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I viaggi dei lettori

In Hayabusa verso la Russia

di Marcello Carucci il 07/01/2010 in I viaggi dei lettori

Un viaggio spettacolare attraverso 12 stati dell'eEropa dell'Est: 14.500 chilometri di avventura alla scoperta di luoghi e paesi sempre affascinanti

In Hayabusa verso la Russia
Il percorso di questo viaggio
E' il 30 luglio 2009, sono le 6,30: insieme alla mia compagna Silvia ci prepariamo ad affrontare un nuovo viaggio con la nostra moto!
Partiamo da Roma e una volta arrivati in Austria, come per un malvagio incantesimo, prendiamo la pioggia: la temperatura si abbassa notevolmente ma proseguiamo il nostro percorso fino alle 20 per poi fare sosta a Linz.
Subito si mangia e, velocemente, andiamo a dormire.
Il nostro viaggio è molto lungo: dobbiamo attraversare ancora sei stati prima di arrivare a Murmansk.(Russia).
Il giorno successivo ci alziamo all'alba, colazione e subito in marcia: alle 9,30 facciamo una sosta a circa 130 km da Praga, alle 13 siamo in città e rivederla dopo oltre venti anni mi fa un certo effetto.
Subito prendiamo un appartamento pagando sessanta euro e ci organizziamo per visitare la
capitale della Repubblica Ceca.
La città, una tra le più belle d'Europa, ci appare subito come una luogo da favola dove
tutto è pulito .
Il giorno successivo ripartiamo e viaggiamo fino alle 20 riposandoci in un motel a pochi chilometri da Bialystok (Polonia), il 2 agosto attraversiamo la Lituania e la sua capitale Vilnius, ma decidiamo di non fermarci: la temperatura scende notevolmente rispetto all'Italia (siamo a 15 gradi) e fortunatamente il tempo ci è favorevole, non piove più da quando abbiamo lasciato l'Austria e così proseguiamo fino a Riga (Lettonia) dove arriviamo in albergo alle 18… E visitiamo subito la città fino a tarda sera.
Riga è la più grande città delle tre repubbliche baltiche ma girare in questa capitale diventa un rilassante passatempo.
Passeggiamo di notte nelle stradine ciottolate della città vecchia: assaporando il senso di pace, vediamo gli scorci del passato, i suoi labirinti di piccole strade…
Un vero e proprio museo all'aperto, tanto che il suo centro storico è considerato patrimonio dell'Unesco.
In Hayabusa verso la Russia
In prossimità del Circolo polare Artico
Dopo Riga siamo diretti a Tallin (Estonia) e durante il viaggio incontriamo i primi motociclisti: chi dalla Finlandia, chi dalla Repubblica Ceca… ci scambiamo qualche parola in inglese, facciamo foto per ricordare l'avvenimento e proseguiamo ancora.
Attraversiamo immense foreste di abeti e betulle e inoltre osserviamo immensi nidi di cicogne che, sentendo il rumore della moto, si innalzano volando davanti a noi.
Il panorama è stupendo ma la temperatura si abbassa notevolmente.
Finalmente alle 13 del 3 agosto siamo a Tallin : controllo il contachilometri della moto e risulta che abbiamo percorso fino a questo momento oltre 3000 "lunghezze".
La città, a sei anni dall'ultima visita, conserva sempre il suo fascino medievale e visitare nuovamente le repubbliche baltiche (questa volta non più solo, ma in compagnia di Silvia) risulta più facile: lei conosce alla perfezione il russo ed ogni difficoltà viene risolta con naturalezza.
Il 4 agosto alle ore 11 ci imbarchiamo per Helsinki.
Alle 13 sbarchiamo nella capitale finlancese e continiamo a viaggiare senza sosta per due ore, dopodiché decidiamo di fermarci per indossare abbigliamento termico poiché la temperatura scende ancora di molto.
Murmansk è ancora lontana: dobbiamo viaggiare più veloci per arrivare presto in Russia.
La mia esperienza insegna che il tempo non sarà clemente andando verso nord e inoltre ce lo confermano i motociclisti incontrati, che testimoniano freddo e acqua per tutta la Finlandia.
Incomincio a dare più gas alla moto, mantenendo velocità di crociera piuttosto alte ma allo stesso tempo faccio attenzione agli autovelox e soprattutto alle renne che pascolano vicino alla strada: spesso l'attraversano e prenderne una sarebbe un "serio problema"… Quindi guidare diventa impegnativo e stressante.
In Hayabusa verso la Russia
Lo sterrato subito dopo il confine finlandese
Viaggiamo fino alle 0,30 del 5 agosto, proviamo a pernottare in due campeggi nella località di Puolanka, ma sfortunatamente entrambi sono chiusi dalle 21.
A quel punto decidiamo di rimanere nelle vicinanze dell'ingresso, utilizzando delle palanche come letti; riesco a dormire un' oretta ed addirittura a sognare… Silvia un po' di meno.
Intraprendere il viaggio non è cosa facile quando fa troppo freddo: non riusciamo più a dormire e ne approfittiamo per mangiare salmone affumicato e del formaggio accompagnato da pane nero.
