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I viaggi dei lettori

Diario di viaggio: Tunisia-Sahara

il 29/05/2003 in I viaggi dei lettori

L’indimenticabile e magica esperienza di un viaggio nel cuore del deserto tunisino.  Il gruppo era  formato da 12 moto e 8 fuoristrada

Diario di viaggio: Tunisia-Sahara

La Tunisia è uno dei paesi del Nord Africa più ricco e organizzato a livello turistico. La sua natura forte e prettamente sahariana offre il terreno ideale a tutti coloro che vogliano intraprendere unviaggio offroad in Africa, soddisfacendo anche il più “navigato” dei viaggiatori sahariani.
Il gruppo di questo viaggio, formato da 12 moto e 8 fuoristrada, è guidato dallo staff di Dimensione Avventura, un’associazione che riunisce in tutta Italia appassionati di viaggi avventura e del vivere outdoor a 360°, che con i loro due Iveco 4x4 d’assistenza aprono e chiudono il gruppo, per poter essere sempre operativi in brevissimo tempo.


La traversata in nave iniziata da Napoli termina in una volata a Tunisi e, svolte le ormai veloci formalità di dogana, eccoci subito “on the road” con il rombante gruppo a scorrazzare per le vie della capitale. L’avventura non si fa aspettare ed ecco che dopo appena 150 km di asfalto arriviamo presso il minuscolo insediamento di Le Kef… da qui inizia la lunga pista che ci accompagnerà fino al profondo sud del paese, fra le dolci dune del Sahara. L’eccitazione fra i partecipanti è al massimo e subito iniziamo a guidare le nostre moto sulla pista che si snocciola fra alture coltivate e immensi pianori.

Si scende verso sud seguendo un itinerario che costeggia il confine algerino per molte centinaia di km superando fantastici canyon che l’acqua ha creato in millenni di duro lavoro, viste le scarse precipitazioni a queste latitudini. Spesso si transita in lunghi tratti di oued, ossia letti di fiume in secca che hanno la caratteristica di avere il fondo formato da sabbia e sassi, quindi l’impegno nella guida è al massimo ma la sforzo e la fatica a procedere sono ricompensati con scenari veramente unici nel loro genere. A ridosso di una catena di montagne ricche di minerali e dai colori sgargianti, dobbiamo letteralmente ricostruire un tratto di pista spazzato via dalla furia delle acque piovane. Ma non ci arrendiamo ed ecco, allora, una lunga catena di braccia che si passa grossi massi con i quali, metro dopo metro, la pista riprende forma. Dopo circa 3 ore e con un discreto sforzo collettivo si riesce a colmare la voragine che impediva l’avanzamento, ma la stanchezza passa velocemente appena si stappa qualche bottiglia per brindare all’ottimo lavoro! E’ incredibile la velocità con la quale si possano stringere legami di amicizia in queste situazioni…



Alla fine del terzo giorno ci troviamo nel tardo pomeriggio a superare una vallata caratterizzata da numerosissime colline dalle bizzarre forme e ricche di fossili. Durante le soste tecniche tutti ne approfittano per cercare il proprio piccolo “tesoro” formato da una millenaria conchiglia o da una ammonite. Ma il tempo è tiranno e dobbiamo terminare questo tratto di pista entro sera, quindi proseguiamo la guida superando, una per una, queste colline con un sole rosso fuoco all’orizzonte che crea non pochi problemi di visibilità ma ripagandoci, allo stesso tempo, con uno scenario da favola e con un cielo cha sfuma da un giallo pallido a un rosso intensissimo! Colori d’Africa!
L’oasi di Tamerza è un gioiello incastonato in mezzo a spettacolari canyon e con un fitto palmizio all’ombra del quale è piacevole riposare dopo le fatiche in moto dei giorni passati. In questa piccolissima oasi di montagna, primo luogo “civile” incontrato dopo 3 giorni di ininterrotta pista, gustiamo alcuni piatti tipici del luogo come il prelibato cous cous d’agnello oppure il gustosissimo Brik, una sorta di frittata con dentro tonno e prezzemolo… Il viaggio è anche vivere le usanze del luogo e noi non ci tiriamo mai indietro!! La serata si conclude chiacchierando davanti a un bollente thè alla menta che ci scalda l’animo e il corpo… anche perché a ottobre la temperatura esterna sfiora i +5° di notte…

