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I viaggi dei lettori

Albania e Montenegro: l'epilogo

di Riccardo Matesic, foto di Olga Matesic il 27/01/2011 in I viaggi dei lettori

Si conclude qui un viaggio "atipico" che ha creato l'occasione per straordinarie esperienze umane. E una fine imprevedibile: la moto rimane a Kotor...

Albania e Montenegro: l'epilogo
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Se avete letto il resoconto della scorsa settimana, sapete che non siamo riusciti ad andare a Berat.
Perché a causa di una cartografia non aggiornata (e della nostra cocciutaggine) ci siamo smarriti su uno sterrato di montagna.
Ora ci si prepara a risalire l'Albania rapidamente, tanto abbiamo capito di non essere affascinati dal nord del paese.
Passiamo nella periferia di Tirana: il traffico è asfissiante, ma gli albanesi la prendono con filosofia.
Anzi, al centro di un incrocio (con un poliziotto rassegnato di fronte a un ingorgo inestricabile) abbiamo visto due persone scendere dalle auto per salutarsi e scambiare due chiacchiere. Manca la litigiosità stradale che c'è da noi, le macchine con le targhe italiane però sono tantissime.
Possibile siano così tanti gli albanesi che vivono in Italia e tornano qui per le vacanze?
La spiegazione ce la darà un amico della Polstrada al ritorno in Italia: in Albania non esiste il reato di ricettazione, perché finché c'è stato il regime nessuno rubava.
Così molte auto (prevalentemente Mercedes e BMW) che spariscono in Italia finiscono qui… Dove circolano con la targa originale! E questo anche perché non ci sono accordi fra i nostri due paesi, e non è possibile rimandare quelle auto in Italia.
Loro aspirano all'Europa, accordi con l'Italia sono già stati fatti per promuovere lo sviluppo di un'industria locale: facciamo qualcosa per risolvere anche questo imbarazzante problema?
Albania e Montenegro: l'epilogo
Dall'Albania si esce passando per questo ponte. Assenza totale di indicazioni
La frontiera con il Montenegro, a Ulcinj, non è facile da trovare perchè mancano indicazioni precise.
Appena "valicato", però, ci accorgiamo di trovarci in un paese più "occidentalizzato".
Subito scegliamo una strada interna, che sale su una montagna prima di affacciarsi sul lago di Scutari (Skadarsko Jezero).
C'è visibilità e da qui si vede "un sacco" di Albania.
Con le sue contraddizioni: poco abitata, molto verde, con il fumo delle cataste di spazzatura e dei vecchi diesel.
Eppure così affascinante… Ciao Albania, torniamo presto!
È tardo pomeriggio, mentre scorriamo sulla montagna che sovrasta il lago.
I paesaggi sono sempre mozzafiato, ma la strada richiede molta attenzione, perché ha una sola carreggiata e curve molto strette.
Con mia figlia ci fermiamo a fare foto; Chiara va avanti.
A un certo punto, dietro una curva, troviamo un po' di moto ferme e gente che ci accoglie come se fossimo vecchi amici.
Tutto ruota intorno a una (corpulenta) coppia di austriaci.
Lei guida la moto da pochi mesi e, con una GS800, sta puntando alla Turchia, prima di iniziare il rientro.
Lui si è preso sei mesi di aspettativa per andare in India.
Sono BigTom e Hana: cambieranno la nostra serata.
Un'ora di chiacchiere a bordo strada, poi ci dicono che sulla spiaggia c'è un posto dove si può campeggiare.
Un fazzoletto di terreno, cinque euro a tenda, nessun tipo di servizio: no luce, no bagni, nessun guardiano.
Ci siamo solo noi.
Poi arriverà anche una coppia di ciclisti tedeschi, pure loro diretti in India (si sono dati un anno di tempo).
Nasce il "gruppo" e una strepitosa serata interculturale nel ristorantino sulla spiaggia che sta aperto solo per noi.
Berremo una quantità industriale di birra, ci racconteremo tantissime cose, scoprirò che mia figlia con l'inglese se la cava proprio bene.
Che serata!
E il giorno dopo sveglia all'alba, tutti a fare il bagno per dissimulare alcune esigenze fisiologiche (con tutta quella birra…), mentre il sole sorge da dietro le montagne.
Chi fosse interessato a seguire il viaggio di BigTom, lo trova all'indirizzo bigtomsride.com o su Facebook.
A volte basta poco per vivere una grande esperienza...
Albania e Montenegro: l'epilogo
Rafting sul fiume Tara, dove c'è un canyon altissimo
Si riparte: stavolta puntiamo verso l'interno, in direzione del parco nazionale del Durmitor, Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Andiamo a Žabljak, città di montagna, vicino al canyon del fiume Tara dove si fa rafting.
Si tratta del secondo canyon più alto del mondo (1300 metri), superato solo da quello del Colorado.
Sbagliamo strada (io non vedo più le carte senza occhiali e Chiara le legge sempre al contrario), ma è una fortuna.
Perché facciamo 45 km su una via in disuso (comunque asfaltata), dove incontriamo un po' di rapaci.
