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Le innovazioni che hanno fatto la moto moderna: materiali e lavorazioni

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 22/12/2023 in Manutenzione
Le innovazioni che hanno fatto la moto moderna: materiali e lavorazioni
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Fibre composite, acciai speciali, superleghe, pressofusione... l'elenco delle novità tecnologiche a disposizione degli ingegneri è sterminato, e ha davvero cambiato il volto della moto moderna

Tra gli Anni 80 e gli Anni 90 le lavorazioni di pregio sono sbarcate dal mondo delle corse alla produzione di serie, e abbiamo assistito con un misto di brama e sbigottimento alla diffusione di leghe di tutti i tipi, acciai speciali e materiali compositi, prima di copertura e ben presto anche strutturali. In piena febbre da composito Bimota, sempre fra le Case più attive su questo fronte, arrivò a chiamare un suo modello Furano, dal nome di una resina usata per alcuni compositi.

A cavallo del secolo avviene una vera e propria rivoluzione tecnologica che porta la qualità delle fusioni e delle lavorazioni a fare in tutto il mondo passi da gigante – che per inciso riducono il vantaggio accumulato nei decenni precedenti dai giapponesi, a lungo leader nelle lavorazioni di precisione. Migliorano anche le formulazioni degli oli, i motori diventano più leggeri e affidabili. Nel 2004 BMW toglie alla GS 25 kg in un colpo solo passando dalla 1150 alla 1200, mentre Ducati inaugura la scultorea serie delle Superleggera in cui esplora i limiti del possibile.

Le innovazioni che hanno fatto la moto moderna: materiali e lavorazioni

L'era dei trattamenti superficiali

L’espressione più visibile e vistosa di questa rivoluzione nei materiali sono i trattamenti superficiali. Tutti ne abbiamo sentito parlare riguardo le sospensioni, in particolar modo in ambito racing e ancor più se in off-road, dove il pacchetto sospensioni fa la metà della prestazione della moto. Servono a ridurre gli attriti con una serie di stratagemmi: deposito di strati superficiali sull’alluminio (kashima) o sull’acciaio (emerald coating, DLC), ma anche lavorazioni di fino che servono a “irrobustire” il velo d’olio (dimplush). Il fine ultimo della riduzione degli attriti è quello di permettere alle sospensioni di ottenere la massima scorrevolezza e sensibilità.

Nel motore e in generale nelle parti in movimento (assi a camme, camme, segmenti raschiaolio, ecc.), la riduzione degli attriti serve invece a estrarre la massima prestazione, e ancor prima a ridurre la generazione di calore. Se oggi potete godervi una moto leggera e permettervi di fare un tagliando anche ogni due anni, il merito è dell’incredibile progresso fatto da materiali e lavorazioni.

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