I viaggi dei lettori

I viaggi di Due cuori e una capanna

Condividi

Trentino, Corsica e Valle d'Aosta: i diari di viaggio di Simona e Gianni, appassionati mototuristi a cavallo di una Honda Shadow

La Val Grisenche

Trentino
Questa vacanza comincia il 3 agosto, e per soffrire meno il caldo decidiamo di partire alle 7.00 del mattino. L’idea si dimostra buona, infatti fino alle 11.00 tutto fila liscio.
Partendo da Latina eravamo già passati per Roma, presa l’A1 fino a Orte e lì imboccata la E45 seguendo per Perugia e poi Cesena… Qui il caldo scoppia all’improvviso e si fa sentire sia nel casco che nelle tute, comunque proseguiamo fino a Ferrara dove ci fermiamo per il pranzo.

Da quel momento le soste agli autogrill sono sempre più frequenti alla ricerca di un po’ d’ombra e soprattutto per bere, bere, bere e ancora bere!!! La sera scopriremo che proprio quel giorno era cominciata un’ondata di caldo torrido, e modestamente ce lo siamo preso proprio tutto!.
Comunque riprendiamo l’autostrada fino ad arrivare a Chiampo nella provincia di Vicenza, dove ci fermiamo per la notte a casa di parenti. Sono le 16.00, abbiamo percorso Km 665 e finalmente una bella doccia rinfrescante.
L’indomani, dopo quattro chiacchiere e una bella colazione, riprendiamo la nostra instancabile Shadow e via sulla A4 fino a Verona per poi passare sulla A22 direzione Trento.
Qui la media di viaggio cala drasticamente a causa di un incolonnamento di auto che ci accompagna fino a Ora, dove abbandoniamo l’autostrada e il caldo per entrare nella S48 destinazione Moena.
Non abbiamo prenotato e cerchiamo subito un albergo; al primo tentativo appena fuori il paese lo troviamo, è un due stelle, davvero ben curato, con il personale cordiale e simpatico, un cuoco all’altezza della situazione, e ha anche il garage. Km percorsi: 240 in 4 ore.
Il terzo giorno è domenica, l’idea è per un giro non troppo impegnativo e lontano dal traffico, così partiamo in direzione passo S. Pellegrino. Lo attraversiamo ed è un piacere percorrere tutti quei tornanti talmente vicini da impedirti di inserire la seconda marcia e, sorpresa sorpresa, quasi non sembra di essere in sella a una custom, con l’agilità e gli angoli di piega che ci permette!!!
Raggianti come il sole e con una certa calma proseguiamo verso il passo Duran; vogliamo gustarci lo spettacolo, la strada si fa sempre più stretta e il verde che ci circonda è fantastico; arriviamo in cima alla Marmolada ovvero al passo Fedaia (m.2054), il freschetto si fa sentire ed è proprio strano vedere tutta quella neve ad agosto, pranziamo e poi completiamo il cerchio attorno al monte Civetta tornando all’albergo. Sono solo Km.160 ma per oggi possono bastare.
Il quarto giorno lo dedichiamo al trekking, vogliamo andare a trovare degli amici al rifugio La Rezila (m.1760), ma visto il tempo incerto decidiamo di passare in paese per comprare dei ponchi. Già che ci siamo entriamo nell’ufficio turistico per chiedere delucidazioni sul percorso da seguire, e naturalmente ci fanno sbagliare strada! (praticamente raddoppiata). Per un po’ piove ma ci siamo salvati grazie all’acquisto fatto poco prima, comunque è ora di pranzo e siamo arrivati al rifugio, salutiamo e ci buttiamo su un pranzetto a base di polenta, formaggio fuso, funghi, spezzatino, salsiccia, pancetta, coniglio, vino e grappino! sapete, è per questo che adoriamo il trekking!?! È ora di ripartire e dopo aver salutato proseguiamo la nostra passeggiata nel bosco dove incontriamo prima uno di quei funghetti rossi con i puntini bianchi che si vedono nei cartoni animati, poi una mucca proprio sul sentiero, e infine un topolino di montagna!. Dopo 4 ore e mezzo arriviamo in albergo stanchi, sazi, e con in mente degli scenari semplicemente meravigliosi.
Il quinto giorno ci sentiamo in piena forma e decidiamo che è arrivato il momento di affrontare i mitici quattro passi.


