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info: https://www.dueruote.it/itinerari/i-nostri-viaggi/italia/campania/2009/08/07/nel-parco-del-cilento.html
Campania

Nel Parco del Cilento

Oltre 150 chilometri nel cuore più selvaggio del parco. Il mare non si scorge che da rare postazioni, ma la sua impronta è lì, palpabile nei profumi della macchia da cui spuntano caratteristici borghi solitari

Una breve sosta in mezzo al Parco Nazionale
La mappa di questo itinerario
Un tempo non lontanissimo viaggiare da queste parti era quasi una penitenza: le strade compiono bizzarre acrobazie per seguire la fisionomia irregolare dei monti e sparire entro un costone per riapparire sul versante opposto.
Strade su cui si arrancava lenti, spesso prigionieri di un sorpasso impossibile, per chilometri e chilometri. La variante alla vecchia statale, oggi, si è portata via tutto il traffico, quello che corre dritto verso una meta da raggiungere nel più breve tempo possibile.
Noi andiamo lenti, non vogliamo perderci nulla e, oggi appunto, abbiamo il grande privilegio di viaggiare praticamente da soli. Da Vallo della Lucania, la vecchia statale 18 si preannuncia subito per quel che è: un serpentone che si attorciglia su sé stesso, spesso inghiottito dalla boscaglia di lecci, a volte aperto sul panorama circostante. Uno spasso da guidare, il fondo ben tenuto, traffico zero.
Una prima deviazione, poco dopo il paese, è d'obbligo per salire alla Madonna di Novi Velia, in sé niente di speciale, ma per arrivarci bisogna risalire le pendici del Monte Sacro, o Gelbison, la cui ascesa culmina alla quota elevata di 1.
705 metri.
Se il cielo è limpido, lo spettacolo è assicurato; spesso però la sommità del monte è avvolta dalle nubi che si inghiottono il panorama.
Una volta ridiscesi, si possono raggiungere le piccole frazioni di Pellare, dov'è un Museo della Civiltà Contadina che merita di essere visto, e a Cannalonga, con un suggestivo centro con il Palazzo Ducale.
Ed è proprio all'ombra del Gelbison prima, del Monte Scuro e poi del Monte Antilia che la strada si lancia nel suo suggestivo tracciato, quello, appunto, abbandonato dal traffico veloce.
Così si può prendere respiro, scalare una marcia e guardarsi attorno, fermarsi a scrutare lontano e, soprattutto, addentrarsi nei piccoli borghi.
Il primo è San Biase, che custodisce un antico mulino che non riusciamo a vedere (è chiuso, seppur oggetto di un recente restauro).
Cuccaro Vetere si incontra dopo un passaggio in una distesa verdeggiante di ulivi, mentre alle spalle del centro abitato si estendono boschi secolari di querce, castagni e pini che riempiono l'aria di profumo di resina.
L'abitato di Laurito compare improvviso dai boschi, dopo molta strada solitaria: la statale 18, che attraversa il centro storico, diventa, nel tratto paesano, un bellissimo passaggio antico che si compie su acciottolato stretto tra le case. Alfano si raggiunge dopo una bella sequenza di tornanti aggrappati al Monte Centaurino: è li che ci stacchiamo dalla statale, per penetrare nel cuore selvaggio del Parco del Cilento. Croce di Pruno nel cuore del Cilento Raggiungiamo Rofrano, le cui origini si collocano attorno all'anno Mille, attraverso un tratto di strada stretto, tutto curve e tornanti in rapida sequenza.
Poco dopo il minuscolo abitato, qualcosa ci colpisce: il paesaggio è mutato completamente; è come se, improvvisamente, fossimo precipitati oltre una soglia temporale.
La strada è antica, quasi invasa dalle ginestre e dalla vegetazione mediterranea che la circonda; sono antiche le abitazioni e se l'aggettivo rurale significa ancora qualcosa al di là delle moderne tendenze, qui c'è il vero significato della parola.
Sono antichi i mestieri: non incontriamo più nessuno, se non pochi pastori a guardia dei loro folti greggi di capre cilentane, sul cui latte e, quindi, sulla produzione di formaggi, si fonda ancora l'economia delle famiglie che hanno scelto di continuare a vivere qui.
Nella foto a destra: L'imbocco della strada antica verso Croce di Pruno