Il giorno dopo riprendiamo il cammino scendendo dall’alto della montagna e rimaniamo estasiati davanti al panorama improvviso dello Chott el Gharfsa, un lago salato contornato dalle dune dorate del Sahara. Alla vista della pista sabbiosa non stiamo più nella pelle e subito ci tornano in mente le scene viste per anni in TV della Parigi-Dakar, la corsa africana per eccellenza… ma questa volta i protagonisti siamo noi e allora… via a guidare su e giù per le tanto agognate dune del deserto!!! Durante i primi km ognuno di noi combatte la sua battaglia personale contro la sabbia dato che condurre la moto su questo terreno richiede uno stile di guida particolare, ma dopo qualche km subito si apprendono i piccoli trucchi per procedere con tranquillità e godere di questa natura con panorami da mille e una notte.
Di duna in duna arriviamo presso un posto più unico che raro e non illustratoci nel normale briefing mattutino dallo staff dell’organizzazione… quindi una vera e propria sorpresa per noi!!



In pratica dopo il superamento di una enorme duna, durante il quale non pochi sono stati gli insabbiamenti dei mezzi, ci troviamo di fronte a uno strano villaggio immerso nella sabbia con casupole a forma di igloo e delle grandi antenne alte più di 3 metri… Ci avviciniamo con i nostri mezzi lentamente cercando di capire cosa sia… e arrivati in prossimità delle prime abitazioni scopriamo con stupore che si tratta niente poco di meno che del set cinematografico dell’ultimo film Guerre stellari! Trascorriamo un paio d’ore a visitare questo villaggio, ora abbandonato, cercando di ricordarci le scene del film che hanno girato in questi luoghi. Non capita certo tutti i giorni di mangiare un panino sotto le antenne radio del villaggio dove è nato il protagonista di Star Wars!
Usciti dal villaggio riprendiamo il cammino lungo la pista che avanza fra le dune per arrivare alla mitica oasi diNefta con il suo palmizio più esteso della Tunisia, ma la attraversiamo velocemente per seguire la pista che ci condurrà subito nel grande lago salato Chott el Djerid. Attraversiamo questa immensa distesa di sale avendo sempre all’orizzonte il magico fenomeno dei miraggi che qui si realizzano in maniera perfetta. Troviamo relitti di auto del Rally di Tunisia rimaste intrappolate dalla morsa dell’insidioso fango salato e quindi tutti noi procediamo lungo la pista principale stando ben attenti a non uscire dal tracciato, per non incappare in vere e proprie pozze di sabbie mobili! La pista con fondo duro si alterna a tratti di superamento di dune molto accattivanti e ci si ritrova a guidare fino al tramonto senza avvertire il minimo segno di stanchezza, per quanto siamo presi dalla guida e dallo scenario sempre diverso che si attraversa.

I campi nel deserto meritano da soli un viaggio… la magia del manto stellato e l’aria allegra che si respira seduti tutti insieme intorno a un fuoco, sono emozioni indimenticabili e irripetibili. Riuniti in compagnia di una buona grappa, ognuno di noi racconta della sua piccola avventura quotidiana e trasmette agli altri la propria esperienza personale nella quale si possono trovare dei suggerimenti e “dritte” per affrontare meglio il percorso del giorno dopo… sembriamo una grande famiglia ma ci conosciamo solamente da 5 giorni!
La seconda oasi principale dove sostiamo per la notte è Douz, presso il campeggio “Desert Club” gestito da un nostro connazionale e punto di ritrovo di tutti i viaggiatori sahariani in transito nella zona. Facciamo conoscenza con molti altri motociclisti di varie nazionalità e passiamo molte ore ad ammirare, a turno, le proprie moto e le relative migliorie apportategli per affrontare le piste desertiche. I centauri germanici, come sempre, si presentano come i meglio equipaggiati e preparati per questi tipi di viaggio. La serata si conclude tutti insieme a cena presso il famoso ristorante di Ali Baba’ e il suo cous cous da favola! Questa sì che è vita…!



Il giorno dopo, fatto il tagliando di dovere ai mezzi, siamo pronti per il grande salto verso il sud del paese, verso il nulla. Arriviamo nei pressi della piccola oasi di Sabria e appena usciti dal suo palmizio ecco l’impatto forte con l’immensità del Sahara… davanti a noi una mare di dune e nulla più! Giuseppe e Maurizio, capogruppo del viaggio, davanti alla nostra domanda “… E ora che direzione prendiamo?” sorridono bonariamente rispondendo “Puntare 180°… direzione Timbain”! Detto questo, accendono i loro Iveco 4x4 e pian piano si addentrano nelle “onde di sabbia” cercando la traiettoria migliori per non rimanere insabbiati. Ci guardiamo un po’ titubanti dato che uno spettacolo così inusuale incute un certo timore, anche se avevamo avuto già esperienza di dune nei giorni passati… ma non fino a questo punto! Siamo veramente in pieno deserto! Partiamo uno alla volta cercando si seguire le orme lasciate dai camion d’assistenza e notiamo con soddisfazione che, in fondo, non è poi così difficile guidare su una distesa di dune… anzi, risulta molto più facile che sulle piste tracciate.