Il primo che incontriamo è il passo Sella (m.2244) e subito dopo tocca al passo Gardena (m.2121). Curve incredibili filano via una dopo l’altra affrontate con un ritmo piacevole e regolare, l’altitudine si fa sentire nel motore rendendolo un po’ spompato, ma troviamo anche il tempo per fare del sano agonismo assieme a un tedesco con una moto custom molto più potente della nostra. Cediamo alla brutale legge della potenza, ma credeteci, il sorpasso lo ha sudato!!!.
Non puoi non fermarti a gustare gli scenari, e naturalmente non si rinuncia alle classiche ma insostituibili foto ricordo. La giornata è splendida e incontriamo molte moto, bello scambiarsi un flash in segno di saluto, un gesto che ti dà la piacevole sensazione di poter condividere con altre persone la tua gioia!
Segue il passo Campolongo (m.1850) e poi il mitico passo Pordoi (m.2236). Qui parcheggiamo la moto e prendiamo la funivia per arrivare proprio in cima (m.2950), decisamente eccessivo il prezzo del biglietto £.19.000 ovvero 9.81 euro a persona, praticamente un furto.
Appena arriviamo sopra è più forte di me, corro a giocare con il mio pezzo di neve poi, passato il momento, alziamo lo sguardo e ancora oggi non trovo le parole per descriver l’incanto che abbiamo tutt’intorno. Scendiamo e ci concediamo giusto il tempo di mangiare una mela per poi ritrovarci ancora in viaggio. Non siamo ancora soddisfatti, così dopo uno sguardo alla cartina decidiamo di proseguire verso Canazei, Predazzo, Ora e giù fino a Bolzano. Quando arrivate qui non credete a quel cartello stradale con scritto “tutte le direzioni” perché si sono dimenticati di scriverci “tranne la Val D’Ega”, che guarda caso è proprio dove volevamo andare!!!
Comunque, ritrovata la via, entriamo nella valle e il primo tratto è suggestivo, la strada è interamente scavata nella roccia, poi si arriva al lago di Carezza che praticamente è lo specchio delle montagne che lo circondano. Fatta qualche foto proseguiamo verso Vigo, Pozza e infine Moena. Sono trascorse otto ore e abbiamo percorso Km.220.
Il sesto giorno ci sentiamo stanchi e vogliamo rilassarci, così optiamo per una piccola passeggiata defaticante verso un rifugio che ci è stato consigliato da amici conosciuti in albergo. Teoricamente in 20 minuti dovremmo essere lì per dedicarci a un pranzetto che a loro dire sarà fantastico, ma a pochi metri dalla meta c’è un bivio con scritto “Cima Ciamp”!… Ci guardiamo in faccia e subito torna in mente un altro racconto fattoci dalle stesse persone che descrivevano l’arrivo in vetta con un prato di stelle alpine. Non c’è bisogno di dire nulla e cominciamo la salita nel bosco, la pendenza è costante e si fa sentire nelle gambe, comunque proseguiamo con un passo lento ma deciso. Finisce il bosco e ci rendiamo conto che siamo vicini alla meta, incontriamo un bel prato dove tra le tante margherite gialle sbocciano le negritelle, fiorellini che emanano un intenso odore di cioccolato. Proseguiamo e poco dopo siamo in cima (m.2319), finalmente possiamo ammirare sia il panorama sulla vallata di Moena sia le stelle alpine. Fortunatamente non siamo soli, ci sono anche due ragazzi a cui chiediamo di scattarci la foto ricordo.
Il cielo comincia a farsi scuro e decidiamo di scendere, strada facendo incontriamo un simpatico gruppo superato durante la salita che per fortuna ci offre un po’ di cioccolata, un vero miraggio visto che eravamo sicuri di trovare su un rifugio e invece nisba!!!.
Ringraziamo e riprendiamo verso il bivio dove tutto era cominciato, raggiungiamo giusto per una cioccolata calda il rifugio che doveva essere la nostra prima meta, e poi, dopo quattro ore, torniamo in albergo, esausti ma felici.  
Il settimo giorno siamo di nuovo in sella, e questa volta ci dirigiamo verso il passo Rolle, per poi arrivare alle Pale di S. Martino. Le affrontiamo e ci accorgiamo di aver commesso un grave errore, siamo arrivati dal lato sbagliato e infatti quelle curve meravigliose le stiamo percorrendo in discesa… Non possiamo proprio accettarlo, così arriviamo giù giriamo la moto e torniamo su per poi ridiscendere ancora… ora sì che siamo soddisfatti, ma manca ancora la ciliegina sulla torta, infatti per completare il giro passiamo ancora una volta per i tornanti di passo S. Pellegrino (confessiamo, ci sono proprio piaciuti!). Dopo Km.140 eccoci rientrare in albergo.

