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Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

di Riccardo Matesic, foto di Chiara Valentini il 30/07/2009 in Basilicata

La Lucania è bellissima e dimenticata sia dal turismo (in primo luogo) sia dagli investimenti pubblici. Ma forse è meglio così, perché in questo modo si preserva la sua natura lussureggiante e incontaminata

Basilicata: il fascino della terra dei vecchi
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Vi siete mai chiesti, durante un viaggio, qual è il senso del vostro girare? Ogni itinerario infatti ha un'anima, un suo scopo e un suo sapore.
Questa volta io e Chiara siamo andati in Basilicata, perché non avevamo il tempo necessario a fare gli altri giri programmati.
E proprio perché si è trattato di una scelta dell'ultimo minuto, abbiamo faticato un po' a capire il "sapore" di questo viaggio.

E così eccoci a spasso per questa terra dei vecchi, così soprannominata da noi perché i giovani continuano a lasciarla, per andarsene al nord.
Mancano gli investimenti per valorizzarla, anche se i soldi ci sarebbero, visto che la regione riceve molte royalties per i pozzi di petrolio, gli oleodotti e i metanodotti che la percorrono. Ma lasciamo stare questo discorso così politico.
Nella nostra ottica di turisti un po' particolari, la Basilicata è bellissima così com'è.
Minimamente abitata, con boschi e montagne a perdita d'occhio e con una fauna bellissima, che comprende innumerevoli animali selvatici.
Compresi un gran numero di volatili, dai rapaci agli uccelli in via d'estinzione (si legga sul forum "appunti di viaggio – in Basilicata" del nostro incontro ravvicinato con un nibbio reale e con la ghiandaia marina).
Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

(Nella foto a sinistra: La costa tirrenica della Basilicata fra Sapri e Maratea)

Mattinata di manutenzione alla moto, pomeriggio di viaggio con i temporali, sulla noiosissima autostrada Roma-Napoli.
La prima sosta è a Marina di Camerota, in Campania: una delusione.
Il paese è ormai troppo diverso da quello che avevo conosciuto da bambino, quando era un borgo di pescatori.
Per giunta, dormiamo a Lentiscosa, per scoprire al mattino successivo che il prezzo comunicatoci la sera prima era da intendersi a persona.

La giornata successiva la passiamo al mare, per scoprire in barca tutti gli anfratti della bellissima (e breve) costa lucana, da Sapri a Maratea.
Alla sera ripartiamo e ci inoltriamo finalmente verso l'interno, verso la zona montuosa.

Quando iniziamo a cercare un posto per dormire, però, siamo nel nulla.
Piccoli paesetti, abitati solo dai locali.
Mentalmente mentre guido ragiono su ciò che scriverò, e mi rendo conto che fino a questo momento è stato un viaggio molto scontato.
Insomma, non è ancora venuta fuori l'anima di cui si parlava in apertura.

Intanto veniamo indirizzati a un fantomatico agriturismo in montagna, in cima a un cocuzzolo, dove si mangia e si dorme. "7- 8 chilometri di distanza", ci dicono. Speriamo, perché è già buio. Stanchi. Fame.
Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

I chilometri in realtà sono più di venti. Ci ritroviamo in un altopiano desolato, tutto buio. Ma iniziamo a trovare dei cartelli per "Il poggio di Valle Lunga" (agriturismobianculli@tiscali.it – 0975.86.40.03). Un nome un programma, per noi pistaioli romani!

La strada è sempre più stretta, e alla fine diventa bianca, inerpicandosi ripida.

Quando arriviamo, quasi alle 22, siamo preoccupati che anche da qui ci caccino.
Sembra tutto spento, solo una vetrata, con una sala da pranzo di campagna, con tavoli e sedie in legno. Dentro, tre persone che mi guardano sbigottite. Vorrei chiedere della stanza, ma sono loro a bocca aperta che mi chiedono per primi come ho fatto a capitare lì!

Fortunatamente ci ospitano, ma non in maniera fredda e professionale, visto che sono chiusi e lavorano solo su appuntamento.
Ci ospitano come fossimo in famiglia. Si comincia a chiacchierare, e a parte la coppia di proprietari, il terzo è un tecnico specializzato in gasdotti, che lavora in zona da mesi, e ha piantato le tende lì.
Curioso trovarsi fuori dal mondo a discorrere come se ci si conoscesse da sempre. Surreale. Bellissimo.