Indubbiamente questo percorso è uno dei più affascinanti che si possa affrontare in Tunisia dato che attraversa le propaggini est del grande mare di sabbia del Grand Erg Orientale. La media di percorrenza si abbassa subito intorno ai 3 km/h e molte sono le insabbiature dei mezzi, sia moto che 4x4. Tutti i partecipanti si aiutano gli uni con gli altri per tirarsi fuori dalla morsa di sabbia e a volte i motociclisti avanzano faticosamente per via della particolare sabbia finissima che si è formata all’interno delle dune. I mezzi che procedono in questo scenario, visti da lontano sembrano tante formichine che affannosamente avanzano fra i vari ostacoli naturali ma… non siamo forse qui per questo?
Dopo due giorni e 40 km (!) più avanti arriviamo sotto un altro cordone di dune ben più alte e mastodontiche di quelle che abbiamo superato fin’ora. Decidiamo, allora, di trascorrere la notte in questo angolo di paradiso per assaporare meglio la magia del deserto e ascoltare il suono prodotto dal vento che scorre fra i granelli di sabbia. La grappa intorno al fuoco fa da contorno alle risate e ai balli improvvisati e alla fine, quando rientriamo nelle tende, siamo tutti abbastanza “euforici”!!

Il giorno dopo navighiamo nell’Erg alla ricerca di un passaggio alla portata dei nostri mezzi, ma per ben due volte ci infiliamo in corridoi di dune ciechi, ossia sbarrati da veri e propri muri di sabbia, praticamente insormontabili. Si decide allora di indietreggiare un poco verso una zona più dura cercando di aggirare l’Erg, manovra questa dimostratasi valida anche se molto più lunga. Passando di duna in duna arriviamo finalmente alla vista della mitica montagna di Timbain, dopo 3 giorni di viaggio e fieri delle difficoltà superate durante il percorso.
Il brindisi sopra la collina, stranamente solitaria e immersa in un vero e proprio mare di dune, rappresenta per tutti una conquista personale e decidiamo di solennizzare l’arrivo lasciando a ricordo un messaggio, firmato da tutti i partecipanti, dentro la stessa bottiglia di spumante usata per il brindisi, debitamente fissata a terra con delle pietre … chissà se la prossima volta la ritroveremo ancora lì! Anche qui troviamo molti fossili e addirittura numerose foglie di alghe inglobate dentro le rocce della collina. Uno scenario maestoso dove ci si rende conto della “nullità” dell’uomo di fronte alla potenza della natura e si vorrebbe che certi momenti non finissero mai…



Ripartiamo da Timbain con molte difficoltà dato che la rotta che ci eravamo prefissati risulta inattuabile per via della direzione delle dune contraria al nostro cammino e cambiata dal forte vento di sabbia levatosi qualche giorno prima. Decidiamo di effettuare un taglio verso nord-est cercando di guidare in zone con dune più basse e più facilmente superabili dai mezzi. Si procede di duna in duna per tutto il giorno scattando foto e provando le particolari emozioni della guida in moto stando immersi in una natura selvaggia e forte. Arriviamo in serata presso l’ incantevole oasi di Ksar Ghilane con il suo laghetto di acqua sulfurea a 30° che ci vede protagonisti di un vero e proprio assalto! Per un paio d’ore rilassiamo i nostri muscoli martoriati all’interno dello specchio d’acqua, galleggiando come palle! Sostiamo un giorno in quest’angolo di paradiso per riparare i guasti ad alcuni dei nostri veicoli provocati dagli “incontri un po’ troppo ravvicinati” con delle dune e per fare visita a un secolare fortino romano distante qualche km dall’oasi.
La prossima tappa è ancora più a sud, verso l’importante stazione petrolifera di El Borma dove arriviamo seguendo le tappe del famoso Rally di Tunisia, molto tecniche e bellissime dal punto di vista naturalistico dato che la gara sfrutta vecchie piste abbandonate dove è difficilissimo incontrare altri equipaggi e anche gli stessi locali.
El Borma è una grande zona di pozzi petroliferi, immersa in un mare di dune ma letteralmente industriale. Si presenta davanti ai nostri occhi una vasta distesa sabbiosa piena di tubi di tutte le dimensioni, variopinti barili di petrolio e moltissimi mezzi abbandonati. E’ un contrasto stridente fra la maestosità del deserto e lo scempio ambientale operato dall’uomo per ricavarne guadagni, non curandosi dell’inquinamento prodotto. Ci congediamo da questo scenario dantesco riprendendo la pista verso nord, dato che El Borma rappresenta il giro di boa.