Il sito di Due cuori e una capanna: https://digilander.libero.it/duecuoriunacapanna

L’ottavo giorno dovremmo andare via dall’albergo, ma proviamo a chiedere se si è liberata una stanza all’ultimo momento, ci dicono di no ma ci propongono in alternativa un appartamento sempre lì vicino, accettiamo e non ce ne siamo pentiti, anzi!
La mattina è dedicata al trasferimento, e il pomeriggio si fa un giro che va verso Predazzo, poi si cambia verso Bellamonte e ci si infila in una stradina che certamente non è tra le più impegnative da noi percorse, ma ha il suo fascino: immersa nel verde dei boschi e fiancheggiata da un fiume limpidissimo dove tra la corrente riusciamo anche a vedere una trota.
Si arriva al passo Valles, e qui ci fermiamo per una sosta. Lo strudel è ottimo, e puoi incontrare il cane del proprietario, un assonnato quanto ingombrante sanbernardo.
Poi, tanto per non smentirci, chiudiamo ancora una volta il giro passando per il passo S. Pellegrino, percorsi Km.70.

Il nono giorno indossiamo di nuovo gli scarponi da trekking e, invogliati dal racconto dei soliti amici dell’albergo, saliamo su un pullman direzione Vigo di Fassa. Qui prendiamo una funivia che porta sul Ciampedie (m.1997) e ci incamminiamo su un sentiero che scende fino al rifugio Gardeccia (m.1948). Continuiamo attraverso un sentiero che esce dal bosco e ti offre scenari bellissimi, proseguiamo verso le Torri del Vaiolet e il suo omonimo rifugio (m.2243), ci fermiamo giusto il tempo di bere e poi via verso il rifugio Re Alberto (m.2621).
Per arrivarci bisogna passare in un ghiaione con tre tratti di ferrata che, a quanto pare, a parte noi non spaventano nessuno visto che sembra di essere in un formicaio. Timorosi proseguiamo con il nostro passo da principianti e ogni tanto ci fermiamo a rifiatare e a guardare tutti quegli alpinisti che si arrampicano sulle pareti ai nostri lati, certamente suggestivo vederli, ma proprio non riusciamo ad invidiarli.
Finalmente arriviamo nel rifugio e subito corriamo a sederci a tavola, canederli e fettuccine al sugo di lepre ti fanno tornare il sorriso e la voglia di proseguire fino al rifugio del passo Santner, e questo attraverso un paesaggio lunare, tutto ciottoli e montagne bianche. Arriviamo, siamo a m. 2741 e lo scenario è di quelli che non si dimenticano, ti fanno sentire piccolo piccolo e il ricordo di quel momento ti accompagnerà sempre. Ci godiamo la cima conquistata come se fossimo i primi a esserci arrivati, ci mancava solo la bandiera da piantare, poi il tempo delle foto ed è già ora di ritornare. Non abbiamo fretta e si nota, il nostro incedere è decisamente sgraziato, ma riusciamo a evitare scivoloni. La passeggiata è durata quattro ore e cinquanta.

