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Alla scoperta del Delta del Po

Testo e foto di Massimo Adami il 12/12/2003 in Veneto

160 km di asfalto tra la terra e il mare, immersi in un paesaggio completamente piatto, da percorrere pigramente, come i corsi d'acqua che lo attraversano. Un itinerario poco frequentato e romanticamente malinconico, per provare l'inconsueta sensazione

Alla scoperta del Delta del Po
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Il più grande fiume italiano nasce dal Monviso e sfocia nel mare Adriatico dopo aver percorso ben 650 km. In prossimità del Delta, che è una delle più vaste zone umide d'Europa (786 km quadrati), il nostro fiume - che qui prende il nome di Po di Venezia - si dirama in cinque tratti: il Po di Maistra, il Po di Pila, il Po di Tolle, il Po di Gnocca e il Po di Goro.


Quasi tutta l'area del Delta si trova al di sotto del livello del mare, ad eccezione evidentemente degli argini. La protezione dei terreni dalle inondazioni è assicurata da un'imponente sistema idraulico di drenaggio in grado di sollevare un miliardo di metri cubi d'acqua l'anno, immettendola nei canali di scolo. Idrovore, chiuse mobili e pompe sono disseminate ovunque e, talvolta, capita di vederle in funzione.
Si tratta di una zona profondamente depressa, poco abitata, malinconica in tutte le stagioni: una piana sconfinata costituita, oltre che dal fiume, da una moltitudine di canali, paludi, canneti e valli da pesca, ma soprattutto da centinaia di chilometri di argini e golene.
E sono proprio gli argini il filo conduttore di questo itinerario.


Essi sono preziosi non solo per contenere le piene del grande fiume, ma anche per il viaggiatore perché elevano di pochi metri un paesaggio completamente piatto, quel tanto che basta per godere della vista del mare e dei corsi d'acqua che pigramente lo raggiungono. Percorrendoli in moto si può dunque estendere lo sguardo su questi vasti spazi, che altrimenti resterebbero preclusi e, nelle terse giornate invernali, anche sulla laguna di Venezia.
L'itinerario è percorribile, con ogni tipo di moto, in ogni stagione (anche se in piena estate si soffrono il caldo, l'umidità e le zanzare) e vi consentirà di attraversare i tratti più suggestivi di questo sorprendente lembo di terra strappata al mare.
Chi possiede una moto da enduro ha inoltre l'opportunità di percorrere anche i tratti di argine sterrati o, molto spesso, coperti da prati fitti e fioriti. Nella descrizione che segue daremo però soltanto qualche sommaria indicazione per queste varianti, poiché vogliamo che sia il vostro intuito e soprattutto la vostra curiosità a guidarvi ogni qual volta desiderate elevarvi dalla campagna.