Siamo capitati in un vero agriturismo. I padroni vivono coltivando sette ettari di terreno, e poi allevano e fanno prosciutti, salami, formaggi e mozzarelle. Anzi, organizzano stage per imparare a fare latticini e giornate di trekking.

Così, compare un megapiattone di prosciutto, salami e formaggi, una pasta aglio olio e peperoncino, una brocca di vino rosso fatto in casa. E noi ci sentiamo a casa. Felici.

Al mattino dopo scopriremo un posto ancora più bello dell'immaginabile. Colazione con calma, con latte appena munto, chiacchiere, saluti, si riparte in moto e si ridiscende lentamente la strada sterrata.
Un uomo anziano nei campi ci guarda insistentemente da lontano, incuriosito, poi si decide e alza entrambe le braccia per salutare.

Formalmente siamo ancora in provincia di Salerno, ma questa per noi è la porta della regione dove eravamo diretti: buongiorno Basilicata! Finalmente è venuta fuori l'anima di questo viaggio. Ricominciamo da qui.

Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

(Nella foto a sinistra: un'immagine delle Dolomiti Lucane)

Per questa giornata sulle Dolomiti Lucane avevamo in programma di fare il Volo dell'angelo (volodellangelo.com), da Pietrapertosa, incantevole paesino incastonato nelle montagne. Abbiamo dribblato diversi temporali per arrivarci, e ci siamo fermati tre ore ad attendere che spiovesse, una volta a destinazione.
Poi, alle 17, al momento di fare i biglietti, ho chiesto se accettavano la carta. Nisba.

Va bene: dov'è il bancomat qui in paese? Il più vicino è a 40 Km.

Accettate assegni? No.

Grazie arrivederci.

I problemi però non erano finiti. Già da molto non incontravamo distributori di carburante, e quando ripartiamo abbiamo un'autonomia di circa 50 Km. Cammina, cammina, ma di distributori neanche l'ombra. Cristo si è proprio fermato a Eboli, come nel celebre romanzo di Carlo Levi…

Quando mancano 20 chilometri a Tricarico, avviso Chiara che abbiamo autonomia solo per arrivare lì. Forse. Facciamo gli ultimi chilometri (in discesa per fortuna!) a motore spento. E raggiungiamo il self service con l'abbrivio.
Da Tricarico la nostra ultima meta della giornata è Irsina.
Per raggiungerla si passa per una strada semiabbandonata. In realtà è stupenda, anche se da fare con molta attenzione, perché spesso franata, sporchissima, con lunghi tratti di ciottolato e grosse pozze di fango. E anche Irsina non è niente male.
Ma noi abbiamo poco tempo: cena veloce e di nuovo in camera, per vedere la MotoGP da Laguna Seca.

Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

(Nella foto a sinistra: a Matera, una vista dentro ai Sassi)

Matera
negli anni Cinquanta fu additata come la vergogna dell'Italia, per la povertà e le scarsissime condizioni igieniche delle tante famiglie che popolavano i sassi, le celebri abitazioni paleolitiche scavate nella roccia.

Poi è stata recuperata, e dal '93 è addirittura Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Oggi i sassi ancora abitati sono pochi, hanno tutti i comfort e sono popolati da gente benestante, che considera chic (o naif?) una dimora di questo tipo.

La visita merita, soprattutto se fatta con una guida che ha il permesso per portarvi nelle quattro chiese antiche.
Stupisce la presenza di tantissimi falchi in cielo: sono grillai, una specie in pericolo d'estinzione, che migra dall'Africa e d'estate si stabilisce qui. Ce ne sono 1200 coppie, e sono così chiamati perché si nutrono di grilli. I materani li amano.

Affascina questa città, anche se la guida smorza un po' i nostri entusiasmi quando ci dice che il piccolo torrente che attraversa la valle, il Gravina, che è anche affluente del ben più importante Bradano, raccoglie i liquami non depurati di ben due città.
E spiace anche vedere alcuni affreschi veramente mal conservati, all'interno dei sassi.

Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

(Nella foto a sinistra: Polignano a Mare)

Appuntamento per la serata ad Alberobello, la città dei trulli, con amici che fanno i commissari di percorso sportivi, ma in gare automobilistiche.