A naso scegliamo una strada che ci intriga: nessuna indicazione, ma la nostra carta dice che siamo nella direzione del valico di Croce di Pruno.
La strada si presenta subito con un fondo in pessime condizioni, pieno di buche.
Ma non ci lasciamo scoraggiare; ci tuffiamo all'interno di una valle di deposito glaciale, ampia e circondata dai monti, a destra il Faiatella e a sinistra il Monte Piano, per poi risalire fino al valico.
Ed è lì la grande sorpresa: si apre, a destra, una immensa vallata, quasi un piccolo Tibet, totalmente disabitata e intatta, priva di qualsiasi traccia di umanizzazione, di stupefacente bellezza.
Se il mondo finisce da qualche parte, ecco, questa è una di quelle!
Un solo tracciato, uno sterrato affrontabile da qualsiasi enduro stradale, spacca il verde: ci chiediamo ancora dove conduca: forse alle tante sorgenti che danno vita ai brevi corsi d'acqua campani. Subito dopo il valico, un'altra sorpresa: sulla parete a monte della strada, tra le pietre bianche spicca una vasta fioritura di lavanda, il cui profumo ci accompagna per tutto il tratto che si compie ancora in quota. Quindi l'emozione più grande, che ci ripaga della fatica di avere percorso una strada così accidentata.
Non è proprio un sibilo; è, semmai, una folata di brezza più forte.
Poi vediamo l'ombra: un'aquila sta volando sopra di noi!
Raro esemplare della fauna del Parco, ci regala lo spettacolo della sua presenza, che resterà tra le cose indimenticabili. Dal valico la strada scende lenta lungo le pendici del Monte Raialunga e poi si allunga in un'ampia vallata, all'ombra del massiccio del Monte Cervati, la cima più alta della Campania.
A poco a poco la vita riprende e gli insediamenti si intensificano, fino a raggiungere Piaggine, con un caratteristico centro storico.
Ancora un po' di strada ed ecco Laurino, la cui datazione risale al 278 a .C. e che deve il nome all'abbondanza di piante di alloro nel suo territorio. In paese meritano una sosta l'ex convento di Sant'Antonio, recentemente restaurato e il Palazzo Ducale che sorge accanto ai resti del Castello. Un breve tratto rincorre il corso del fiume Calore, per poi raggiungere la valle dell'Alento.
Qui i borghi ravvicinati di Stio, Vetrale e Piano, sono un susseguirsi di memorie del passato, di tradizioni, di antichi mestieri, saperi e sapori.
A Stio scoviamo un liutaio famoso per la produzione artigianale della chitarra battente cilentana; scopriamo l'arte di insaccare salumi nostrani, tra cui la rinomata soppressata locale; a Fasana ritroviamo gli artigiani del ferro e a Castelnuovo Cilento i restauratori che lavorano il legno.
Scopriamo i vini e il pane cilentano, passando per l'olio d'oliva, per le olive stesse, per i formaggi non solo di capra.
Già, siamo nella patria della dieta mediterranea, scoperta e tanto decantata da Ancel Keys, studioso cilentano d'adozione che per primo constatò i benefici della dieta a base di pane, pasta, olio e pomodori. E dopo i murales sulle facciate delle piccole frazioni di Orria, dopo le pale degli antichi mulini di Valle dell'Angelo, oltre il panorama grandioso dalla bellissima balconata naturale nel borgo di Gioi, non resta che soffermarci a Vallo della Lucania, il centro maggiore del Parco, che celebra l'importanza del patrimonio gastronomico e naturalistico del Cilento con una importante fiera, la Borsa Verde dei Territori Rurali Europei, nel mese di ottobre, quest'anno dal 2 al 4.
Nella foto a sinistra: il cuore del Parco Nazionale del Cilento

Secondo parco nazionale
per estensione, nel 1998 è stato dichiarato dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità e fa parte della rete mondiale delle Riserve della Biosfera.
La sua immensa superficie, 181.000 ettari di area protetta, dal mar Tirreno ai piedi dell'Appennino, è stata eletta ad habitat ideale da una gran varietà di specie della fauna.
E grazie alla bassissima densità abitativa, questa terra resta il regno incontrastato del lupo, come dell'aquila reale che non è raro avvistare in volo, se ci si trova a passare lungo i tratti più interni e selvaggi del Parco.
In questo paradiso si contano almeno 1.800 diverse specie floreali, di cui il 10 percento endemiche o rare: la primula di Palinuro, tra queste, è divenuta simbolo del Parco.
Due fiumi importanti, il Calore e il Tanagro, attraversano il territorio nel loro antichissimo letto: il corso, infatti, non è mai stato modificato dall'uomo. Gli argini naturali e le cascate sono la "casa" della più numerosa popolazione di lontre in Italia. Il Monte Cervati, massiccio aspro e ondulato, con i suoi 1.898 metri di altitudine, è la vetta più alta del Cilento e della Campania tutta; ma qui è in buona compagnia.
Svettano, non molto lontano, il Monte Sacro o Gelbison, 1705 metri e il Monte Scuro, 1610 metri, oltre alle numerose cime che si innalzano ben al di sopra dei 1000 metri.>La sede del Parco si trova a Vallo della Lucania, tel. 0974.719911; www.cilentoediano.it.
Nella foto a sinistra: soppressata e vino cilentani