Il nostro itinerario parte da Adria, raggiungibile comodamente da Rovigo percorrendo la statale 443. La cittadina, invero poco appariscente, sorge in piena pianura padana, ma un tempo, prima che iniziasse il progressivo interramento del Delta, essa si affacciava direttamente sul mare a cui, del resto, ha dato il nome.
Da Adria, rimanendo sulla circonvallazione imbocchiamo la statale 495 in direzione sud. Su due ponti ravvicinati superiamo prima il Canal Bianco e poi il Collettore Padano Polesano; quindi, dopo una curva a sinistra e una ampissima a destra, oltrepassiamo su un altro ponte il fiume Po, entrando così all'improvviso nel magico mondo del Delta.
Poche centinaia di metri dopo quest'ultimo ponte usciamo dalla statale sulla destra, seguendo le indicazioni per il villaggio di Corbola. Entriamo nel paesino e, all'incrocio successivo, svoltiamo a destra verso le cave di sabbia. Quindi saliamo sull'argine e risaliamo il corso del Po fino nei pressi di Santa Maria in Punta.
Anziché entrare in questo minuscolo borgo, poche case soltanto, proseguiamo per il nostro argine il quale, con un'ampia svolta verso sinistra, supera la lingua di terra tra il Po di Venezia e quello di Goro. La strada, da questo punto in avanti, costeggerà sempre la sinistra idrografica del Po di Goro fino al mare.
E' forse questo uno dei tratti più rappresentativi del paesaggio del Delta. Alla nostra destra, onnipresente, scorre lento il fiume, protetto da boschi di pioppi alternati a golene incolte. Alla nostra sinistra invece si estendono le coltivazioni, frammentate da un'infinità di canali, che disegnano i contorni dei campi. Ogni tanto, qua e là, si notano le case coloniche, tutte in mattoni rossi, per la maggior parte, purtroppo, abbandonate a se stesse.
Proseguendo per il nostro argine, raggiungiamo Ariano nel Polesine, cinquemila abitanti in tutto. Poi, di nuovo il nulla fino alla frazione di Rivà, collegata con un ponte - l'unico sul Po di Goro - al villaggio ferrarese di Mésola, che sorge proprio di fronte sull'altra sponda.
Non è raro incontrare villaggi raccolti sugli argini opposti del fiume, proprio l'uno di fronte all'altro, quasi fossero uno stesso nucleo diviso in due dall'acqua. La distanza che li separa è davvero ridotta a pochi metri, ma talvolta il collegamento è assicurato solo da zattere.
E' il caso di Goro Veneto, la prossima frazione che incontriamo nel nostro percorso: sull'altra sponda sorge Goro, per noi irraggiungibile se non attendendo la zattera, che a orari prestabiliti fa la spola tra le due rive.



Poco dopo Goro Veneto, l'argine vero e proprio diventa sterrato fino alla bocca del fiume. Il fondo è talmente perfetto e battuto, che può essere percorso anche da moto stradali (ad eccezione ovviamente delle supersportive). Tuttavia, se volete a tutti i costi l'asfalto, a fianco dell'argine, ma più in basso, scorre parallela la strada asfaltata. Qualunque sia la vostra scelta arriverete inevitabilmente nello stesso punto: Bacucco.
In realtà questo non è un villaggio, ma solo una località dove sorge un'ottima trattoria di pesce. Qui si vede finalmente il mare e la bocca vera e propria del Po di Goro, che abbiamo percorso per intero. C'é anche un piccolo battello che trasporta i passeggeri su un'isoletta dove sorge un faro con annesso ristorante.

Per chi è alla ricerca di tratti non asfaltati di argine ci sono altre due brevi opportunità.
1) Dopo il ponte sul Po, appena usciti dalla statale 495, anziché entrare a Corbola, prendete il primo sterrato alla vostra destra e guadagnate l'argine. Seguitelo fino alla cava di sabbia e quindi proseguite per l'itinerario già descritto.
2) Prima di raggiungere Santa Maria in Punta, scartate la strada asfaltata che con un'ampia curva a sinistra supera la lingua di terra tra il ramo principale del Po e quello di Goro. Salite invece sull'argine, in questo tratto erboso, assecondando l'ansa del fiume e seguitelo sino a quando esso si congiunge alla strada asfaltata.

Lasciamo Bacucco, magari dopo una sosta rifocillante presso l'ottima trattoria. C'è solo una strada che possiamo prendere. Essa corre proprio sotto l'argine, in questo tratto impraticabile, e raggiunge la bocca del Po di Gnocca. Risaliamo questo ramo del fiume fino nei pressi del villaggio di Santa Giulia. Un ponte di barche ci consentirà di guadagnare questa minuscola frazione sull'altra sponda.
Senza entrare in paese, seguiamo la sinistra idrografica del Po di Gnocca di nuovo verso la sua bocca. Quindi ci affacciamo sulla Sacca degli Scardovari. Si tratta di un bacino di acqua salmastra, in alcuni punti profondi solo pochi centimetri, delimitato verso il mare da cordoni di dune sabbiose appena percettibili. Le dimensioni solo tali che fatichiamo a capire se si tratta di lago o di mare, ma lo capiremo nei prossimi chilometri, poiché ne percorreremo il periplo completo.