Ci facciamo tre caffè per rimanere ben svegli e alle tre di notte riprendiamo il viaggio.
Indossiamo abbigliamento termico perché la temperatura è troppo rigida e l'umidità si sente tantissimo.
C'è nebbia e a questo punto decido di non continuare e di far sosta nuovamente per aspettare l'alba.
Al primo centro urbano ci fermiamo e dormiamo per terra nelle vicinanze di un bar chiuso.
Al nostro risveglio preparo un caffè, mangiamo qualcosa e un'altra volta in viaggio: attraversiamo Napapiri (la linea immaginaria del circolo polare artico) e in seguito arriviamo a Rovaniemi, capitale della Lapponia.
È una città che attira grandi e piccoli: rivederla dopo tanti anni è un'esperienza unica, un viaggio indietro nel tempo per rivivere le emozioni dell'infanzia fino ad immergersi nella meravigliosa atmosfera fiabesca della città di Babbo Natale.
Alle 15 siamo a Ivalo: la meta è quasi raggiunta ed il tempo è come per magia ancora sereno.
È quello che desidero più di ogni cosa, perché macinare migliaia di chilometri sotto l'acqua renderebbe il viaggio ancora più faticoso e rischioso, con tutte le incognite che nascerebbero se trovassimo sterrato e quindi fango.
Lascio da parte queste piccole angosce ed insieme a Silvia, rilassati davanti ad una buona tazza di caffè, ci godiamo la tranquillità ed il sole nel nostro bungalow preso in un confortevole campeggio in un bosco.
Subito dopo Silvia chiede a dei russi le condizioni stradali che affronteremo il giorno dopo: per arrivare a Murmansk confermano una cinquantina di chilometri di sterrati e poi tutto buono.
In Hayabusa verso la Russia
Rabbocco "al volo" sulle strade russe
L'indomani faccio il pieno alla moto e mi porto di scorta una tanica piena di benzina, alle 9,30 partiamo e alle 11 arriviamo al confine.
Chiedo notizie alla polizia di frontiera Finlandese sulle condizioni stradali alle quali andavamo incontro e ci confermano strade con avvallamenti, buche e sterrati.
Nell'occasione rimangono meravigliati del nostro itinerario, mi chiedono informazioni sulla moto e poi ci salutiamo augurandoci buon viaggio.
Subito dopo arriviamo al confine russo: qui i controlli sono più severi, mi ispezionano accuratamente i bagagli, la moto, ci chiedono dove siamo diretti e poi piano piano, prendendo confidenza, guardano la moto, mi fanno domande su di lei e alla fine ci consegnano passaporti e documenti moto e poi... via, siamo in Russia!
Avendo attraversato in otto giorni sette stati ed avendo percorso più di 6000 km dentro di me mi dico "ormai è fatta!": tutto è filato liscio, il tempo è sempre bello, non abbiamo avuto mai controlli dalla polizia… insomma nessun imprevisto, ma neanche a farlo apposta ecco dinanzi a noi lo sterrato.
Prima di affrontarlo voglio rifare il pieno, l'unico distributore è tenuto malamente e ovviamente non ha il carburante…. Affrontiamo la pista ad una velocità bassissima tra prima e seconda e spesso devo fermarmi perché accuso dolori alla mani.
La moto è carica, si fa fatica a tenerla stabile, la paura di cadere è tanta e mi torna nuovamente l'angoscia della pioggia.
Se il tempo fosse stato brutto non so come avremmo potuto fare quel tratto di strada.
Finalmente, terminata la strada bianca, inizia il manto stradale "buono" e lascio scaricare i cavalli della moto in questa immensa foresta di abeti e betulle.
Dinanzi a noi attraversano spesso degli scoiattoli, ma presto arriva anche il momento di far benzina: prendo la tanica di scorta, travaso il carburante nel serbatoio e nuovamente via… Alle 17 siamo a Murmansk.
Qui spostiamo nuovamente di un'ora in avanti le lancette dell'orologio poiché la differenza di fuso rispetto all'Italia è di due ore.
Dopo una bella doccia andiamo a visitare la città più grande del circolo polare artico.
Muovendoci per le vie noto subito un particolare: le moto sono quasi tutte senza targa.
Incuriosito, fermo un centauro e faccio chiedere a Silvia il perché di tutto questo.
Come mai la polizia russa, tanto severa, rimane impassibile a tutto ciò? Il "capo" dei bikers ci risponde che i poliziotti lasciano correre "perché se inseguono un centauro questi per non farsi prendere va a finire che si schianta da qualche parte"
Un po' allibito, vedo sfrecciare nella strada principale della città larga, più di una nostra autostrada,
moto di grossa cilindrata: alla guida ci sono spericolati senza casco che guidano senza mani oppure impennano continuamente… cose che, se fatte in Italia, prevederebbero sanzioni catastrofiche.
E che mi sento dire dal nostro improvvisato amico Mikhail?
