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Cambio automatico moto e patente A: tutto quel che c'è da sapere

Redazione
dalla Redazione il 30/05/2023 in Burocrazia
Cambio automatico moto e patente A: tutto quel che c'è da sapere
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Quali moto può guidare chi ha sostenuto l'esame della patente A con un mezzo dotato di cambio automatico? Le opzioni sono tante e molto diverse fra loro: vediamole insieme in questa guida dettagliata

Molte delle complicazioni e delle regole che riguardano la moto sono legate al fatto che resta un veicolo pericoloso: a seconda della statistica che guardate, il rischio di farsi male seriamente alla guida di una moto è dalle 20 alle 30 volte più alto rispetto a un’auto, e la proporzione è rimasta più o meno stabile nel corso degli anni in cui pure la sicurezza è migliorata su entrambi i fronti.

Le ragioni di questa sproporzione sono molteplici: le moto sono meno visibili, meno efficaci nel proteggere chi è a bordo e oggettivamente più difficili da guidare. Se il miglioramento della visibilità e della sicurezza attiva è compito delle Case costruttrici, lo Stato può intervenire sulle competenze di chi guida. Ecco spiegata la rapida evoluzione della normativa che regolamenta la guida dei mezzi a due ruote, nel quadro di una serie di misure intraprese a livello europeo (tra cui ricordiamo almeno l'obbligatorietà dell’ABS) per diminuire l'incidentalità di moto e scooter.

Cambio automatico moto e patente A: tutto quel che c'è da sapere

Patente A e moto depotenziate

Si è quindi fatto in modo di assicurarsi che chi guida un veicolo a due ruote abbia le competenze necessarie per farlo. È stata abolita, a partire dal 1 gennaio 1993, la possibilità di guidare qualunque motociclo con la sola patente B ed è stato inserito un vero e proprio percorso di formazione, che passa idealmente per le patenti AM (ciclomotore), A1 (125), A2 e A. Un sistema senz'altro più efficace della libertà totale, ma anche del vecchio limite che vietava, attivo fino alla fine degli Anni 80, l'utilizzo di cilindrate superiori ai 350 cc fino ai 21 anni di età, e che aveva di fatto creato una classe di moto.

L'attuale modello prevede invece prove teoriche e pratiche via via più complesse e sostenute con mezzi appropriati alla categoria di veicoli che si vuole guidare. In particolare, per venire incontro all'enorme platea di scooteristi con patente B che si sarebbero visti vietare l'utilizzo di cilindrate superiori ai 125 cc ma che non erano interessati a imparare a manovrare cambio e frizione, è stata introdotta anche una distinzione tra patenti per soli veicoli con cambio automatico e patenti per veicoli a marce, sulla falsariga di quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti ormai da un secolo.

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Patente A, cambio manuale, cambio automatico: cosa dice la legge

Questa distinzione tra “moto” e “scooter” era in realtà legata al quadro tecnologico esistente al momento in cui è stata scritta la legge. Gli sviluppi recenti nel campo delle trasmissioni hanno cambiato di molto il panorama, aggiungendo una serie di sfumature che è a volte difficile collocare, soprattutto per effetto della diffusione del quickshifter o cambio elettronico. Vediamo quindi come impostare correttamente la questione.

Dal punto di vista della legge, quello che si vuole evitare è come dicevamo che qualcuno privo di familiarità con le classiche leve di cambio e frizione prenda in mano un veicolo che lo metterebbe in difficoltà e diventi un pericolo per sé e per gli altri. Si ritiene in particolare che la coordinazione di gesti tra mano sinistra (frizione), mano destra (acceleratore) e piede sinistro (leva cambio) richieda un certo periodo di apprendistato, in particolare nelle manovre di partenza, di arresto e di marcia a bassa velocità. Basta leggere il testo per capire con quale logica il Ministero dei Trasporti distingue tra cambio manuale e automatico: non si parla di tecnologia, ma solo del suo riflesso sulla guida, in particolare per quanto riguarda la presenza della frizione.

La Circolare protocollo 9412 dell’11/04/2013 definisce come veicolo con cambio manuale “un veicolo nel quale è presente un pedale della frizione – o leva azionata manualmente per le categorie A, A2 e A1 – che deve essere azionato dal conducente quando avvia o ferma il veicolo e cambia le marce.”