Il decimo giorno vogliamo vedere , e per farlo passiamo prima per il passo Pordoi e poi per il passo Falsarego, come al solito lo spettacolo è bellissimo e le strade sembrano concepite apposta per le moto, ma la stanchezza del giorno prima si fa sentire così, raggiunta la nostra meta, facciamo un piccolo giro nella piazzetta e pranziamo con un tramezzino e un gelato pagati come se fossero caviale e champagne, poi torniamo indietro per la stessa strada. Km. percorsi: 150.
L’undicesimo giorno purtroppo finisce la vacanza, così dopo colazione salutiamo e una volta tolte le imbottiture alle nostre tute ci dirigiamo verso Ora, qui prendiamo la A22 passando per Trento, Verona e Modena, poi passiamo sulla A1 verso Bologna, Firenze e Roma. Qui prendiamo prima la A24 e poi la A25 fino ad Avezzano, e raggiungiamo i miei genitori a Canistro, dove passeremo con loro un'altra settimana a riposarci dalle fatiche precedenti. Km. percorsi: 750 in 9 ore.
Corsica


Bonifacio

Cambiamo scenario: la Corsica.
La nostra vacanza comincia con molta calma alle 11.00 del mattino. Le idee per il tragitto sono poche ma chiare così, effettuati gli ultimi controlli, lasciamo Latina in direzione Roma per poi prendere l’Aurelia verso Livorno.
Ormai è ora di pranzo e come da programma ci prepariamo al momento più importante della giornata; così all’altezza di Albina puntiamo dritti verso l’interno per raggiungere Scansano. Qui c’è un ristorantino a noi molto caro, e infatti i suoi gnocchi tartufati ci rendono felici della nostra piccola deviazione! Comunque è già ora di ripartire e alle 17.30, dopo Km.408, eccoci arrivare a Livorno… E va bene! siamo in leggero anticipo!… facciamo una passeggiata…
È mezzanotte e finalmente possiamo imbarcarci, non ci facciamo mancare niente, abbiamo tutti i lussi, la moquette sul ponte della nave è davvero comoda per schiacciare un bel pisolino! Sono le 6.24 del mattino e stiamo sbarcando a Bastia, una breve colazione e via verso Saint Florance attraverso il deserto Des Agriates, affascinate, peccato incontrare proprio lì una discarica a cielo aperto.


Proseguiamo per Ilé Rouge, Calvi e Porto, non ci sono parole per descrivere questo tratto di costa, la strada è stretta e tanto tortuosa da rendere un’impresa inserire la terza marcia: a sinistra hai una parete di roccia e a destra una scogliera a picco sul mare e neanche un marciapiede a separarti da lei (qui vale davvero la pena scattare qualche foto).
A questo punto abbiamo tagliato verso l'interno percorrendo la valle del Niolo dove alle 13.00, approfittando della pausa pranzo, non abbiamo resistito alle limpide acque di un fiume per fare un bel bagno rinfrescante! Erano le 14.30 quando siamo ripartiti verso Corte attraversando un tratto di strada scavato nella roccia veramente suggestivo, per poi terminare il nostro viaggio passando per Aleria, Ghisonaccia, Solenzara e finalmente trovare il nostro residence a Cannella; sono le 17.20 e abbiamo percorso Km.373,6.
Il secondo giorno è dedicato al mare, e così approfittiamo di un centro diving di Porto Vecchio per fare u’immersione allo Scoglio del toro, dove possiamo ammirare delle murene davvero imponenti e dalle livree coloratissime.


Il terzo giorno riprendiamo la nostra fidata Shadow 600 e partiamo decisi alla conquista di Zonza passando per una strada che da Solenzara diventava sempre più stretta fino a sparire… era bianca!… però che bello! i paesaggi continuavano a cambiare a ogni curva fino a quando un miraggio... un pezzettino d'asfalto che diventava sempre più largo fino ad assumere l'aspetto di una vera strada. Felici e contenti siamo sbucati dall'altra parte della Corsica a Sartene, ma la pausa per il pranzo l'abbiamo fatta più giù, a Campomoro nel golfo di Propriano dove, anche se a caro prezzo, abbiamo degustato le loro famose aragoste.