Che per come vado io sono troppo preciso, rispettoso del codice della strada e che in città ci avrebbero preso in giro un po' tutti…
Mikhail ci fa conoscere altri motociclisti della città, insieme facciamo un giro per le parti più interessanti di Murmansk.
Chiedo a loro un'infinità di cose grazie a Silvia che mi fa da interprete: quello che mi colpisce di più non è tanto della temperatura invernale (che arriva a meno 20 gradi) ma il fatto che vivono per otto mesi completamente senza luce solare
Alla fine facciamo una foto di gruppo per ricordare il momento.
Il giorno successivo (7 agosto) si parte di nuovo.
Ci fermiamo solo un attimo per fare delle foto con la moto, vicino ad un cartello con scritta cirillico che indica Murmansk e poi via, alternando piccole pause per arrivare alle 21,50 a Medvezegork. Sono 820 km e li "sentiamo" tutti per le condizioni stradali non buone.
L'8 agosto mattina ci si alza presto e si parte per arrivare a San Pietroburgo città che giustamente è considerata la Venezia del Baltico.
Arriviamo nelle prime ore del pomeriggio e ci fermeremo due giorni.
Ovviamente diamo preferenza alle cose più importanti: la metropoli è stupenda ed io l'avevo già visitata molti anni fa.
In Hayabusa verso la Russia
Uno scorcio di San Pietroburgo
Il 10 agosto alle 8 partiamo da San Pietroburgo: il nostro obbiettivo adesso è di rientrare velocemente a casa dei familiari della mia compagna in Moldavia.
Viaggiamo fino alle 23,30 e arriviamo a Briansh.
La città è deserta e riusciamo a trovare velocemente un albergo, ma non ha il parcheggio per la moto.
Ci assicurano che si può metterla al pronto soccorso dell'ospedale pagando 2 euro al guardiano e cosi facciamo.
Il giorno seguente riprendiamo il viaggio: intorno alle 16,20 un poliziotto russo, nascosto dietro un cespuglio, ci prende con il radar nel momento in cui uscivamo da un distributore di benzina in accelerazione: mi ferma…
La solita prassi: passaporto, documenti moto e ci contesta i 20 km/h sopra il limite.
Pagata l'infrazione di 10 euro riprendiamo nuovamente il viaggio facendo molta attenzione alla polizia nascosta e pronta a colpire con i suoi rivelatori.
Continuiamo attraversando l'Ucraina e riposandoci nei pressi della sua capitale Kiev.
Il 12 agosto alle 12,15 siamo al confine Ucraina/Trasnistria e qui le solite lunghe burocrazie doganali: controlli, documenti da parte dei militi della Transnistria che si dimostrano sempre ostile verso chi passa tale confine… Ci controllano moto e bagagli e nel pomeriggio siamo a casa di Silvia: il contachilometri segna oltre 11.000km percorsi.
Rimaniamo lì fino al 28, alternando dei periodi di visita alla capitale Chisinau.
Il 29 agosto alle sette a malincuore salutiamo i genitori della mia compagna e ci avviamo verso il confine.
Tutto procede bene fino a quando, in una località della Transilvania, commetto un'infrazione al codice della strada.
Subito, come un lampo, al centro della mezzeria della via si materializza un poliziotto che mi ferma e mi contesta l'infrazione, mi ritira la patente e mi dice che me avrebbero spedita in Italia dopo sessanta giorni decurata di due punti.
Mezz'ora per spiegare le nostre motivazioni, mentre il militare scrive il verbale… Personalmente non ci speravo più, ormai la patente era andata e vedevo tutto nero e drammatico.
È ancora una volta la mia compagna Silvia che mi leva dai guai: assicura il poliziotto che paghiamo subito la multa, la sanzione è di 50 euro, gliene do 40 dopo essermi assicurato che i documenti sono al sicuro nel mio portafogli.
Come se non bastasse vengo avvisato di andare piano fino al confine, perché se avessi commesso un'altra volta l'infrazione per la quale ero stato fermato mi sarebbe stata ritirata la patente.
A tutto ciò assistono gli automobilisti romeni che applaudono e sorridono alle nostre spalle.
Tutto questo mi fa riflettere e mi spaventa un po': sto ancora più attento nella guida e soprattutto ai limiti di velocità.
Viaggiamo fino alle 20, è ormai buio e pernottiamo in un motel: siamo a circa 130 km da Oradea.
Il giorno 30 ripartiamo e, sinceramente, non vedo l'ora di lasciare la Romania (ogni volta che si attraversa, c'è sempre un problema…).
Adesso ci si mette anche la pioggia, ma fortunatamente dura soltanto un'ora, il tempo si rimette e viaggiamo l'intera giornata attraversando il resto della Romania, dell'Ungheria, dell'Austria per arrivare a Pontebba in Italia alle 18.
Il giorno 31 alle 14 siamo di nuovo a Roma: la vacanza è finita abbiamo attraversato dodici stati e percorso circa 14.500 km.
Un grazie particolare alla mia compagna Silvia che ha dimostrato ancora una volta grande tenacia e spirito di avventura, necessario per chi viaggia in moto.
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