Il paesaggio richiama qui ben altre latitudini. I casoni da pesca si susseguono tutti uguali alla nostra destra, protesi sull'acqua. La presenza umana è pressoché nulla durante il giorno. Ma al mattino presto qui c'è movimento di pescatori che arrivano con i loro carichi di cozze e vongole, allevate estensivamente in queste acque salmastre vengono.
Lungo il perimetro della Sacca non si incontrano villaggi, ma soltanto pochissime case sparse. Il giro termina a Porto Barricata, proprio sulla bocca del Po di Tolle. Si vede di nuovo il mare aperto.
Risaliamo, lungo l'argine, la destra orografica del Po di Tolle fino alla località Scardovari dove, per un breve tratto, la strada prosegue lontano dal fiume. Riprendiamo nuovamente l'argine, sempre sulla sinistra orografica del Po di Tolle fino a Cà Dolfin. Notiamo un ponte sulla destra, ma lo ignoriamo. Superiamo quindi il paese di Tolle e, seguendo sempre l'argine asfaltato, arriviamo ad uno svincolo in prossimità di un grande ponte sul Po di Venezia.
E' questo il punto in cui abbandoneremo definitivamente la parte meridionale del Delta, quella per intendersi posta a sud del Po di Venezia, per avventurarci nella vasta zona settentrionale. A dire il vero il paesaggio non cambierà granché, ma la possibilità di attraversare le valli da pesca tra il Po di Levante e il Po di Maistra ci incuriosisce: per lunghi tratti, infatti, guideremo con acqua sia a destra che a sinistra, su lingue di terra larghe appena quanto la strada.


Dallo svincolo saliamo sul grande ponte. Appena dall'altra parte, al primo incrocio, svolteremo a sinistra per guadagnare il minuscolo villaggio di Cà Venier, proprio di fronte a Porto Tolle.

Per le varianti sterrate diamo solo alcuni spunti, in modo che - come detto - sia la vostra curiosità a guidarvi:
1) Subito dopo aver superato il ponte di barche per Santa Giulia, anziché proseguire per l'argine del Po di Gnocca, è possibile imboccare una strada asfaltata sulla sinistra, dalla quale si diparte un tracciato sterrato verso sud, che vi porterà anch'esso alla Sacca degli Scardovari.
2) Anche la lingua di terra tra la Sacca degli Scardovari, ad ovest, e il Po di Tolle, ad est, è percorsa da sterrati praticabili: un modo alternativo per arrivare a Porto Barricata.
3) Da Porto Barricata l'argine sterrato o coperto d'erba, a seconda dei tratti, corre elevato rispetto alla strada del nostro itinerario lungo la destra idrografica del Po di Tolle.
4) Poco prima di arrivare a Cà Dolfin, alla destra della strada asfaltata, è possibile salire di nuovo sull'argine e seguirlo fino a Tolle, dove esso si ricongiunge al nostro tracciato asfaltato.