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"Il" cambio automatico: l'Honda DCT

Tutti i sistemi con le marce ma senza leva della frizione sono dunque assimilabili ad automatici: negli anni li hanno proposti Moto Guzzi (I-convert), Yamaha (YCC-S) e altri, ma l'unico ad essersi veramente imposto è il cambio a doppia frizione Honda DCT, un capolavoro di ingegneria con due alberi e due frizioni coassiali, automatico, intelligente e servoassistito che si occupa autonomamente di tutto: attaccare e staccare la frizione e innestare le marce, cosa che può avvenire in maniera del tutto automatica o ricorrendo a pulsanti al manubrio, ma senza ricorrere alla leva frizione e sempre con la mediazione della elettronica di bordo (il rapporto non viene ad esempio inserito fino a quando il regime motore non è compatibile).

A parte il fatto di avere una frizione a dischi e una sequenza di rapporti discontinui al posto del classico variatore continuo CVT con frizione centrifuga, dal punto di vista di chi è in sella una moto con DCT si guida esattamente come uno scooter in termini di manualità e quindi della competenza tecnica verificata in sede di esame. Per questo i veicoli DCT sono guidabili anche con la limitazione (codice 78) annotata sulla patente, che sia A2 per chi deve limitarsi ai veicoli depotenziati o A3 per chi può guidare moto a potenza libera.

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Il quickshifter è un cambio automatico?

Prendiamo invece un veicolo con quickshifter. Il quickshifter è un sistema che non sostituisce il cambio tradizionale, ma lo affianca. Costruttivamente abbiamo sempre una frizione con leva al manubrio e un cambio a innesti frontali con comando a pedale; ma il sistema permette, interrompendo l'erogazione di coppia dal motore alla trasmissione, di passare al rapporto superiore senza usare la frizione. Nei più recenti modelli con Ride-by-Wire consente anche di passare anche al rapporto inferiore, potendo realizzare la "doppietta" per adeguare il regime del motore.

L’effetto del quickshifter finisce comunque qui. Non è di alcun ausilio in partenza e quando ci si ferma, quando bisogna saper usare la frizione; anche la marcia a bassa velocità avviene molto spesso in regimi nei quali il funzionamento del sistema è inibito per preservare gli ingranaggi del cambio. È e quindi comprensibile che non sia possibile assimilare un quickshifter a un cambio automatico che renda la moto in qualche modo simile a uno scooter dal punto di vista della guida, e la sua presenza non rende in nessun caso il veicolo guidabile da chi ha una patente con codice 78 (la cui regola in sintesi è: niente leva della frizione e indicazione "cambio automatico" riportata sulla carta di circolazione).

Questo non è naturalmente un dramma: se qualcuno ho preso una patente con limitazione e poi ha cambiato idea, di sicuro la passione per la moto gli farà superare anche il fastidio di dover superare l'esame integrativo per poter usare moto con cambio tradizionale.

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Lo "strano caso" delle MV Agusta SCS

C'è almeno un caso particolare che merita di essere discusso. MV Agusta ha infatti presentato qualche anno fa una serie di modelli (Dragster e Turismo Veloce) dotati del sistema SCS (Smart Clutch System). Si tratta in pratica di un cambio con quickshifter integrato a una frizione centrifuga evoluta, sviluppata da Rekluse.

La combinazione dei due elementi consente effettivamente di fare a meno della frizione in ogni frangente, potendo partire e arrestarsi grazie alla presenza della frizione centrifuga oltre a cambiare marcia grazie al Quickshifter. Purtroppo, però, per via della presenza della leva frizione e del fatto che la selezione delle marce non può avvenire per via automatica ma è comunque decisa dal pilota, i modelli SCS non sono guidabili da chi ha conseguito una patente A con codice 78 (limitazione a cambio automatico).

 

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Il futuro? Probabilmente senza cambio

E per il futuro? Non sembra che il DCT, nonostante il successo commerciale, sia destinato ad essere imitato da altri, anche vista la sua complessità tecnologica. Lo stesso accade per il pur decisamente più semplice e leggero sistema SCS. Per chi cerca le sensazioni di un cambio tradizionale, insomma, la scelta non sembra destinata ad aumentare.

Il problema potrebbe però diventare secondario, visto che la presumibile diffusione delle moto elettriche, che per le loro caratteristiche di erogazione di frizione e cambio non hanno bisogno, è destinata a rendere questa discussione superata.

 

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