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Parte malissimo la patente europea

il 24/01/2005 in Attualità

A Bruxelles stanno rivedendo la patente moto e il mondo delle due ruote si era illuso di avere ottenuto una coesione di intenti. Alla prima votazione, però, il testo originario è stato molto peggiorato. Ora la strada è tutta in salita

Parte malissimo la patente europea
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A Bruxelles stanno rivedendo la patente moto e il mondo delle due ruote si era illuso di avere ottenuto una coesione di intenti. Alla prima votazione, però, il testo originario è stato molto peggiorato. Ora la strada è tutta in salita
di Riccardo Matesic, foto Servizio Europarl

Dopo un lungo lavoro della Commissione Europea e delle lobby dei motociclisti, per arrivare a una bozza equilibrata della legge sulla revisione della patente moto, alla prima votazione della Commissione Trasporti del Parlamento comunitario tutto è stato vanificato da una serie di emendamenti che hanno stravolto il testo originario.

Ora tutto si fa più difficile, perché bisognerà riuscire a modificare nuovamente la legge nei prossimi passaggi.
Il problema è quello esploso recentemente della sicurezza dei motociclisti, perché l?alto numero di sinistri sta lasciando sempre più spazio alle posizioni punitive. E poco importa se tutti gli studi dimostrano che noi non siamo causa degli incidenti nei quali siamo coinvolti: resta il fatto che ne abbiamo troppi.
Così, prima della votazione, è successo di sentir risuonare per l?aula una frase che pressappoco potrebbe essere questa: "i motociclisti sono l?unica categoria che negli ultimi anni non ha avuto nessun miglioramento nella riduzione degli incidenti stradali. Al momento di votare evitate allora di ammorbidire le barriere e i controlli per l?accesso alla guida di questi veicoli".
Vi sembra di aver già letto questa frase? Infatti era molto simile l?apertura del nostro recente articolo di presentazione del piano di interventi per ridurre gli incidenti dei motociclisti. Allora era stata detta in conferenza stampa da un politico europeo. Stavolta, cosa ben più grave, l?ha pronunciata, prima della votazione, il rappresentante della Commissione Europea, l?italiano Enrico Grillo Pasquarelli, in risposta a un emendamento ispirato dalla (una sigla che riunisce costruttori e utenti di ACEM, FEMA e FIM), che chiedeva il mantenimento della possibilità, per chi ha la patente B, di usare le moto fino a 125cc e 11 KW, quelle che usualmente si guidano a 16 anni con la patente A1.

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Mancato il sostegno dei tedeschi

Visto il clima che si respirava in aula, quello che è successo dopo è stato un disastro annunciato. Non tutto è perduto, però, perché siamo all?inizio del cammino della legge. Certo ora è tutto in salita, perché i tanti emendamenti (proposte di modifica) ispirati dai motociclisti, sono stati bocciati, spesso anche per pochissimi voti.
Aveva funzionato la lobby italo-francese-inglese, che fino al giorno della votazione aveva prodotto buoni emendamenti, ma è mancata del tutto quella tedesca, tanto che i germanici hanno votato compatti le proposte del relatore della legge, il belga di lingua tedesca Mathieu Grosch. E per disciplina di partito, tutti i parlamentari di sinistra hanno fatto altrettanto, mentre l?aiuto più forte per noi è venuto dai popolari del PPE, dal gruppo liberale e da alcuni parlamentari indipendenti.
Adesso, a fine febbraio, il Parlamento concluderà la prima lettura della legge con un voto, che con ogni probabilità confermerà il testo attuale. Poi, probabilmente entro giugno, si pronuncerà il Consiglio dei Ministri.
La Comunità motociclistica deve assolutamente risalire la china, persuadendo i ministri europei a modificare questo testo di legge che, se approvato, convincerebbe molti potenziali motociclisti ad andare in auto. Con tutti i risvolti negativi del caso, non solo a livello industriale, ma anche di traffico, di inquinamento e di mobilità urbana.
Due in particolare i problemi più importanti dell?attuale formulazione della legge: i limiti d?età per l?accesso alle due ruote e gli esami per il passaggio di livello della patente A, dalla AM (ciclomotori) alla A senza limiti.