Da Cà Venier, proseguiamo lungo la strada principale per superare un ponte sul Po di Maistra. Appena al di là del ponte ci troviamo ad un incrocio: noi seguiremo la strada di destra, ma per pochi metri soltanto, per svoltare nuovamente a destra lungo una stradetta asfaltata. E' necessario fare attenzione poiché qui manca qualsiasi indicazione.
La strada appena imboccata, segue per un buon tratto la sinistra idrografica del Po di Maistra appena sotto l'argine, che invece è impraticabile. Alla nostra destra, pertanto, la vista è preclusa dalla rampa del predetto argine, ma sulla sinistra iniziano a comparire le valli da pesca di quest'area del Delta.
La zona è pressoché disabitata e malinconicamente solitaria. Con la nebbia il paesaggio deve apparire quasi surreale, per lo meno fino a Barchessa Ravagnan, che è la prima casa che si incontra.
E' impossibile sbagliare strada poiché ce n'è una sola, quella appunto sulla quale stiamo guidando. Appena dopo la Barchessa Ravagnan entriamo decisamente nelle valli da pesca: siamo su una stretta striscia di terra, appena sufficiente a contenere la strada, delimitata, sia a destra che a sinistra, dai bacini delle valli invasi dall'acqua.
Non incontriamo nessuno, ma proprio nessuno, su questa preziosa lingua di terra strappata al mare. L'isolamento è assoluto e noi restiamo meravigliati come bambini.
Procediamo lenti per gustarci questo ambiente davvero unico, ma infine giungiamo a Porto Levante, proprio sulla bocca dell'omonimo ramo del Po. E' il primo segno tangibile di civiltà dopo Cà Venier! Poche case, un distributore di carburante per veicoli e imbarcazioni, qualche trattoria e un paio di botteghe. Nelle giornate limpide si può scorgere anche Venezia e la sua laguna.


Lasciamo Porto Levante seguendo l'argine sinistro del fiume fino alla Nuova Marina. Trascuriamo due deviazioni successive verso sinistra, che portano nelle campagne e teniamo sempre la destra. Con una moto da enduro possiamo salire ancora una volta sull'argine sterrato e seguirlo per un buon tratto.
Noi invece preferiamo l'asfalto e rimaniamo sempre sulla strada principale fino a quando raggiungiamo la Strada Romea, che prendiamo in direzione nord. Dopo circa un chilometro superiamo, su un mastodontico ponte, il Po di Levante. Appena al di là del ponte incontriamo, sulla destra, i Cantieri Navali Visentini e, subito dopo, un importante svincolo.
Facciamo attenzione e seguiamo le indicazioni per Loreo e Adria, che raggiungeremo, in una quindicina di chilometri, rimanendo sempre sulla strada principale.

Sugli argini veri e propri, ovvero sui soli tratti carreggiabili sopraelevati, vige, in teoria, il divieto di transito per tutti i veicoli, ancorché questo sia assai di rado segnalato da appositi cartelli stradali. Il motivo risiede nel fatto che gli argini dovrebbero essere destinati soltanto per le manutenzioni. Di fatto, però, tutti (dai camper alle macchine agricole) percorrono liberamente gli argini e, da quanto abbiamo potuto capire nel nostro giro, nessuno controlla.
Invece i tratti sterrati (sia quelli in terra battuta, che quelli erbosi) possono talvolta essere chiusi da sbarre o catene, anche per tratti piuttosto lunghi. Poiché peraltro vi sono frequenti rampe per salire e scendere, è abbastanza agevole abbandonarli e riprenderli secondo la necessità. Nel nostro racconto abbiamo volutamente fornito soltanto qualche sommaria indicazione, sia perché desideriamo - come detto - che sia il vostro intuito a guidarvi, sia perché la percorribilità dei tratti su erba è condizionata, oltre che dalle predette sbarre o catene, anche dall'altezza del manto erboso.

Per la cartografia dettagliata di riferimento consigliamo l'ottima carta nautico-turistica in scala 1:50.000 - foglio 08 "Delta del Po" della Casa Editrice Belletti (www.bellettieditore.com) in cui è rappresentato, con il massimo dettaglio, tutto il percorso proposto.
Questa carta è pressoché indispensabile, non solo per coloro che desiderano avere una conoscenza approfondita dell'ambiente da percorrere, ma soprattutto per quelli che intendono percorrere i tratti sterrati suggeriti nel nostro itinerario.

