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Yamaha, la festa dei 50 anni

il 21/06/2005 in Attualità

Quindicimila a Misano per celebrare il mezzo secolo della Casa di Iwata e il suo inarrivabile testimonial: Valentino Rossi. Tre giornate intense per partecipazione e per varietà di proposte

Yamaha, la festa dei 50 anni
Rossi in sella alla M1 sul palco di Misano coi dirigenti della Yamaha

di Luigi Rivola, foto Alex Photo



La Yamaha sta vivendo decisamente il suo grande momento: aumenta la sua quota di mercato e vince nel campionato che più conta, quello delle MotoGP, da quando ha messo in sella alla sua M1 quello straordinario personaggio che si chiama Valentino Rossi, demolitore di record e di avversari in pista, grande intrattenitore su qualsiasi palco.


Sabato 18 giugno Rossi ha fatto la sua apparizione su un palco speciale, quello allestito nel paddock di Misano in occasione della Yamaha Fest, non una festa qualunque per i fan della Casa di Iwata, ma la festa dei suoi primi cinquant’anni. Un compleanno significativo, festeggiato senza bisogno di inventarsi nulla perché la presenza di Rossi era lì a testimoniare, senza ombra di dubbio, che a 50 anni la Yamaha è certamente più viva e aggressiva che mai.

Rossi ha fatto il divo, facendosi aspettare per un’ora e tre quarti rispetto a quanto concordato con gli organizzatori della Yamaha Fest. Il sole picchiava e una ragazza è anche svenuta nell’attesa ai piedi del palco. Gli addetti al servizio lanciavano fra la gente bottigliette d’acqua e Rossi non si decideva a mostrarsi, anche se era poco lontano. Poi, finalmente è arrivato e il pubblico, anziché fischiarlo, gli ha tributato un’ovazione. Lui non ha accampato giustificazioni, semplicemente si è messo a suo agio con Valerio Staffelli e col suo team manager, Davide Brivio, ed ha preso in mano la situazione: ha descritto il suo campionato, la sua moto, ha inventato qualche battuta salata, ma carina e intelligente sui suoi avversari, certo che il pubblico l’avrebbe gradita, poi si è concesso per gli autografi. A occhio, ha ipnotizzato duemila persone in un colpo solo. Duemila persone che, alla domanda: “Ma valeva la pena di cuocersi per quasi due ore per vederlo?” avrebbero risposto senza alcuna esitazione “Sì”. Sognando. Ipnosi. Farà così anche coi suoi avversari?


Quindicimila partecipanti in tre giorni, dal temibile venerdì 17, che non è stato fortunatamente all’altezza della sua sinistra fama, alla domenica sera. Quindicimila sostenitori della cinquantenne Yamaha che evidentemente – nonostante il suo mezzo secolo – è ancora capace di affascinare gli appassionati di moto.
A migliaia sono scesi in pista ogni giorno, con particolare riguardo per il tardo pomeriggio di sabato, quando a guidare la sfilata fra le curve del Santamonica c’era un apripista d’eccezione, Valentino Rossi in sella ad una R1.
Ma non è stato solo il genio di Tavullia ad accendere l’entusiasmo del popolo Yamaha: a Misano erano presenti anche altri amatissimi campioni della Casa dei tre diapason: Colin Edwards, Noriuki Haga, Gianluca Vizziello, Stefan Merriman, “Chicco” Chiodi e Antonio Cairoli, a testimoniare come Yamaha non significhi solo MotoGP.



Sabato sera la Yamaha Fest ha coinvolto e contagiato la già folta massa di turisti della raffinata Riccione, quando, su un grande palco sulla spiaggia, ha avuto inizio lo spettacolo condotto da Valerio Staffelli e arricchito dalla partecipazione di artisti come Sergio Sgrilli di Zelig, e la cantante Alexia.
Tutti questi eventi hanno posto in risalto la capacità organizzativa e l’attrattiva di una grande marca, la sua proiezione nell’epoca attuale e nell’immediato futuro, ma nulla hanno detto della sua storia, che è proprio quella che, con la festa del cinquantenario, si intendeva celebrare. La storia però a Misano c’era, anche se volutamente posta non al centro dell’attenzione del pubblico.



La rappresentavano alcuni club e alcuni collezionisti che nel paddock avevano esposto pezzi significativi dell’evoluzione tecnica, stilistica e produttiva della marca di Iwata: dalla XT 500, che ha rivoluzionato il mondo dell’enduro stradale riportando in auge il monocilindrico a quattro tempi di grossa cilindrata, alla inesauribile RD 350 bicilindrica a due tempi, alla RD 500, replica con targa della potentissima 4 cilindri due tempi di Kenny Roberts. Non mancavano naturalmente le moto da corsa, esposte nella collezione Ligabue che copre un arco molto importante della storia agonistica della Yamaha.

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