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I viaggi dei lettori

Alla scoperta della Turchia

il 18/01/2007 in I viaggi dei lettori

I nostri lettori ci raccontano il loro lungo viaggio in moto dentro e fuori dai classici itinerari turistici, alla ricerca delle bellezze paesaggistiche e non che questo paese 'ponte' tra Europa ed Asia sa regalare ai viaggiatori più attenti

Alla scoperta della Turchia
I mille colori del Gran Bazar

di Arianna e Remo

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Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo redazione@motonline.com: lo pubblicheremo sul nostro sito.




Quest'anno la nostra scelta cade sulla Turchia. Sono anni che ci pensiamo e questa è la volta buona. Il mese di Luglio è carico di lavoro per noi, così scegliamo di raggiungere la nostra meta via mare. Ci imbarchiamo ad Ancona e dopo quasi 2 giorni di navigazione approdiamo a Cesme. Attraversiamo lo stretto di Corinto; è bellissimo con le pareti che si stagliano così verticali ed altissime lungo i fianchi del traghetto.
Arriviamo a Cesme alle 18.ma le lungaggini doganali ci trattengono fino alle 20, poi finalmente, dopo 80 km di autostrada arriviamo a Izmir dove pernottiamo.
Le ferie iniziano per noi solo ora, lasciamo Izmir (Smirne) che ritroveremo alla fine del nostro viaggio ad anello e cominciamo a percorrere la strada costiera che ci porta verso nord con la nostra moto. Il paesaggio è tutto ulivi e pomodori, il mare è meraviglioso.
Raggiungiamo Pergamo e visitiamo lo splendido sito archeologico sotto un sole caldo e un cielo che sarà azzurro per tutta la durata delle vacanze...in Turchia non esistono le nuvole...raggiungiamo anche il sito decentrato dell'Asklepion e ripartiamo.
Ci concediamo una pausa in una bella spiaggia pubblica con bar, cabine, docce e servizi, ci tuffiamo in un mare bellissimo ma inaspettatamente gelido e poi ripartiamo, raggiungiamo il sito archeologico di Troia e proseguiamo fino a Canakkale dove traghettiamo e ci godiamo il tramonto sui Dardanelli; pernottiamo a Eceabat.


La mattina costeggiamo il Mar di Marmara per arrivare ad Istanbul.
Qui il paesaggio è totalmente diverso, siamo immersi nei girasoli, solo qualche campo di orzo ogni tanto interrompe questo giallo infinito.
Ci vuole tutta la mattinata per raggiungere la periferia di Istanbul, poi inizia il bello.
Capiamo subito che in superstrada vige la legge del più forte. I Turchi guidano e sorpassano indifferentemente a destra o sinistra senza curarsi di chi sopraggiunge da dietro, chi è davanti decide, senza curarsi di usare mai la freccia e tu che arrivi li devi schivare.
Poi ci sono i pulmini strapieni di gente che ti si fermano davanti improvvisamente perchè sotto il cavalcavia c'è la fermata.
Arriviamo in centro alla città, a Sultanahmet, veramente sfiniti.
Ancora non ci siamo orientati che veniamo immediatamente inseguiti ed accalappiati da un vespista turco parlante Italiano, ci porta in un bell'albergo da suoi amici promettendoci una camera in pieno centro a soli 50 euro con colazione a buffet… Alla fine è tutto vero, ma naturalmente non manca la contrattazione.
Usciamo, attraversiamo la strada e ci troviamo di fronte alla Basilica Cisterna che è la prima cosa che scopriamo in questa splendida città, l'atmosfera di questo luogo è bellissima; un enorme cisterna romana con più di 300 colonne alte 8 metri che dall'acqua salgono a sorreggere bellissime volte in mattoni è valorizzata dalle luci soffuse e dalla musica che ci avvolge. Il tutto è nascosto sotto la piazza centrale.