Che dire dei trulli? Che sono tipici di questa zona della Puglia e che sono… un ennesimo Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco!
Sono antichissimi come concezione, ma i più vecchi sono del XVI secolo, perché quando erano deteriorati piuttosto che restaurarli si preferiva abbatterli e ricostruirli.

Il giorno successivo facciamo una puntata nella romantica Taranto, per fare una visitina a un celebre amico indigeno (vedrete che si paleserà nei commenti!), quindi ripartiamo per rientrare in Basilicata.

Prima tappa a Tursi, stupendo borgo arrampicato su un cocuzzolo che non finisce mai.
Molte case sono abbandonate, ma nuovi proprietari (spesso stranieri) stanno subentrando ai locali, e le ristrutturazioni corrono veloci.

Via di nuovo, non riusciamo a stare fermi, e puntiamo il massiccio del Pollino.
A Francavilla sul Sinni ci inerpichiamo su per una montagna, ma alle 22 scopriamo che tutti gli agriturismo segnalati sono chiusi. Così ridiscendiamo e ci accontentiamo di un normale hotel (Mango), carino ed economico.

Basilicata: il fascino della terra dei vecchi

(Nella foto a sinistra: il Monte Pollino)

Ultimo giorno sul Pollino, che lascia senza parole. Selvaggio, non abitato e non frequentato.
I rifugi sono tutti abbandonati, i sentieri poco segnalati. Mucche dappertutto, fiori, uccelli e farfalle. Non andremmo più via.

A un certo punto troviamo un sentiero che porta a una sorta di terrazza naturale, che da 1.600 metri di altezza si affaccia sulla Calabria. Spettacolare.
Ci torneremo in tenda per fare campeggio libero.

Quando ormai non ci speravamo più, troviamo un rifugio aperto (rifugiofasanelli.it): ristrutturato da poco, lavora tutto l'anno e offre mountain bike, gite a piedi e in Land Rover, canyoning e rafting.
E così abbiamo un altro posto dove dobbiamo tornare…

Basta, è finita, si ridiscende a motore spento per sentire il vento e gli odori, lungo una interminabile discesa ripida con i tornanti. Dieci chilometri così, ancora soli, ancora per poco.

Quando arriviamo giù c'è un bivio. A sinistra si va verso Salerno, a destra il cartello indica Cosenza. Chiara guarda la carta, e dice che purtroppo dobbiamo girare a destra.
Ancora pochi chilometri di belle strade, poi l'inferno della Salerno-Reggio Calabria (che vergogna!). A sera saremo a casa.

Gran bel viaggio, pochi giorni, ma intensissimi.

Roma –Salerno (250km)
Autostrada A30, A3 e A1
Salerno – Lenticosa (150 Km)
Tappe intermedie: Agropoli, Vallo di Lucania, Licusati, Marina di Camerota
Strade percorse: A3, SS18, SP430, ex SS18, SP17

Lenticosa – Montesano sulla Marcellana (Fraz. Tardiano) (130 Km)
Tappe intermedie: Sapri, Maratea, Lagonegro, Montesano sulla Marcellana
Strade percorse: SS 18, SP Maratea-Trecchina, SS 585, SP 26, A3

Montesano sulla Marcellana (Fraz. Tardiano) – Irsina (200 Km)
Tappe intermedie: Viggiano, Gorgoglione, Accettura, Pietrapertosa, Albano di Lucania, Tricarico
Strade Percorse: SP 11, SS92, SS103, SS 277, E847, SS7, SS96

Irsina - Alberobello (220 Km)
Tappe intermedie: Matera, Castellaneta, Massafra, Martina Franca, Polignano a Mare
Strade percorse: SS7, Strada Massafra, SS172, Strada Alberobello, SS 172, SP 237, SP 240, SP 121

Alberobello – Francavilla in Sinni (180km)
Tappe intermedie: Taranto, Tursi, Colobraro
Strade percorse: SS172, SS 106, SS 598, SS 653,

Francavilla in Sinni – Lauria (80km)
Tappe intermedie: San Severino Lucano, Monte Pollino Rifugio Visitone, Rifugio Fasanelli, Rotonda, Castelluccio Inferiore
Strade percorse: strade locali e strada rifugio Visitone
Lauria – Roma (400 km)
Autostrada A30, A3 e A1

Totale chilometri: 1.530km

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