A Žabljak dormiamo in una casetta in legno di una simpaticissima famiglia, che ci fa parcheggiare le moto sul prato del giardino.
Non mangiamo bene però: posto turistico, caro e con cibo non di ottima qualità.
Il giorno dopo c'è il rafting: in realtà una passeggiata su un (bellissimo) fiume calmo.
Poi il pranzo tutti insieme: abbondante, conviviale e paneuropeo.
Alla sera ripartiamo, facciamo una strada (bella tanto per cambiare) e finiamo a Sveti Stefan, un'isoletta unita alla terraferma da un istmo.
Non la vedevo da 25 anni e non la riconosco: tutto intorno è città, turismo, traffico e bolgia.
Il giorno dopo scopriremo che è divenuta privata e delle guardie private assai poco simpatiche ci impediranno anche una semplice visita dell'isolotto perché in fase di restauro.
Si stava meglio quando si stava peggio.
Albania e Montenegro: l'epilogo
Una giornata con Sasha, per cercare di risolvere i guai elettrici. Alla fine la moto è rimasta lì
Si riparte: destinazione le Bocche di Cattaro, Kotor, il fiordo più profondo d'Europa.
Ma la mia moto ha da sempre un difetto, un maledetto connettore che passa dentro il parafango posteriore e che si ossida regolarmente.
Ne ho già scritto in passato: sono giorni che mi tormenta.
Stavolta, fermi sotto al sole su un marciapiede, scopriamo che c'è rimasto poco ossido da pulire, perché i morsetti sono sbriciolati.
Lavoriamo sotto al sole per riconnettere i fili, ma per un errore di distrazione imperdonabile (il caldo…), finiamo per bruciare la centralina.
Prima di capire l'entità del danno, siamo finiti però in una caserma dei vigili del fuoco, dove lavora Sasha, meccanico.
Abbiamo passato la giornata intera con lui, a cercare di far ripartire la moto.
A un certo punto è anche andata, ma non funzionavano un paio di cose… E abbiamo ristaccato i fili.
Da allora non è più partita.
Difficile ritrovare la corretta sistemazione dei fili: lo schema elettrico non corrisponde.
E anche alla Honda Italia, che abbiamo contattato da lì, non hanno saputo aiutarci.
Siamo rimasti tre giorni fermi a Budva, io e mia figlia.
In una camera d'albergo.
Non è stato gradevole: unico svago le serate a spasso in una Rimini balcanica, con locali di lap dance e donne bellissime dappertutto (ma a mia figlia non interessavano).
Ci siamo concessi un giro in parasail, abbiamo fatto amicizia con il meccanico e abbiamo speso una fortuna agli Internet point sul lungomare.
Morale, la moto è rimasta lì, in attesa di trovare i ricambi usati (nuovi costano 1600 euro).
Noi siamo stati accompagnati in aeroporto (70 Km) dal compare del meccanico, con la macchina di un altro compare, pure lui vigile del fuoco.
Ci hanno chiesto aiuto per trovare dei ricambi Aprilia che lì non si trovano.
Insomma, alla fine ne è nata una sorta di amicizia e finirà che ci rivedremo.
E l'ospitalità dei montenegrini è la terza perla di questa indimenticabile vacanza.
Alla fine è stato un viaggio bellissimo, che sono contento di aver fatto con le due persone a cui tengo di più.
Siamo stati soli, anche in difficoltà.
Abbiamo parlato, abbiamo scoperto molto di noi stessi.
E scusate se la conclusione è facilmente retorica.
Ne è valsa la pena. Nonostante la fine amara.
Albania e Montenegro: l'epilogo
Una cena fra viaggiatori. Appena incontrati eppure amici!
In Albania si dorme con 30 euro in tre in un'ottima camera, 50-70 negli hotel, dove si possono raggiungere anche i 100-120.
I campeggi sono quasi inesistenti, ma il campeggio libero è permesso dappertutto, e non ci sono problemi di sicurezza.
Per mangiare, di solito si spendono 10 euro a persona, senza farsi mancare nulla.
I piatti locali sono a base di carni (prevalentemente agnello) e pesce.
Diffuse le insalate a base di verza, verso sud abbondano i piatti greci.
Attenzione se finite in posti poco turistici, perché può essere difficile trovare ristoranti.
La moneta locale è il lek, ma gli albanesi preferiscono gli euro.
Solo che con il cambio spesso se ne approfittano. Sarà perché pensano che noi abbiamo più risorse economiche ed è giusto condividere?
In fin dei conti, non hanno tutti i torti, tanto per noi resta comunque conveniente.
Simile la situazione in Montenegro, dove i prezzi sono leggermente più alti dell'Albania se si resta all'interno.
Sulla costa invece, molto turistica, si spende decisamente di più (30 euro una camera spartana per 2 persone, con obbligo di pernottare almeno 2 notti).
Ben più cari gli hotel.
I ristoranti sono decisamente costosi, analoghi a quelli italiani in certi casi, e propongono menù pensati soprattutto per il turista.
Occorre allora saper scegliere il posto "giusto" dove fermarsi a mangiare.
Albania e Montenegro: l'epilogo
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