I viaggi dei lettori
Diario di viaggio: Spagna e Portogallo
La lunga estate calda di Lele, Chicca e Priscilla (la moto...): racconto di un viaggio attraverso la Penisola iberica, dai Pirenei a Lisbona, dall'Andalusia a Barcellona. Nella gallery l'album fotografico
di Francesca Fenucci (Chicca)
domenica 10 agosto 2003
Io, Lele e Priscilla (la Honda VFR 800 di Lele) partiamo da Jesi (Ancona) alle 6.15 di mattina. Lunga tirata in autostrada A14 fino al confine con la Francia, purtroppo il sonno ci ha costretto a fermarci spesso. Attraversiamo la Costa Azzurra con un caldo allucinante, infatti spendiamo quasi niente per mangiare, una fortuna per bere, poi l’acqua in Francia costa a peso d’oro!!
Attraversiamo le città di Toulon, Marsiglia e facciamo tappa nella bellissima Aix-en-Provence, dopo ben 950 chilometri.
lunedì 11
Dopo aver fatto colazione alla francese con croissant e café au lait, ci rimettiamo in viaggio. Lele, prima di lasciare l’hotel, si accorge che il livello dell’acqua di raffreddamento è molto basso, per cui ci dobbiamo trovare un’officina aperta. Ci rivolgiamo all’officina Yamaha di Aix, una sala chirurgica come l’ha definita Lele, felice di aver risolto il problema in un batter d’occhio e pure gratis (“Non siamo in Italia” è stata la battuta del meccanico dopo averci detto che non avrebbe voluto una lira, simpatico il francese, eh??).
Facciamo un giro tra le vie strette strette della dolcissima Arles, nel parco naturale della Camargue e a Montpellier. Poi lunga tirata fino a Carcassonne dove c’erano 42° (vi ricordate il caldissimo lunedì 11???), da squaglio insomma, tuttavia riusciamo a farci un paio di foto con la citè, la città vecchia, l’unico particolare per cui questa cittadina è famosa.
Scappiamo a tutta birra da questo caldo folle e ci dirigiamo verso i Pirenei, convinti che lì sarebbe stato più vivibile, ed avevamo ragione. Ci fermiamo a Foix, dove dormiamo all’ostello della gioventù accolti da un tipo molto particolare e simpatico. Il posto è degno di nota per l’ordine e la pulizia. La cittadina è piccola, ma vivace e piena di localetti dove mangiare e bere. Serata molto piacevole in giro a piedi per il centro particolarmente suggestivo. E almeno si stava un po’ freschi!
martedì 12
Dopo una lunga chiacchierata mattutina con una signora di Parigi, almeno 55enne, che col figlio si stava facendo un giro di una settimana sui Pirenei, ognuno con la propria moto (lei a bordo di una R1!!!), ci rimettiamo in viaggio.
Lungo trasferimento per arrivare alla costa. Il caldo furioso e la fame di Lele ci ha fatti fermare in un autogrill enorme dove, dopo 10 minuti, sbarcano 5 jesini nostri amici diretti anch’essi al mare. Che coincidenza pazzesca! Questo incontro, insieme a quello di una coppia di Torino reduce dal nostro stesso giro, ci ha fatto prolungare parecchio la sosta, e l’entusiasmo ci ha fatto pure riprendere l’autostrada nella direzione opposta a quella dovuta... ma poi tutto si è risolto tranquillamente. Dopo pochi chilometri il caldo, ormai assolutamente insopportabile, ci costringe a togliere le tute e optare per i cari vecchi jeans, che hanno scatenato un sollievo indescrivibile!!! Finalmente i Paesi Baschi. Arriviamo sulla costa e subito ne abbiamo un’ottima impressione. Biarritz (Paesi Baschi francesi) è bellissima, San Sebastiàn (Paesi Baschi spagnoli) altrettanto, ma meno signorile. Qui non troviamo neanche l’ombra di un buco dove andare a dormire, per cui ci dobbiamo a malincuore allontanare. Con estrema fatica, troviamo una habitaciòn da “Esther” (C/ Urdaneta 15, €20) a Zarauz, un’accogliente località balneare a 25 km da San Sebastiàn, piena di gente, che vanta un suggestivo centro storico e un bellissimo lungomare. Usciamo a cena affamatissimi e stanchi morti. Io ho provato le famose tapas, ma mi sono resa conto della fregatura visto che mangi poco e spendi una cifra! Serata deliziosa, e domani si va in spiaggia!
