MOTOGP, IL MONOPOLIO DEL V4: LE RAGIONI
Nel caso della MotoGP abbiamo negli ultimi anni assistito a un fenomeno che in F1 accade da molto tempo, ovvero
la convergenza tecnica. Questo processo avviene
ogni volta che un regolamento tecnico resta stabile abbastanza a lungo, consentendo alle Case costruttrici di perfezionare lo sviluppo del miglior veicolo in funzione del regolamento vigente in quel momento. In sostanza, la soluzione tecnica più efficace viene rapidamente adottata da tutti: negli ultimi anni pensiamo soltanto al cambio seamless, agli abbassatori, all’aerodinamica e ovviamente al motore V4.
Abbassatori, aerodinamica e V4 sono gli ingredienti tecnici di un fenomeno evidente per qualunque appassionato con qualche anno di Motomondiale sulle spalle: le moto odierne si sono vistosamente “allungate” (e grazie agli abbassatori anche abbassate) per far fronte alle assurde
accelerazioni e
frenate che i motori, i freni e le gomme di oggi sono in grado di effettuare. Da molto tempo il limite prevalente sulle moto non è più l’aderenza della gomma ma il cappottamento in accelerazione o frenata, che è contrastato e ritardato da moto più lunghe e basse di baricentro, oltre che da pacchetti aerodinamici ben studiati.
Il motore V4 ha sempre permesso di avere moto più strette ed efficienti, cosa che lo rendeva preferibile sulle 500 2T degli Anni 80 e 90; ma con la MotoGP il 4 in linea ha potuto far valere il fatto di essere più largo ma anche più corto,
il che consente a parità di interasse di montare
un forcellone più lungo, lasciando ai progettisti più libertà di sviluppare una sospensione posteriore ottimale dal punto di vista della trazione.
Con l’aumento progressivo delle potenze e il conseguente allungamento dell’interasse avvenuto negli ultimi anni, questo vantaggio è però diventato sempre meno rilevante, visto che anche le configurazioni V4 possono ormai avere un forcellone molto lungo; viceversa, il
maggiore ingombro trasversale del 4 in linea si è rivelato un ostacolo allo sviluppo di una aerodinamica efficace in curva senza inficiare l’efficienza in rettilineo e l’angolo massimo di piega.
Queste note molto semplificate lasciano quindi capire che, almeno in MotoGP e con l’attuale pacchetto gomme-aerodinamica-motore, il vantaggio del V4 non è tanto prestazionale quanto nella
libertà di progettazione che esso consente su altri componenti critici della moto. Una volta dimostrata questa superiorità diciamo indiretta, ecco che abbiamo assistito alla convergenza tecnica che ha portato dalla grande varietà dei primi anni di MotoGP (motori 3 in linea, 4 in linea, V4, V5; Ducati sperimentò anche il V2 e Blata il V6) alla omologazione al V4, che non è imposta dal regolamento ma dallo sviluppo tecnico.