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Benzina: l'ACI chiama allo sciopero

di Riccardo Matesic il 22/05/2012 in Attualità

L'Automobil Club indice una protesta dei carburanti, contro le accise che strangolano chi deve usare il veicolo privato. I dati comunitari però dicono che molti stati europei hanno una pressione fiscale simile alla nostra.

Sciopero della benzina il 6 giugno. Lo ha proclamato l'ACI, per lanciare un forte segnale di protesta contro i continui aumenti fiscali che gravano sui carburanti.
"Gli automobilisti non faranno rifornimento il 6 giugno –ha dichiarato il presidente, Angelo Sticchi Damiani per dire coralmente basta agli aumenti dei prezzi alla pompa, saliti di oltre il 20% in un anno. Il problema sta nelle troppe accise, che continuano a rappresentare la forma di tassazione preferita dallo Stato perché immediata, ineludibile e senza costi gestionali per l'Erario".
Benzina: l'ACI chiama allo sciopero
"La nostra iniziativa non è un muro contro muro –continua Sticchi Damiani– perché il dialogo è più importante della protesta per far comprendere al Governo la conseguenza delle scelte compiute sull'auto, che stanno mettendo in ginocchio un settore strategico per il Paese. I dati 2012 indicano uno spaventoso calo delle immatricolazioni, ma quello che più ci preoccupa è l'aumento della disaffezione all'uso dell'automobile".
Negli USA, conclude il comunicato dell'ACI, un'analoga iniziativa generò nel 1997 una riduzione del costo della benzina fino a 30 centesimi di dollaro in 24 ore.

Le accise che gravano sulla benzina generano tantissime polemiche negli ultimi anni, soprattutto da quando la stampa ha iniziato a ricordare che paghiamo ancora imposte per la Guerra d'Abissinia o per il disastro del Vajont.
In realtà, al di là dell'ovvia antipatia per la tendenza a scaricare facilmente sul carburante la ricerca di nuovi fondi, il problema è ben più complesso. Un po' tutti gli stati occidentali hanno infatti la necessità di disincentivare il trasporto privato, che intasa le strade e inquina. E tenere alto il prezzo del carburante è una delle leve usate.
Tra l'altro in questo modo si recuperano risorse da reinvestire in progetti ambientali di recupero (il principio della Carbon Tax). Certo, aumentare il costo della benzina aumenta l'inflazione e deprime l'economia. E allora si cerca la giusta via di mezzo.
Siamo andati sul sito della Commissione Europea per avere un quadro preciso della tassazione sotto forma di accise e di IVA che grava sui carburanti nei vari paesi. Ed abbiamo scoperto che l'Italia è sicuramente fra i peggiori, ma sono diversi quelli che ci seguono da vicino.
Per concludere il discorso, è interessante aggiungere che il margine che hanno i petrolieri su quei circa 1,8 euro che ci costa la benzina al litro, oscilla intorno a 0,11 euro. Il resto, a parte le tasse, sono il costo vivo del greggio, la raffinazione, lo stoccaggio e la distribuzione.
Per far scendere il prezzo della benzina lo Stato potrebbe tagliare allora 4-5 centesimi al litro di accise, riallineandoci alla media dei paesi europei più sviluppati, ma poi bisognerebbe intervenire su altre voci.


Così in Europa la tassazione sui carburanti
(aggiornato al 1° gennaio 2012 – La statistica completa è pubblicata sul sito della Commissione Europea.

Belgio 0,613 €/lt (+21%)
Repubblica Ceca 0,516 €/t (+20%)
Danimarca 0,587 €/lt (+25%)
Germania 0,669 €/lt (+19%)
Grecia 0,670 €/lt (+23%)
Francia 0,606 €/lt (+19,60%)
Irlanda 0,639 €/l (+19,60%)
Italia 0,704 €/l (+21%)
Cipro 0,359 €/l (+19%)
Austria 0,515 €/l (+20%)
Slovenia 0,490 €/l (+20%)
Finlandia 0,650 €/l (+23%)
Svezia 0.620 €/l (+25%)
Regno Unito 0,674 €/l (+20%)

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