Un bagno in quella bellissima baia e via verso dove non abbiamo resistito a tuffarci sotto la scogliera. Finiamo la giornata proseguendo verso Porto Vecchio e Cannella per un totale di Km.248.
Il quarto giorno riposo, Simona ha la febbre.
Il quinto invece Simona scoppia di salute e allora via verso il parco protetto delle isole di Lavezzi dove facciamo due immersioni alla secca delle cernie, e lì puoi avvicinarti a questi bestioni di quasi 2 metri fino a sfiorarli, e l’esperienza è indimenticabile.
L’ultima escursione in moto è stata il sesto giorno, quello della partenza. Risalendo la costa est abbiamo deviato ancora una volta verso l'interno per attraversare le vallate della zona di Castagniccia. Qui è stato possibile fare lo slalom tra le vacche, ma lo spettacolo offerto merita ampiamente l'escursione, poi finiti questi ultimi Km.185 Bastia e il traghetto ci aspettavano.


Val d'Aosta È il 3 agosto, decidiamo di partire alle 5 del mattino per viaggiare qualche ora in più al fresco. Passato il raccordo, imbocchiamo l’Aurelia fino a Viareggio dove entriamo sull’A12.
Sono le 12.00 quando arriviamo all’area di servizio “riviera sud”, lì abbiamo appuntamento con Bruno e Barbara, amici che partono il nostro stesso giorno per le ferie, ma in direzione opposta. Anche loro sono puntualissimi e grazie al sottopassaggio che unisce le due aree di servizio ci possono mostrare il loro nuovo VFR, e noi non possiamo fare altro che congratularci, davvero una bella moto. Lì conosciamo anche un'altra coppia di bikers con una Shadow 1100 modello America con degli scarichi che sanno davvero suonare… magari la nostra crescendo diventerà come la loro! Ciao ragazzi!
Finito di mangiare è già ora di ripartire, proseguiamo fino a imboccare la A26, poi l’A4 e infine l’A5 fino a Verres dove, dopo aver percorso Km.765, ci fermiamo per la notte.
Il secondo giorno prima ci dedichiamo a una costosa colazione, e poi cominciamo ad esplorare il sud della Valle d’Aosta, percorrendo la Val Gressoney, abbastanza deludente fatta eccezione per l’imponente Pont St. Martin.
Entriamo nella Val di Ajas che, grazie al suo limpido fiume, ai continui ponti romani che lo attraversano, e al castello dei Savoia immerso nel bosco alla fine della valle, ci è piaciuta molto di più. Il tempo non è un granché, comunque proseguiamo il nostro viaggio verso Cervinia nella Val Tournenche, la più brutta che abbiamo visitato: le caratteristiche case con il tetto in ardesia sono state sostituite da enormi casermoni in cemento e inoltre il monte Cervino non lo abbiamo potuto vedere perché era immerso tra le nuvole.
Comunque si è fatto tardi ed è ora di dirigersi verso il nostro albergo nella Val Grisenche; è il momento più bello della giornata, la strada si inerpica con una serie di continui tornanti fino ad aprirsi all’interno di una valle fantastica, ha il suo limpido fiume, attraversa i boschi, ai lati è delimitata da montagne maestose. Una cascata è talmente vicina alla strada da bagnarla completamente, e le poche case che la abitano sono talmente ben mimetizzate nella natura da farla sembrare disabitata… è un sollievo perché anche se non avevamo il coraggio di parlare, fino a quel momento la delusione dentro di noi era grande. Arriviamo giusto in tempo per la cena dopo aver girato per Km.270.
Il terzo giorno lo dedichiamo al trekking, la sera prima ci hanno consigliato di raggiungere la “becca dei quattro denti” a mt. 2600. Partiamo alle 10 passando prima nel bosco, poi su una pista da sci e infine seguiamo un percorso segnalato malissimo fino alla meta prevista dove si apre un grande prato fiorito dove troviamo negritelle e le bellissime stelle alpine; lo spettacolo è incredibile, si vede tutta la valle e la diga sotto di noi. Mangiamo e torniamo giù dall’altra parte inventandoci letteralmente il percorso visto che le poche segnalazioni che ogni tanto si vedevano erano ridicole e confuse. Durante il tragitto incontriamo tantissime marmotte, ma fotografarle sembra impossibile perché appena ci vedono scappano nelle loro tane. Questo fino a quando ne scoviamo una su una roccia che si lascia avvicinare quel tanto che basta per immortalarla… stava così ferma che ho chiesto a Simona se era imbalsamata!, ma a quel punto, forse offesa, è scappata, comunque che emozione poter osservare questi simpatici animali.