Decidiamo di finire questa nostra prima giornata a Istanbul con una passeggiata fino al Gran Bazar, un enorme mercato coperto di 200.000 metri quadrati brulicante di persone, colori, odori.
Ci si può trovare veramente di tutto, tutti ti invitano a entrare nel proprio negozio, non c'e mai un attimo di tregua per i turisti.
E' immenso, ci si perde e si è inghiottiti da questa onda umana; si percorrono chilometri avanti e indietro. Dopo una cenetta in un bel localino dove il cameriere ci consiglia specialità turche davvero ottime ci concediamo un meritato riposo.
La mattina inizia nel migliore dei modi: colazione nella terrazza panoramica dell'albergo, la vista è splendida e comprende il Bosforo da una parte, S.Sofia e la Moschea Blu dall'altra...è la colazione in sè a cui proprio non ci abituiamo...pomodori, cetrioli, olive, uova sode, pane, miele,anguria e tè forte e caldissimo.


La nostra voglia di scoprire le bellezze di questa città viene saziata durante tutta la mattinata dal Palazzo del Topkapi, a dire il vero un insieme di palazzi e giardini ricchi in stili e decorazioni, ci armiamo di audioguida in italiano e perlustriamo questo posto per diverse ore, con i suoi tesori e l'harem.
Quanto sfarzo in questo luogo, residenza dei sultani ottomani per quasi 400 anni.
Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita di S.Sofia , basilica cristiana prima, poi simbolo dell'impero bizantino e anche poi moschea. I famosissimi mosaici che vediamo qui li abbiamo già visti su molti libri d'arte, ma come sempre dal vivo è tutta un'altra cosa.


La Moschea blu è immensa, le cupole maestose, le vetrate lasciano entrare una calda luce, i minareti sono sei: questa moschea e quella della Mecca sono le uniche due al mondo ad averene così tanti.
Visitiamo l'interno e l'esterno, compresi i giardini, e poco più in là la piazza che una volta era un ippodromo, l'obelisco di Teodosio, la colonna dei serpenti e la Fontana di Guglielmo II.
La mattina con un taxi, e non è una bella esperienza, raggiungiamo la Torre di Galata, è alta quasi 70 metri.


Il panorama è bellissimo su tutta la città , sul Corno d'oro e sul Bosforo. Foto di rito, poi torniamo a piedi, perdendoci in stradine non turistiche, tra le caratteristiche case a sbalzo.
Attraversiamo il ponte di Galata per soffermarci poi nel mercato delle spezie.
Il pomeriggio lo dedichiamo interamente a una gita in battello sul Bosforo, sospesi tra Asia e Europa con una guida che , in italiano,ci illustra tutti i palazzi ed i monumenti che scorgiamo sulle rive.
La mattina scegliamo di rinunciare al traffico terrificante del centro e ad attraversare il ponte sul Bosforo e in traghetto, in poco più di 15 minuti, raggiungiamo la parte Asiatica della città.

Ci dirigiamo verso la Cappadocia.
Questa per me sarà la tappa più dura.
Tutta la giornata sotto un sole cocente, alcuni tratti di strada in salita sono lunghe file di camion dai motori roventi da superare a passo d’uomo, niente ombra, una sete furiosa che ci obbliga a bere un litro e mezzo di acqua ogni volta che ci fermiamo.
Unico particolare curioso è che all’uscita dell’autostrada il casellante ci chiede se siamo italiani, al nostro "SI" esplode con un "CAMPIONI DEL MONDOOOO!!!!!".
Ridendo continuiamo, poi rientriamo in autostrada dalla quale usciamo senza accorgerci, senza altri caselli. Facciamo tappa anche al lago salato Tuz e finalmente nel tardo pomeriggio arriviamo a Goreme, nel cuore della Cappadocia.
La bellezza di questo posto è difficile da spiegare, quasi annoiati da chilometri di paesaggio sempre uguale, piatto ed arido, ci ritroviamo improvvisamente, dopo una curva, immersi in un’atmosfera e in un paesaggio da favola, la meraviglia è incontenibile, lo sguardo non sa assolutamente dove posarsi, ma è ormai sera e noi dobbiamo cercare un posto per dormire, a malincuore non ci concediamo nemmeno un attimo di pausa e rimandiamo tutto a domani. Pernottiamo a Goreme con una cifra assolutamente ridicola e decidiamo di fermarci 3 notti.
La mattina ci dirigiamo subito al Open Air Museum di Goreme, una vasta zona ricchissima di chiese rupestri, gemme incastonate nelle pareti di tufo, ricche di affreschi antichi, immerse in un paesaggio senza eguali. Veniamo avvicinati subito da Mehmet, una guida professionista che parla Italiano che si offre di accompagnarci alla scoperta di questo e di altri luoghi fantastici dispersi nei dintorni. Accettiamo e, con un’altra coppia di ragazzi italiani, seguiamo le spiegazioni di Mehmet.
A mezzogiorno ci porta a mangiare la Pide, tipica pizza turca farcita con carne trita e verdure: il posto è modesto, il prezzo davvero ridotto.
Nel pomeriggio ci accompagna in una scuola statale dove le ragazze imparano a tessere i tappeti a mano.
Lo stato turco, dopo il corso, fornisce a queste donne telaio e materiali per poter continuare il lavoro a casa, è un modo per combattere la disoccupazione ma anche per continuare nel tempo una tradizione antica da secoli.