Adria

PARTENZA
Imboccare la statale 495 in direzione sud

0

 

Subito dopo il ponte sul Po uscire dalla statale 495 sulla destra seguendo le indicazioni per Corbola

8,2

Corbola

In centro al paese, all'incrocio, svoltare a destra

9,5

 

Arrivati sull'argine, seguirlo in direzione sud-ovest (nella direzione opposta è sterrato)

10,5

Santa Maria in Punta

Trascurare la deviazione a sinistra, che vi porterebbe a Santa Maria in Punta, e proseguire diritti

15,8

 

Trascurare la deviazione a sinistra, che vi porterebbe ancora a Santa Maria in Punta, e proseguire sempre lungo l'argine, da qui in avanti del Po di Goro

17,0

Ariano nel Polesine

Proseguire sempre lungo l'argine sinistro del Po di Goro, trascurando tutte le deviazioni

23,5

Rivà

Proseguire sempre lungo l'argine sinistro del Po di Goro, trascurando tutte le deviazioni

35,2

Goro Veneto

Abbandonare l'argine (d'ora in avanti sterrato) e proseguire per la strada che corre parallela alla sua sinistra

53,3

Bacucco

Proseguire sempre lungo la strada principale, in direzione opposta a quella indicata dal cartello per il "Ristorante al Faro

62,5

Santa Giulia

Oltrepassare il Po di Gnocca su ponte di barche. Alla fine del ponte svoltare subito a destra e seguire l'argine sinistro del fiume fino alla sua bocca

68,3

Bocca del Po di Gnocca

Proseguire lungo l'unica strada asfaltata, che, da qui in avanti, vi permetterà di fare il giro completo della Sacca degli Scardovari  

72,0

Porto Barricata

Proseguire sempre lungo l'unica strada asfaltata

94,00

Cà Dolfin

Trascurare lo svincolo in prossimità di un ponte e proseguire diritti lungo la strada principale

105,5

 

Allo svincolo svoltare a sinistra per prendere il ponte che supera il Po di Venezia, seguendo le indicazioni per Cà Venier

111,5

 

Appena al di là del ponte, all'incrocio, svoltare a sinistra

113,4

Cà Venier

Rimanere sulla strada principale, superare il paese e immediatamente dopo il ponte sul Po di Maistra

115,7

 

All'incrocio prendere la strada a destra. Quindi dopo pochi metri prendere ancora a destra. Attenzione: nessuna indicazione.

116,3

 

All'incrocio tenere la sinistra (la strada a destra è senza uscita)

127,5

Porto Levante

Siete sulla bocca del Po di Levante. Proseguire lungo la strada principale (che coincide con l'argine destro del fiume) seguendo le indicazioni per Loreo e Porto Viro

134,6

 

All'incrocio tenere la destra

137,4

 

All'incrocio tenere la destra

137,6

 

All'incrocio tenere la destra

141,8

 

All'incrocio tenere la sinistra

142,6

 

Arrivati sulla statale 309 (la Strada Romea) imboccarla in direzione nord seguendo le indicazioni per Rosolina e Chioggia

144,2

 

Dopo aver superato il ponte sul Po di Levante e il Cantiere Navale Visentini (ben visibile sulla destra), allo svincolo, abbandonare la Strada Romea e seguire le indicazioni per Loreo e Adria

145,9

Loreo

Proseguire sulla strada principale in direzione Adria

151,4

Adria

ARRIVO
Fine dell'itinerario

161,4

 

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  • speggiorin
    Delta del Po' - Bellissimo giro l'ho' fatto domenica 14 ottobre seguendo l'itinerario descritto,zone veramente affascinanti. Noi abbiamo mangiato a Porto Barricata nel ristorante vicino alle barche (consigliato).
  • motoscjos
    bel giro - e' un itinerario decisamente interessante soprattutto perche' e' fuori dal traffico. Attenzione perche' i primi tratti di argine da Corbola sono pedonali/ciclabili nei gg festivi da maggio a ottobre....inoltre le mie smanie di sterrato sono state bruscamente frenate causa "divieto acceso escluso mezzi autorizzati". Comunque bei paesaggi e nessun inconveniente; road book rispettato al 100%
  • paulìtor
    itinerario delta del po - Itinerario ben descritto nei particolari. Credo proprio ne valga la pena di conoscerlo dal vivo al piu' presto...complimenti! paolo