mercoledì 13
La mattina inizia con l’acquisto del costume di Lele, il quale, sapendo di andare in ferie al mare lascia il costume a casa naturalmente! Dopodiché via in spiaggia. La spiaggia è lunghissima, e noi ci piazziamo vicino a “culetto d’oro”, un tipo con il perizoma che ci fa sbudellare sul serio. Per andare a fare il bagno bisogna prendere l’autobus, però una volta in acqua ci divertiamo a giocare con le onde. Dopo la pausa pranzo (ottime tortillas!) la spiaggia si è già accorciata del 50%, dopo un’oretta non c’è proprio più, scomparsa sott’acqua, un fenomeno incredibile. Facciamo un salto a vedere un branco di ragazzi/e che si tuffano da punti altissimi, un giretto per il centro e ci andiamo a schiantare un po’. Prima di cena facciamo una tappa in piazza che brulica di mondo, c’è un sacco di gente. A cena spendiamo poco, mangiamo i loro tipici platos combinados, e conosciamo alcuni ragazzetti simpatici del posto… Grazie a loro la serata prende una svolta fantastica. Facciamo una passeggiata sulla spiaggia che, nel frattempo, è ricomparsa, e tiriamo fino a tardi facendoci grasse risate. Ci vediamo pure una specie di film con un papà che cercava disperato il figlio scomparso, alla fine happy-end... bella giornata!
giovedì 14
Giornata della disperazione.
Da Zarauz tutti contenti ci dirigiamo a Bilbao proseguendo per la costa prima di scendere verso la città basca. Una volta a Bilbao la città ci piace, a me molto a Lele un po’ meno per il traffico pazzesco. Comincio a cercare da dormire nel casco viejo, il suggestivo centro storico della città dove l’indomani sarebbe iniziata la Semana grande, la festa più grande di Bilbao... neanche l’ombra di una camera. Usciamo dal lì, proviamo in centro, neanche per idea: in tutta la città non c’è un posto libero per dormire a costi umani. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che sia il Guggenheim che la festa sarebbero saltati, ce ne dobbiamo purtroppo andare.
Da Bilbao tiriamo fino a Santander. La città è bellissima, sia la zona alta che quella balneare, un bel porto e un sacco di vita. Idem come sopra, non si trova un letto neanche scalcinato, niente di niente, “Completo”, è questa l’unica risposta che mi sento dare nelle 100 pensioni e hostales dove vado a sentire, insomma, che giornata orribile, eh? Cominciamo a essere stanchi e disperati, ma la forza ci fa continuare a cercare a tappeto in tutti i santi paesini che incontriamo, specie a Sant Vincente de la Barquera che è particolarmente bello, fino a trovare una camera all’hostal La Torre (€33), a Unquera - un piccolo villaggio di poche anime al confine tra la Cantabria e le Asturie - alle 22.40!!
La signora della pensione però è stata troppo forte e gentile, la voglio menzionare perché mi ha fatto un bel sorriso vedendomi entrare e mi ha tirato su di morale. Andiamo a cena in un bar dietro la pensione, dopo essere scappati dal ristorante del paese che era decisamente troppo caro per noi. Buona notte.
venerdì 15 - Ferragosto
Giornata difficile. Praticamente voliamo sulle Asturie, dove il panorama è davvero notevole: montagne altissime e rigogliose da un lato, mare blu e piccole baie dall’altro. Dopo un giro a Gijon, che non ci sembra un granché, andiamo verso Salinas per pranzo, ma lì, per colpa di una mia piccola distrazione, perdo la mia dorata papalina e la sconforto prende il sopravvento. Piango moltissimo... Mi consolo solo a Cudillero, un porticciolo meraviglioso, un paesino da sogno dove ci fermiamo a pranzo ed io mi pappo degli ottimi calamares. Da poco più avanti, iniziamo a cercare da dormire. La storia si ripete: completo dappertutto; entrambi cominciamo ad avvertire che il problema si sta per riproporre. Allora, da persone intelligenti, decidiamo che sarebbe inutile continuare a sbattersi in un posto che non ci piace neanche moltissimo. Inoltre dà l’impressione di voler tenere lontani i turisti. E’ degno di nota, però, il modo in cui versano la sidra (un vino bianco), da una distanza di almeno un metro verso il bicchiere che tengono in basso nell’altra mano.
Alla fine dormiamo a Lugo. La città è molto bella, la cattedrale in centro in particolare, ed è circondata dalle mura. Trascorriamo una serata carinissima, soprattutto perché siamo praticamente soli visto che in città non è rimasto quasi nessuno. Alla fine bello!
sabato 16
Proseguendo verso l’oceano, entriamo in Galizia e raggiungiamo la splendida Santiago de Compostela, in compagnia di un sacco di pellegrini che ci arrivavano a piedi. Io faccio un giro per il centro della cittadina, in chiesa e mi ricompro pure la papalina (anche più carina di quella perduta!) al mercatino.
Da Santiago, facciamo un bellissimo tratto lungo la costa per raggiungere Cabo de Finisterre, il punto più estremo dell’Europa: un posto mozzafiato, dove l’oceano mostra tutta la sua potenza. Poi una giornata bellissima rendeva tutto più bello!