Ci fanno vedere anche come filano i bachi da seta, come tingono i materiali e ci spiegano come diversi disegni siano legati a diverse zone del paese: è tutto molto interessante.
Raggiungiamo poi un punto panoramico sopra la Valle Dell’Amore, pinnacoli altissimi somiglianti ad enormi funghi si ergono sotto il nostro sguardo: la vista da qui è a perdita d’occhio.
Al tramonto raggiungiamo un punto panoramico, Ortahisar Belediyesi, e davanti a noi ammiriamo una splendida tavolozza di colori, le colline di tufo si tingono di rosa e crema somigliando sempre di più a un immenso soffice tiramisù, il cielo si tinge di rosso e giallo, e poi ci sono i verdi e i grigi che si confondono. E’ un quadro.
La sera raggiungiamo lo storico caravanserraglio di Saruhan.
Sulle vie delle carovane questi luoghi portavano cibo e conforto a uomini e animali.
Questo è bellissimo, è del XIII secolo, restaurato negli anni ’80 e con il suo tipico color ocra dorato sembra fatto di sabbia; al suo interno assistiamo alla cerimonia mistica dei Dervisci Rotanti.
Ci concediamo mezza giornata di pausa poi, nel pomeriggio, percorriamo la strada che da Urgup va a Mustafapasha, ogni posto è incantevole e ci godiamo il panorama fino al tramonto; in questo momento magico ci troviamo nella “valle dei camini delle fate”, il tufo qui prende la forma di torri, guglie, piramidi e coni sormontati da blocchi di roccia dura.
Pienamente soddisfatti rientriamo.
A malincuore lasciamo questo bellissimo posto, non senza vedere però Uchisar, un villaggio con un enorme picco di tufo scavato da decine di abitazioni.Si sale fino al castello posto sulla sommità di questo gigantesco groviera per godere dell’ennesima spettacolare veduta.
Proseguiamo fino alla città sotterranea di Kaimakli e la visitiamo ancora con l’aiuto di una guida in italiano.
Ci racconta che in tutta la Cappadocia le città sotterranee sono centinaia, scavate tra il VI e il X secolo.
Questa si articola nel sottosuolo scendendo di ben 8 piani, 5 visitabili, ogni piano ha le sue abitazioni, una cucina, un lavatoio, dispense, il tutto unito da un intricatissimo sistema di cunicoli strettissimi e di sistemi di aerazione, il tutto difeso da un ingegnoso sistema di chiusura.
Raggiungiamo la valle di Peristrema : il fiume Melendiz scorre tra due altissime e scoscese pareti di roccia dentro le quali si trovano scavate antiche chiese rupestri, dall’alto delle gole ci godiamo il panorama e poi scendiamo circa 400 scalini.
Ripartiamo.