Sono le 16 quando arriviamo sulla strada che porta all’albergo e puntualissima arriva anche la pioggia, ma grazie all’autostop la scampiamo.
Il quarto giorno siamo di nuovo in moto e con un programma niente male. Entriamo nella Val Savaranche, è bellissima, lì il turismo si fa soprattutto in tenda quindi la natura è intatta, c’è un fiume che segue la strada e dalle montagne che delimitano la valle scendono giù tante cascate creando un incredibile spettacolo d’acqua.
Poi ci dirigiamo verso la Val di Rhemes, conosciuta anche come la valle degli stambecchi che purtroppo non abbiamo visto, comunque anche lo spettacolo che si ha nell’attraversare questa valle è notevole.
Non siamo ancora stanchi così ci avviamo nella Val di Cogne, davvero una bella strada da percorrere in moto, l’asfalto è ottimo e ci si disegnano su delle curve che ti lasciano sul viso quel sorrisino soddisfatto. Anche qui il panorama ti colpisce, non è selvaggia come le precedenti, ma hanno saputo trovare il giusto equilibrio per integrare la cittadina nella natura. Da non perdere il ponte acquedotto romano di Pondel (nella foto sotto), il più grande d’Europa, un’opera di ingegneria colossale che lascia stupefatti. Ci fermiamo giusto il tempo per un tè e una fetta di torta, e poi via verso la Val Pelline.

Veramente bella, non si incontra quasi nessuno, è lunga e sale gradualmente variando di tanto in tanto il paesaggio. Puoi vedere il fondo della valle con l’immancabile fiume trasparente, il bosco, la roccia nella quale hanno scavato la strada, e infine arrivi ad una imponente diga con il suo bel lago azzurro dietro. Anche questo giorno è finito, così rientriamo in albergo dopo aver percorso altri Km.272.
Il quinto giorno, saliti sulla fedele Shadow, ci dirigiamo verso una delle nostre ambite mete, il passo del Gran San Bernardo! Salirlo è emozionate, le curve sono all’altezza della sua fama e noi ce le godiamo una dopo l’altra. Fa freddo, ma le tute antipioggia indossate quando il cielo si stava coprendo ci difendono bene, ed eccoci arrivati in cima… ti senti soddisfatto, sei fermo avvolto dalla nebbia e continui a ripensare alle curve appena percorse… Ma fa troppo freddo, così decidiamo sì di continuare a pensare ma nel bar con un bel tè caldo davanti! Usciamo e la nebbia si è allontanata, c’è un bel laghetto e la nostra moto è ancora parcheggiata lì di fronte vicino ad altre due custom.
Una puntatina anche in Svizzera... Continuiamo entrando in Svizzera e ci dirigiamo nella loro Val Ferret. La distanza in linea d’aria non è tanta, ma il paesaggio cambia radicalmente, tra le montagne sono i prati verdi a farla da padrone e lo spettacolo è garantito. Torniamo in Italia, e mentre stiamo discendendo dal Gran San Bernardo ecco uno degli incontri più emozionanti della vacanza: a pochi metri da noi si sta alzando in volo un’aquila, è talmente vicina che distinguiamo perfettamente l’occhio e gli possiamo contare anche le piume. Giusto il tempo di fermarci e prendere la macchina fotografica che lei è già alta nel cielo, roba che a ripensarci ancora viene la pelle d’oca!
Entriamo nella Val Ferret italiana ed è decisamente diversa da quella vista poco prima. È invasa dalle persone, percorrendola alla destra c’è un fiume e a sinistra domina il monte Bianco con il suo ghiacciaio… è talmente vicino che ti sembra di toccarlo, poi lo guardi meglio e ti accorgi da quanti metri di ghiaccio è composto, e allora ti senti piccolo piccolo.
Torniamo indietro e imbocchiamo la Val Veny che praticamente è il proseguo della Val Ferret, decisamente meno turistica e meno curata, ha il pregio di possedere la parte del ghiacciaio più imponente. Nel frattempo si è fatto sera, così torniamo in albergo dopo aver percorso altri Km.300.
Il sesto giorno Gianni, Simona, Grazia, Flavio e Ugo compongono il “gruppo Mirtillo 1” e, indossati gli scarponi da trekking, alle 9.50 si incamminano alla conquista di “Punta Bassac Sud” nella Val Grisenche a mt.3086. Dopo un’ora e mezza raggiungiamo il rifugio Bezzi dove facciamo una prima sosta, e poi di nuovo in marcia. Davanti a noi c’è il ghiacciaio, man mano che proseguiamo ci lasciamo alle nostre spalle i prati fioriti e le simpatiche marmotte per cominciare a camminare sul ghiaione. Quel ghiacciaio che prima era sopra di noi ora lo fiancheggiamo e ben presto ci accorgiamo che lo stiamo guardando dall’alto, possiamo vedere le crepe sul suo manto bianco e ascoltare il rumore del disgelo che viene da sotto. Continuiamo a camminare e finalmente dopo un ultimo sforzo eccoci in cima. Siamo soddisfatti e il panorama che ci circonda è di quelli che non si dimenticano, si vede anche il Gran Paradiso.
Dopo aver scattato qualche foto ci dedichiamo ai panini, ma all’improvviso cominciano ad apparire dei grossi nuvoloni neri proprio sulle nostre teste, ci guardiamo in faccia e senza troppe parole capiamo che è meglio cominciare la discesa con un passo piuttosto deciso. Dopo circa un’oretta per fortuna il vento cambia direzione e quelle nuvole non sono più così minacciose, così scegliamo un bello spiazzo dove poter finire il pranzo interrotto prima. Poi la discesa procede tranquilla fino alla macchina, sono le 18.25 quando arriviamo. Siamo soddisfatti della nostra passeggiata, nel nostro piccolo ci sembra di aver compiuto una grande impresa e ci portiamo dentro la bella sensazione di aver superato i nostri limiti.
La sera abbiamo festeggiato con tutti gli ospiti dell’albergo attorno a una fantastica grolla.