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Il problema dell?età minima

Avete presente la patente B, quella per guidare la macchina? In tutta Europa si prende a 18 anni. Se passerà la legge votata l?altro giorno, l?accesso alle moto sarà spalmato dai 16 ai 26 anni! Sì, in alcuni paesi l?accesso diretto alle moto di ogni cilindrata e tipo, sarà possibile solo a 26 anni, mentre la A senza limiti, a patto di aver già avuto la A2 per almeno 2 anni, si potrà prendere non prima dei 22 anni. Ma gli stati membri avranno facoltà di spostare in avanti o indietro l?intero ciclo, in modo che la AM (ciclomotori) si possa prendere a 14 anni, passando alla A1 a 16, alla A2 a 18 e alla A senza limiti a 21 anni; con accesso diretto a 24 anni. Diversamente, qualcuno potrà anche spostare la A1 a 18 anni, mettendo la A2 a 20, la A senza limiti a 22 e l?accesso diretto a 26.
Un caos, che in alcuni casi potrebbe anche spingere degli utenti a optare per l?accesso a categorie superiori di patente, saltando le precedenti: tipico il caso nel quale a 16 anni parte la possibilità di prendere sia la AM che la A1. E tanti saluti alla gradualità. Ma non era proprio il MAIDS che aveva dimostrato come l?esperienza acquisita gradualmente fosse ben più importante dell?età?

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La questione degli esami

Se passasse la nuova legge sulla patente, chi dovesse prendere la AM (ciclomotore), per le patenti successive non dovrebbe più sostenere esami teorici! Una follia, perché l?esame per il patentino tralascia volutamente alcuni aspetti che divengono fondamentali, quando si guidano veicoli di cilindrata maggiore. Tanto per fare un esempio, non si parla di autostrada.
Ma vediamo in dettaglio cosa è previsto. A 16 anni si può prendere la AM o la A1 (125cc e max 11 KW), con un esame teorico e pratico. A 18 si passa alla A2 (limitata), con un solo esame pratico. Infine, per il passaggio alla A senza limiti, a 21 anni, non ci sono esami.
In compenso, per il passaggio dalla A1 alla A2, e da quest?ultima alla A, sono previsti obbligatoriamente dei corsi di formazione pratica ? chiamiamole scuole guida - di almeno cinque ore, al termine delle quali lo stesso istruttore rilascia la patente.
E qui i dubbi sono molteplici. Intanto ce n?è uno di ordine pratico: come si può tenere sotto controllo un meccanismo così complesso che, certo, rende molto facili le frodi? Ma c?è anche un dubbio tecnicamente più importante: la formazione non è materia comunitaria, ma è demandata ai singoli stati. Insomma, il Parlamento non può legiferare su questo. Ce n?è di che far cadere tutto. Ed è proprio su questo punto che i critici faranno leva, per convincere i politici europei a rivedere questa legge.

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Guai anche per l?esame pratico

E non mancano i problemi anche per chi vuole la A2 per guidare lo scooter, una buona fetta di utilizzatori, tutti coloro che hanno uno scooter di cilindrata intorno ai 250cc. A loro la nuova formulazione della legge non consente più di prendere la patente con lo scooter di proprietà, perché per la patente A2 viene imposto un esame con una moto di almeno 375cc.
Anche questa è una norma che, se confermata, creerà problemi, perché gli aspiranti patentati dovranno dotarsi di un veicolo diverso dal proprio. Fiorirà un mercato dei noleggi di moto per l?esame? E riusciranno tutti a superarlo con una moto sulla quale hanno messo il sedere per la prima volta dieci minuti prima?

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L'iter burocratico della legge

A fine febbraio (dal 21 al 27) il Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria, sarà chiamato a votare la legge sul nuovo ordinamento delle patenti, così come scaturita da questa votazione della Commissione Trasporti. Si concluderà così la prima lettura.
A questo punto la palla passerà al Consiglio dei ministri europei, che avrà piena facoltà di modificare il testo che gli perverrà, prima di approvarlo e rimandarlo al Parlamento per la seconda lettura.
Qui ci sarà ancora possibilità di aggiustamenti, ma solo per le parti emendate nella prima lettura, e per quelle modificate dal Consiglio dei ministri. Il tutto si concluderà con una seconda votazione.
Il testo così approvato tornerà ancora al Consiglio dei ministri, che potrà ?adottarlo?, trasformandolo in legge, come ha sempre fatto dalla sua fondazione. Se però ci saranno differenze di vedute inconciliabili fra Parlamento e Ministri, si potrà aprire una procedura di Conciliazione, che in caso di disaccordo porterebbe la legge proposta a decadere. Ma, come detto, non è mai successo, per cui è più ragionevole pensare che abbiamo poco tempo per intervenire, perché, diversamente, fra due anni questo paventato sfacelo diverrà realtà.

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