brasile, che già di suo vale molto più dell'Europa, si parla del 20%, come per molti altri paesi. Per la Thailandia si sale al 60%, toccando il 75% con il Vietnam e addirittura il 100% (prezzi raddoppiati!) con l'India. Uno squilibrio molto forte rispetto ai dazi imposti dall'Europa, che al massimo raggiungono il 4,5%.
Così ecco che, a fronte di mercati potenzialmente ricchissimi, le industrie europee si limitano a vendere negli Stati Uniti (29,7% dell'export), in Svizzera (11,7%), in Giappone (9,3%), in Australia (8,2%) e in Canada (3,9%).
È vero che, le medesime aziende, quasi sempre già producono in Oriente attraverso joint venture, bypassando così il problema dei dazi. Ma qui si parla di mantenere in vita il tessuto industriale di un continente. Posti di lavoro. Un milione di pezzi in più esportati al di fuori dall'Europa potrebbe significare tornare ai livelli di sviluppo industriale che avevamo prima del 2000, per il settore delle due ruote. È questa la sfida dell'industria europea. E non è facile per nulla...

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