Ci dirigiamo verso Sud, verso la Cilicia, ma lo facciamo senza consultare la cartina, solo guardando il sole, percorriamo così strade secondarie, siamo fuori da qualsiasi rotta turistica ma a noi piace così, ci ritroviamo immersi in un paesaggio rurale, un contadino scende dal suo trattore per aiutarci quando proprio non sappiamo più dove siamo e, in turco e a gesti, riesce a metterci sulla giusta direzione.
Il tempo qui sembra essersi fermato, i contadini lavorano ancora tanto la terra a mano o con l’aiuto degli animali.
Visitiamo il bellissimo Monastero di Nidge, complesso di edifici scavati a più piani nel tufo, poi ci portiamo verso Erdemli dove pernottiamo.
Questo tratto della costa cilicia è probabilmente molto frequentato dal turismo locale, non mancano gli alberghi, le spiagge, ma i prezzi, riportati a noi, sono veramente minimi.
Il mare qui è pieno di tartarughe

La tappa di oggi è di trasferimento, ma si svelerà bellissima e interminabile. Vogliamo raggiungere Side, ad occhio e croce dovrebbero essere circa 300 Km , il bello è che scegliamo di fare la costa per goderci il mare.
La strada è un continuo susseguirsi di curve e di saliscendi, sale a picco sul mare, poi si porta all’interno, tutto intorno è un’immensa pineta che lascia il posto solo a coltivazioni e serre con palme da banana.
I coltivatori espongono le loro bancarelle lungo la strada, ci fermiamo e ci sediamo a mangiare banane e fichi d’india, serviti già puliti, c’è anche chi cuoce enormi piadine. Il mare è smeraldino, a un tratto scorgiamo la mole del castello di Mamure.
Proseguiamo e, dopo aver superato la moderna e turistica Alanya, giungiamo a Side e ci fermiamo per qualche giorno.
Quello che colpisce subito di Side è l’assoluta mescolanza tra antico e moderno: edifici greco-romani e bizantini sono completamente inglobati negli edifici nuovi e nel traffico, camminando lungo i marciapiedi si calpestano mosaici che dovevano essere stati bellissimi, ci si può sedere ovunque su una colonna o su un capitello.
Tutto il patrimonio archeologico qui corre sicuramente grossi rischi.
Sulla spiaggia le spoglie di due templi greco-romani sono affiancati dall’entrata di una discoteca, immersi nei tavolini di bar e ristoranti.
Per noi è pura follia, è come se uno pensasse di aprire un fast-food nel foro romano a Roma.
Solo una parte del patrimonio è protetta, come il Teatro romano, l’Agorà e c’è un bellissimo museo, ma molto è lasciato al traffico o alle sterpaglie.
La sera la vita di Side è vivace di locali, negozi, musica e bancarelle, la cittadina è completamente illuminata e quello che è bello di giorno la sera è ancora più affascinante.
Anche la spiaggia è viva di suoni e spettacoli.
In questo giorno dedicato completamente al relax scopriamo che il mare non è solo bellissimo ma anche caldissimo, sembra di tuffarsi in una vasca da bagno , non verrebbe mai la voglia di uscire.
Questa è una zona molto frequentata dal turismo nord-europeo. I negozi sono prevalentemente di oreficeria e abbigliamento.


Lasciamo Side un po’ di malavoglia e proseguiamo lungo la costa fino a Cirali, qui di stranieri non ne esistono, capirsi è un po’ un’impresa, ma poi riusciamo a ben sistemarci in un alberghetto dove uno dei figli del gestore parla un po’ di inglese.
Il pomeriggio lo trascorriamo nell’affollatissima spiaggia dell’Olimpo dal mare trasparente.
La sera ci preparano un’ottima cenetta turca e poi ci apprestiamo a fare l’escursione per la quale siamo giunti fino a qui: la visita alle Chimere.
E’ un’escursione notturna, ci si va con il buio, armati di torcia e di scarpe comode.
Ci si deve arrampicare sulla montagna per circa un km, lungo un sentiero sterrato ben tenuto ma senza illuminazione e a tratti è a gradoni.
Ne vale sicuramente la pena: si approda in un paesaggio surreale, fiammelle eterne, alimentate da sfiati di metano escono dalle crepe della terra, lingue di fuoco che non si esauriscono mai sembrano creare un luogo dai rituali antichi ed eterni.
Lasciamo Cirali per tornare nella caotica Antalya, che attraversiamo velocemente, e prendiamo la via verso Pamukkale.
Il caldo è intenso e proprio non resisitiamo dal fermarci in una delle numerosissime bancarelle di angurie.


