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La Silicon Valley in Viale Certosa

di Paola Baronio il 13/09/2010 in Attualità

Motonline venne lanciato nel web la notte tra il 14 e il 15 settembre del 2000. Eravamo giovani, entusiasti e, sì, anche molto ingenui. Ma eravamo animati da una grande passione che ci ha portato ad essere ancora qui, con voi, a dieci anni di distanza

La Silicon Valley in Viale Certosa
Il gruppo "storico" al tempo del lancio del sito
Che notte, quella notte! Mi trovavo nel palazzo dell'Ariston in viale Certosa, alla periferia di Milano ma nel mio cuore mi sentivo una cittadina della Silicon Valley, la mitica area californiana dove si stava progettando il futuro del mondo. L'11 settembre era lontano. Erano mesi di grande fermento e di grande ottimismo. Stavamo finalmente lanciando nel web un grande sito dedicato alla moto, il nostro sito: motonline.com.

Le pagine si aprirono sui testi di giornalisti che leggete ancora sul sito e su Dueruote: Masetti, Rivola, Bianchi…

Eravamo un gruppo di giovani professionisti guidati dall'esperienza di Luigi Bianchi, tutti animati da un forte entusiasmo per l'avventura che stavamo vivendo, quella di sperimentare un mezzo nuovo, avveniristico, che avrebbe inaugurato chissà quali nuove frontiere alla comunicazione, alla passione, al business.
Ci guidava allora un imprenditore giovane e visionario come Aristide Merloni che aveva il sogno di lanciare nel web e quindi nel mondo, il più completo portale dedicato alla passione della moto. Il suo braccio operativo era Agostino Ferrari, un energico professionista cremasco che si occupava di tutti gli aspetti pratici e logistici che l'ambizioso progetto implicava.
Lo sviluppo del sito fu affidata a una web factory di Treviso, la E-tree, dove i tecnici misuravano l'intensità del loro lavoro in base alle quantità di pizza che erano stati costretti a mangiare in ufficio. Il nostro esperto informatico era GiPi, un ragazzino veronese di 19 anni, strampalato quanto geniale, che smanettava per ore sulle tastiere con le mani tremanti e creava sugli schermi animazioni che ci sembravano prodigi. Ci si collegava spesso tramite pioneristiche web-cam che ci facevano sentire tanti Steve Jobs ma che in realtà non facilitavano la comunicazione tra gruppi di lavoro che dovevano inventare la maniera di trasferire il giornalismo su carta a qualcosa che… non era affatto chiaro!
Ma la sfida era esaltante e quella notte volevamo viverla alla grande. Gli uffici al primo piano del palazzo dell'Ariston erano illuminati a giorno, sui tavoli erano pronte le bottiglie di champagne.
A mezzanotte collegammo tutti insieme i nostri computer al web e digitammo http://www.motonline.com. Sugli schemi di PC che ormai sono dei rottami di archeologia industriale si aprì, con una lentezza che oggi mi sarebbe insopportabile, la parte superiore della videata. Il mitico moscerino Ugo attivò la prima delle sue trasformazioni: ci guardò accigliato, poi sbarrò gli occhi e infine finì spiaccicato per rinascere subito dopo. Scoppiammo a ridere: trovavamo strepitosa l'invenzione del moschino! La nostra prima pagina aveva la foto di Colin Edwards che quell'anno avrebbe vinto il titolo della SBK, il lancio dell'Intermot di Monaco e la preview del Gp di Valencia. C'erano anche le nostre prime prove di moto, tra le quali la Triumph Bonneville che presentavamo in anteprima mondiale.
Cliccammo sui titoli e con grande fatica - le connessioni erano lentissime all'alba del 2000 - si aprirono le pagine con i testi scritti dagli stessi giornalisti che leggete ancora sul sito del 2010 e su Dueruote: Masetti, Rivola, Bianchi…
Insieme avremmo fatto tante altre cose ma niente mi ha emozionato nel mio lavoro più dell'apparizione di quella prima pagina di motonline.com. Stappammo le bottiglie di champagne e brindammo tante e tante volte. Lasciammo l'edificio dell'Ariston che era ormai venerdì. Il 15 settembre del 2000. Era notte fonda. Forse non c'era la luna ma nel mio ricordo il cielo era pieno di stelle.

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