Durante la risalita ci aspettano 3 giorni di fuoripista immersi in una vera e propria tempesta di sabbia. Noi motociclisti abbiamo dei seri problemi per la visibilità dato che le stesse lenti degli occhiali protettivi vengono smerigliate dall’abrasione della sabbia. Ricorriamo all’aiuto dello staff di Dimensione Avventura per risolvere i numerosi inconvenienti tecnici dovuti a questo forte e improvviso vento del deserto. La sera fortunatamente il vento cala per qualche ora per poi riprendere corposo durante la notte, ma ci permette almeno di montare il campo e mangiare in tranquillità.

La risalita verso nord è altrettanto affascinante dato che navighiamo con l’ausilio delle carte e del GPS cercando di procedere in linea retta e uscire al più presto dalla tempesta di sabbia. Nei momenti di maggiore visibilità ci accorgiamo di guidare in uno scenario lunare con altopiani rocciosi alternati ad altri sabbiosi, un contrasto che lascia senza parole. Le bucature si susseguono copiose da parte dei 4x4 perché il terreno, non essendo battuto da altri veicoli, presenta molti sassi taglienti e insidiosi per i pneumatici, ma si risolvono spesso in breve tempo mentre i motociclisti attendono dietro le sagome degli Iveco 4x4 d’assistenza, al riparo dal vento che rende difficile, tra l’altro, anche l’organizzazione della sosta pranzo. Alla fine del terzo giorno si arriva nuovamente presso l’oasi di Ksar Ghilane dove si montano le tende e dove non perdiamo l’appuntamento con il laghetto.
Il giorno successivo ripartiamo alla volta di Chenini, oasi di montagna abbarbicata su un costone roccioso. Ci addentriamo visitando le vecchie abitazioni scavate nella roccia e costruite a strapiombo sulla valle. Gli antichi abitanti della zona potevano usufruire della minuscola oasi che sorgeva all’interno del sottostante canyon ma ormai il villaggio è quasi del tutto abbandonato e sopravvive solamente il bianco e piccolo minareto in cima alla montagna, diffondendo ancora oggi il verbo di Allah su tutta la vallata. Si possono notare ancora molti bambini dai capelli rossi e con gli occhi chiari, discendenti degli antichi berberi, gli originari abitanti della zona prima della conquista araba.



Purtroppo il viaggio sta volgendo al termine e l’appuntamento con il traghetto si fa sempre più imminente. Tiriamo direttamente verso Tunisi su asfalto, guidando lungo la costa tunisina e attraversando le città più importanti come Gabes, Sousse Sfax. Visitiamo i loro coloratissimi souk e le loro vecchie medine immersi nel classico caos del mercato arabo ma anche questo è folklore e anche questo fa parte del viaggio! Durante la visita ai mercati non ci facciamo sfuggire l’acquisto di souvenirs più o meno originali che ricorderanno, una volta a casa, questa meravigliosa esperienza in terra d’Africa. Pranziamo in tipici ristorantini locali, gustando molte altre specialità culinarie che nelle zone desertiche non era possibile trovare. A tavola si parla sempre delle esperienze vissute fino a un paio di giorni prima, quando eravamo immersi nella grandezza del Sahara e nel suo silenzio.
Certamente ognuno di noi porterà indelebile nel suo cuore questa meravigliosa avventura, personalmente sognata per molti anni e finalmente vissuta in diretta, ma proprio per questo “mal d’Africa”, magico e contagioso, sicuramente non sarà l’ultima volta!



Ringrazio personalmente lo staff tecnico di Dimensione Avventura (www.dimensioneavventura.org), la nostra associazione di viaggi avventura, che tramite i suoi esperti d’Africa, Maurizio e Giuseppe, ci ha permesso di vivere in prima persona un meraviglioso itinerario altrimenti impossibile al singolo viaggiatore per via dell’assistenza tecnica richiesta, e di usufruire dei loro consigli derivanti da una decennale esperienza di viaggi e competizioni in terra d’Africa.
A presto… affascinante e meravigliosa Africa !

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