L’ospitalissimo omino ci fa sedere e ci porta un intera anguria già pulita e tagliata a fette, non ne avanza nemmeno un pezzettino, lo ringraziamo, scattiamo una foto ricordo, e lui ci chiede 1 Euro.
In serata arriviamo a Pamukkale, al primo semaforo un ragazzo ci ferma e ci offre una camera di albergo a prezzo modico, accettiamo e ci troviamo bene.
La giornata è completamente dedicata alla visita di Pamukkale e al suo fantastico “Castello di cotone”. Qui sorgenti termali di acque calcaree, a 35°C, nel corso dei secoli hanno formato una serie di vasche naturali sul fianco di una collina, bianche come la neve, l’acqua scende scorrendo da una vasca all’altra e vi sono anche cascate pietrificate di lucenti stalattiti.
Con il sole questo posto diventa abbagliante ed è impossibile rimanere senza occhiali scuri.
La visita si fa rigorosamente a piedi nudi, anche il bagno è piacevolissimo.
Ma Pamukkale conserva anche uno stupendo sito archeologico con tanto di museo, monumenti di epoca greco-romana, un teatro, vestigia bizantine e una vasta necropoli con più di 1200 tombe.
Decidiamo di dedicare qualche giorno al mare e al riposo così, superata Aydin, ci portiamo verso Kusadasi. Qui riposiamo, la spiaggia è ben attrezzata e il lungomare pieno di localini, inoltre da qui si può partire per escursioni giornaliere ai siti archeologici di Priene, Mileto e Didyma.
Lasciamo Kusadasi per portarci verso Cesme, il nostro viaggio è quasi finito, ma la tappa d’obbligo lungo la strada è Efeso.


Questo è sicuramente il sito archeologico più esteso e meglio conservato che abbiamo incontrato, ma è anche quello maggiormente sfruttato dal turismo, ci sono orde di turisti che affollano ogni angolo.
Nulla, però, toglie l’incanto e la magia da questo luogo: camminiamo per ore sotto il sole caldissimo e ci gustiamo soprattutto la bellissima Biblioteca di Celso, il Teatro, le terme, i lunghi viali lastricati, le botteghe, le fontane, le case piene di affreschi e mosaici dei ricchi signori, ma non dimentichiamo la Chiesa di Maria Vergine e la sua casa.
Completamente appagati continuiamo il nostro ritorno verso Cesme.
Decidiamo di trascorrere i nostri ultimi giorni di vacanza sulla costa, in una penisola che si estende per circa 80 Km a nord di Cesme, percorriamo il lato Est, la strada è tutta curve, a picco sul mare, ricca di scorci mozzafiato sull’acqua cristallina. Ci fermiamo a Karaburun: Qui nessuno parla inglese, non sappiamo proprio come comunicare con i gestori dell’albergo; i turisti sono esclusivamente Turchi.
Alla fine la ragazza della reception telefona a un suo amico che parla inglese e ci fa da tramite. Il mare è davvero bello ma anche gelido.
Il paesino è tipico di pescatori, il mercato affollatissimo. Andando via percorriamo la penisola lungo il lato occidentale e da questa parte il paesaggio è quasi lunare, piatto, brullo e grigiastro.
Arriviamo a Cesme e chiudiamo l’anello del nostro viaggio.
Anche questa cittadina balneare non è affatto male, è vivace, affollata e ben attrezzata per i turisti, il mare è bello e caldo, ma per noi è ora di tornare a casa…arrivederci Turchia, e grazie per l’ospitalità.

Arianna e Remo - Terno d’Isola (BG)

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