Dopo aver fatto un giro al faro e qualche foto, scendiamo a Corcubiòn, un paesino di pescatori troppo carino dove pranziamo (ai nostri soliti orari strani, oggi erano le 4 di pomeriggio). Poi, seguendo i consigli di un signore conosciuto a Finisterre, andiamo a cercare una camera a Vigo. Con una botta di fortuna, che ogni tanto capita pure a noi, troviamo con facilità una stanza. Poi Lele ha deciso che qui avrebbe trovato un tetto anche a Priscilla, poco ispirato dalla città e tutti i suoi pseudoparcheggiatori. Dopo aver messo la moto in un parcheggio sotterraneo e visto che il pranzo tardo teneva ancora in forze, decidiamo di saltare la cena e fare direttamente bisboccia, con i risultati tipici di una scelta del genere... Degno di nota il pub-stazione ferroviaria.
domenica 17
Lungo trasferimento lungo il Portogallo, preferendo la strada costiera fino a Porto (nella foto), dove ci fermiamo a mangiare un panino (decisamente poco veloce).
Dopodiché, cerchiamo invano di uscire dalla città, complicatissima e piena di lavori in corso, fino ad aspettare che una pattuglia della polizia finisse di sequestrare un’auto per farci accompagnare fino al casello dell’autovia.
Da Porto, che non ci ha fatto una bella impressione, è iniziato un viaggio allucinante e pallosissimo in autostrada fino a Lisbona, soprattutto per la maniera riprovevole in cui guidano i portoghesi... tremendi, si tamponano come sugli autoscontri lungo la corsia di sorpasso dell’autostrada! Finalmente arriviamo a Cascais, una località troppo carina, ma trovare una camera qui sembrava un’ipotesi assurda. Vuoi i costi di una cittadina di lusso, vuoi la data poco favorevole, troviamo una camera senza finestra a Estoril (Pensao “Costa”, €25) anche stasera non prima delle 23. Alle 23.30 ci sediamo in un ristorantino di Cascais dove mangiamo bene (io un ottimo pesce) in compagnia di una coppia simpatica/strana di turisti londinesi con tanto di fuochi d’artificio come coreografia. Anche stasera cotti sfiniti, un giretto per il centro e una bevuta finale e via a nanna.
lunedì 18
Dopo una volata per le vie di Lisbona, attraversiamo il ponte Vasco de Gama (che fa un certo effetto), e ci troviamo di fronte una specie di deserto. Dalla capitale portoghese fino all’Algarve è stata un’esperienza molto interessante, soprattutto dopo aver optato per una “scorciatoia” per arrivare più velocemente a Sagrès. Oltre a soffrire un bel po’ di mal di fondoschiena per la pessima qualità del fondo, ci vediamo parecchi paesini tipici portoghesi tutti bianchi con tanto di vecchietto davanti la locanda che dorme saporitamente. Ci hanno colpito gli alberi ai quali viene tolta la corteccia per almeno un metro dal basso, poi la parte di tronco che resta scoperta viene colorata di rosso terra bruciata, ancora qualcuno ci deve spiegare che diavolo ci fanno... L’arrivo a Sagrès provoca un’allegria immensa, Cabo de Săo Vicente anche di più!!! Un posto meraviglioso che, sommato a Finisterra, ci fa sentire che stiamo facendo qualcosa di veramente forte!
Soddisfatti, infatti, ci mangiamo un bocadillo a Sagrès, prima di affrontare la fatidica ricerca di una camera. Dopo aver battuto a tappeto Cabo da Rocha, Portimão e altro, ritorniamo a Lagos e troviamo posto alla Pensao “Sol a Sol” (Rua Lançarote de Freitas, 22 - €55 con colazione): un posto a conduzione familiare carino, pulito, proprio a un passo dal centro della vita di questa graziosa e vivacissima cittadina (consigliabile). E poi la serata fuori con la consapevolezza di non dover ripartire subito il giorno dopo ci mette di buonumore, infatti ci divertiamo!
martedì 19
Finalmente al mare!
Un giretto mattutino al centro per comprare il cappello (Lele) e un paio di infradito (io) e via al mare. Troviamo una bella caletta non troppo affollata (per quanto lo possano essere, comunque) e, con un po’ di coraggio, ci tuffiamo alla grande in quell’immensa e ghiacciata meraviglia: acqua fredda, trasparente e salatissima, uno splendore!
Lì vicino a noi un ragazzino di non più di 10 anni con arpione, pinne, maschera e tubo è entrato in acqua 4 volte e ogni volta ne è uscito con un polipo bello grosso. A quale scopo? Venderli.
Dopo uno schianto e una bella doccia, via per un’altra bella serata. Andiamo a mangiare da “Gilberto” dove conosciamo 2 coppie di nomadi come noi coi quali trascorriamo il resto della serata con grasse risate e qualche bicchierino di Porto in più. Bello!
mercoledì 20
Oggi ancora mare, olé! Malauguratamente per Lele, anche oggi si va in spiaggia. Stiamo praticamente sempre in acqua visto il caldo folle che fa. Di ritorno ci guardiamo un po’ di negozietti particolari che caratterizzano Lagos, schianto e doccia come sopra, poi via per l’ultima serata in Portogallo. Stasera, per spendere un po’ meno, optiamo per una pizza (e poi ogni tanto ci vuole, no?) e facciamo strabene, perché è ottima. A nanna presto, domani si riparte. Buonanotte.<