Laurito (SA)
Agriturismo Fasani, Località Fasani, tel. 0974.954296.
Propone una cucina genuina e ruspante a base di carni del proprio allevamento e pasta fatta in casa. Dispone anche di quattro appartamenti con cucina.
Montano Antilia (SA)
Ristorante Pizzeria Ante Elios, Via Bovio.
Si trova sulla SS18 al km 171, questo simpatico locale aperto fino a notte inoltrata e dove si possono gustare, a qualsiasi ora, piatti della gastronomia cilentana e pizze.
Moio della Civitella (SA)
Bed & Breakfast Arcadia, Via Galzerano 13, tel. 0974.66268, 348.6938207; www.arcadiabb.it. Semplice struttura che offre tre camere doppie a 20 euro a persona, inclusa la colazione.
Pellare di Moio della Civitella (SA) Alla Tempa di Riato affittacamere, Via Molinaro 6, tel. 340.9456100; www.tempariato.it. In un antico casolare di campagna, eccellente ospitalità cilentana.
Offre due mini appartamenti e tre camere a due posti letto, tutte con bagno autonomo. In camera, il prezzo a persona è di 25 euro. Con ampio parcheggio.
Stio (SA)
B&B L'Aura, in centro al paese, tel. 340.9456100. Struttura gradevole, della stessa gestione di Tempa di Riato, a Pellare.
Offre tre camere matrimoniali con bagno autonomo e una piccola cucina in comune, a 25 euro a persona al giorno.
Nella foto a sinistra: uno dei murales nelle frazioni di Orria

La chitarra battente cilentana
Di forma simile a un otto allungato, è contraddistinta da alcune caratteristiche che la rendono unica: le corde tutte uguali, la spezzatura del piano armonico, il ponticello mobile, l'assenza di tastiera e la presenza di 9-10 tasti.
Per approfondire la conoscenza della chitarra battente, si può visitare il sito www.alfonsotoscano.it/battente.htm.
Per vederla, a Stio, il liutaio Domenico Campitello, tel. 0974.990268, si dedica alla produzione artigianale di questo originale strumento.
La soppressata di Gioi
Si tratta di una particolare qualità di soppressata, preparata ancora secondo i procedimenti artigianali: vengono selezionate le carni più pregiate del maiale, che costituiscono la farcitura fine e molto magra.
Nel centro dell'impasto viene posto un lardello; il tutto insaccato utilizzando il budello naturale.
Si acquista a Stio, nella bottega Salume del Cilento, Via Largo Fiera, tel. 0974.997008; anche on-line, insieme agli altri salumi tipici: www.salumedelcilento.com.
Il Museo della Civiltà Contadina di Pellare Non è uno dei tanti: questo è davvero particolare e vale la pena di effettuare la breve deviazione da Vallo della Lucania per andarlo a visitare.
Nato inizialmente come progetto didattico, ha probabilmente sottratto alla distruzione oggetti ormai rarissimi, veri e propri cimeli del passato, di immenso valore per la cultura contadina locale.
Diviso in 6 sezioni (domestica, tessile, olivicola, cerealicola, vinicola e religiosa), si visita volentieri, grazie anche all'entusiasmante e appassionato percorso guidato, condotto da Alida, la responsabile del Museo.
Per gli orari di apertura o per concordare le visite, chiamare il Comune, tel. 0974.66118, o la responsabile, Alida Puglia, tel. 347.4049844.
Fuori dal tempo, la Piazza del Popolo di Cannalonga
Gioi, la strada centrale e la chiesa
Gli affreschi dell'ex convento di Sant'Antonio a Piaggine
Il chiostro del Convento di Sant'Antonio
Il Palazzo Ducale di Laurino
Il cuore del Parco del Cilento
Il paesaggio dal valico di Croce di Pruno
La balconata del Belvedere di Gioi
La Chiesa della Madonna del Camine a Piaggine
La moto e la strada, nient'altro...
La soppressata di Gioi
Laurino, i resti del castello
La vecchia statale 18 dentro al borgo di Laurito
Le belle curve deserte dopo Rofrano
Le capre, difficili da scorgere, al pascolo nei boschi
Le fontane, frequenti lungo le strade
Le nuvole spesso si inghiottono le cimme dei monti
L'imbocco della strada antica verso Croce di Pruno
L'incontro con gli anziani di Laurino
Ospitalità rurale
Sguardo su Magliano
Si riparte dopo la sosta
Si torna indietro per nuove emozioni
Una sosta a scrutare i monti, tra le ginestre
Uno degli ambienti del Museo della Civiltà Contadina di Pelllare
Uno dei murales nelle frazioni di Orria
Uno scorcio di San Biase
Verso Croce di Pruno
Vino cilentano
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italia

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