Il settimo giorno decidiamo di visitare Aosta, ma prima passiamo a vedere il più piccolo deposito di fontina della valle… appena 7000!
La città è piccola e ben curata, peccato che sono riusciti a rovinare quasi tutti i monumenti storici che hanno, un esempio per tutti: hanno dotato l’arco di Augusto di un tetto. Comunque vale davvero la pena visitare la chiesa di St. Orso e il chiostro che ha accanto, sono due gioielli che incantano.
L’ottavo giorno dovevamo oltrepassare il Piccolo San Bernardo e andare in Francia, ma lassù nevica così decidiamo che la nostra vacanza può finire e ci dirigiamo verso Vicenza a salutare dei parenti, Km.410 in sei ore sotto un diluvio continuo e in più ha grandinato due volte… allucinante! Dopo due giorni rientriamo in autostrada e torniamo a casa percorrendo Km.650 in sette ore e quaranta e finalmente con una splendida giornata.
Bonifacio (nella foto)
In lontananza, l'imponente Monte Bianco
Un deposito di fontine
I tornanti del Pordoi
Le mitiche Stelle Alpine
Simona e Gianni: 2 cuori 1 capanna
Nei pressi di Propriano
Alle spalle, il gruppo del Sella
Cortina (nella foto)
La strada costiera tra Calvì e Porto
Davanti alle Pale di S. Martino

Un bagno ritoratore presso Albertacce
La Val Grisenche

Editoriale Domus Spa Via G. Mazzocchi, 1/3 20089 Rozzano (Mi) - Codice fiscale, partita IVA e iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n. 07835550158
R.E.A. di Milano n. 1186124 - Capitale sociale versato € 5.000.000,00 - Tutti i Diritti Riservati - Privacy - Informativa Cookie completa - Gestione Cookies - Lic. SIAE n. 4653/I/908