Questo itinerario è stato pubblicato sul n. 155 di Dueruote di marzo 2018

Aria tiepida che accarezza il lago seguendo le ali dei gabbiani. I battelli disegnano strade bianche mentre il castello di Chillon sembra addolcirsi sotto i raggi caldi del crepuscolo. La moto (o lo scooter come in questo caso) attende silenziosa di poter prendere la via di questo viaggio a cavallo tra il canton Vaud e il canton Friburgo, alla scoperta di villaggi, di sapori, di profumi e di personaggi. E di strade che s'impennano, si attorcigliano e poi si distendono di nuovo seguendo le curve morbide delle vigne.

Montreux, a casa di Freddie Mercury

Ma prima di partire occorre godersi almeno una sera a Montreux, città romantica che deve avere la musica nelle vene, vista la popolarità del suo Jazz Festival, che poi non è solo jazz ma ospita anche generi soul, blues e rock, e visto l'incanto che deve aver suscitato in personaggi di culto come Freddie Mercury, che decise di farne la sua residenza. Una statua di Mercury, in una delle sue pose più iconiche, è posta proprio di fronte al lago, in piazza del Mercato. Qui frotte di fan si ritrovano a rendere omaggio alla sua memoria: li si può seguire anche verso il Casinò. E non intendo istigare al gioco, quanto proporre la visita agli studi di registrazione fondati dal cantante inglese: l'ingresso è a pagamento ma offre la possibilità di entrare proprio dove furono registrate le ultime canzoni dei Queen. Tutto è rimasto come allora. Il giro per Montreux continua: alle spalle della statua si trova il mercato coperto, dalla caratteristica struttura in metallo, realizzata nel XIX secolo dalla stessa officina che fornì i materiali per la Tour Eiffel.

Inizia il viaggio (ecco cosa leggere!)

Una volta partiti, si segue per un piccolo tratto il contorno del lago di Ginevra, o lago Lemano, vasto e vivo. Si supera il bel castello di Chillon, che prima si poteva ammirare solo da lontano. Per visitarlo si paga l'ingresso: l'interno è restaurato e l'immaginazione galoppa tra i cortili, le sale e, soprattutto, la zona interrata, dove colonne gotiche ornano aree adibite anche a prigioni. I secchioni che vogliono prepararsi alla visita non possono evitare la lettura del Prigioniero di Chillon, di Lord Byron, una cosina recente e leggera che stuzzica la fantasia.

Si costeggia il lago fino a Villeneuve, poi ci si addentra fino ad Aigle seguendo il tratto di strada in fondovalle lungo il Rodano. Il nostro itinerario continua in direzione Lac de l'Hongrin, il lago artificiale a cui si arriva dopo aver pennellato le curve tra i vigneti e quelle che zigzagano tra boschi e catini erbosi: si entra nel parco naturale regionale Gruyère Pays-d'Enhaut. Passata la sbarra che segna l'inizio dell'area di esercitazione militare si costeggia il lago e poi, dopo La Lecherette, si svolta decisi sulla sterrata. Troverete un cartello che segnala un divieto di transito. In realtà fino al momento in cui ho realizzato questo viaggio la strada era liberamente transitabile dai veicoli a motore e il cartello sembra essere un semplice deterrente al passaggio per limitare il traffico.

La sterrata è ben battuta e facilmente percorribile e finisce troppo presto: qualche chilometro dopo ricomincia l'asfalto, peraltro con bellissime curve. E infatti si incrocia qualche motociclista su questa via che raggiunge la strada della valle de la Sarine che porta dritta dritta al castello di Gruyères e all'omonimo borgo medievale. Ecco, alla base delle mura si parcheggia. Le vie sono pedonali e la passeggiata, anzi la passeggiatina, non richiede molto tempo. A meno che non vogliate prendervi qualche momento per godervi la pace di questo posto.

Qui, turisti a parte, c'è silenzio: intorno solo le cime dalle pendici verdi di boschi e di pascoli. In lontananza potreste anche scorgere il manto pezzato delle mucche friburghesi che devono mangiare davvero bene, perché regalano un latte saporito che poi diventa formaggio Gruyère. Per vederne la preparazione c'è il caseificio di Gruyère. Se però preferiste sapori più dolci, deviate per Broc: alla maison Cailler vi porteranno alla scoperta del cioccolato svizzero.

L'osservatorio e Le Moleson

Le deviazioni andata/ritorno in un viaggio in moto non sono mai simpatiche. Sono simpatici i percorsi ad anello, ad esempio. Ma non sempre si può fare: ci sono valli e strade verso le cime che non hanno sbocco, ma questo non è un buon motivo per dimenticarle. E quindi ecco la svolta a sinistra: Le Moleson è la cima che sovrasta la salita verso l'omonimo paese. Il centro abitato è famoso per gli sport invernali, ma ci sono due notizie che possono valere la strada: vi si trova un osservatorio astronomico ed è partenza di una bella via ferrata. Prima di scendere però date uno sguardo in giro: il panorama merita.

Il pic-nic invece è da prevedere a Bulle perché qui si respira un'atmosfera rilassata. Dopo il parco si può vedere il museo de la Gruyère, che non ha niente a che vedere con questioni casearie: è più un museo antropologico, uno spaccato storico sulla storia e sulle tradizioni di questa regione agricola. I manufatti e i documenti esposti lo raccontano meglio di qualsiasi parola.

La cittadina (d'adozione) di Charles Chaplin

Sembra che i celti chiamassero Lem An, grande acqua, il lago di Ginevra, verso cui si scende passando da Corsier sur Vevey, la cittadina d'adozione di Charles Chaplin. Ancora un grande personaggio, questa volta della storia del cinema, che rimase affascinato da questo luogo e qui approdò con la giovane moglie e la numerosa prole. L'aria di questo lago deve avere qualcosa di speciale: entra nel casco anche di lontano. Sa di umido. E di terra, stranamente.

Sarà a causa delle vigne che riempiono le colline della corniche de Lavaux, attraversata dalla route de Corniche e poi dalla route de Petite Corniche. Sarà per il vento che dalle cime trascina verso valle ogni sorta di umore di foreste e sottobosco. Appena dopo Saint Saphorin ci si ferma: si spegne il motore dopo aver percorso tre quarti del viaggio e si riflette. Sul fatto che in tutto sono poco più di 150 km, ma paiono molti di più. Sul fatto che occorre almeno dedicare quattro giorni al percorso perché se no ci si perde troppo. Sul fatto che quei filari di vite lì, perfetti e pettinati, sembrano non finire. Sembrano proseguire anche dentro al lago, su cui si specchiano. E il verde acceso delle foglie di inizio estate sembra cangiante quando il sole scende e le ombre allungano disegni inaspettati sulla marea delle vigne. Ecco perché, forse, la zona del Lavaux è stata riconosciuta patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Qui c'è il fascino dei territori impervi, dove l'uomo ha impiegato tutte le sue energie per cavarne terrazzamenti coltivabili. Losanna appare dopo la meraviglia dei vigneti. Si passa accanto al museo Olimpico, che vale la sosta. In città c'è ancora tanto da vedere: è la fine del viaggio che però spalanca le porte di molte altre scoperte. Il museo Storico, gli eventi legati alla danza, le gite in battello, le degustazioni dei vini, che tra l'altro si possono fare anche nelle piccole cantine che punteggiano le zone limitrofe durante la manifestazione Caves Ouvertes.