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Sbk Nurburgring : Comunque vada sarà un successo!

di Luca Sordi, foto Alex Photo il 09/09/2012 in Sbk

Storica vittoria dell'Aprilia grazie ad un magnifico tris di piloti, sconfitta cocente in casa propria per la BMW, ma la Superbike sorride forte di nomi nuovi ed un finale di stagione al calor bianco

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Nurburgring - I disegni del destino a volte sono bizzarri e spesso incomprensibili. Ciò che ognuno si aspetta può miseramente fallire, quello che è plausibile sperare venire meno per un'inezia. Lo sport e lo sport del motore in modo particolare, è re di queste situazioni limite in cui tutto e niente si succedono senza un filo logico. Le variabili sono tante e si possono manifestare in mille modi diversi anche nella forma di qualche beffardo avvallamento in un tracciato già di per sé critico per il basso grip garantito.
A farne le spese sono stati in tanti e la dea bendata, giusto per mescolare ancora di più le carte, ha colpito in modo diverso riuscendo comunque a mantenere ancora aperta ogni soluzione. Che la bizzarra domenica di Biaggi o il disastroso week end di Melandri sia da imputare solo al caso però non è giusto né tanto meno corretto pensarlo. Max ha lavorato sodo trovando una messa a punto al limite della perfezione assoluta e questo con una gomma posteriore conosciuta da tutti da molto tempo (è la stessa con la quale Checa ha vinto sette manche nella passata stagione) . Le condizioni meteo, finalmente stabili per l'intero week end, hanno permesso all'equipe di Noale di trovare il bandolo della matassa e cucire intorno al corsaro una RSV4 allo stato dell'arte. Il romano l'ha guidata da campione, commettendo qualche errore, ma guidando di brutto senza risparmiarsi. Gara 1 è stata vinta con merito e senza la scivolata di gara 2 probabilmente sarebbe riuscito il bis visto il passo tenuto anche in condizioni disastrate dopo il volo nella via di fuga. Per Melandri invece, che ha candidamente ammesso di aver fatto due errori per i quali però non sa darsi spiegazioni, il discorso è diverso.
In Germania, a casa del suo datore di lavoro e forte del grande successo ottenuto a Mosca, il ravennate ha dovuto fare i conti con una pressione enorme e la brutalità di una moto che è tornata fuori in modo prepotente tanto da mettere in crisi ancora una volta la ciclistica e di conseguenza gli pneumatici. Con gomme soft la S1000RR ha chattering, con le dure sulla distanze si strappano e finire diventa un problema. Marco alla fine delle qualifiche era preoccupato e poco sereno, in gara tutti gli spettri di questo mondo si sono materializzati in quel maledetto punto del tracciato dove anche una compressione più forte della forcella ha fatto da giudice facendolo cadere due volte. Poteva essere un disastro ma la dea bendata a volte da a volte toglie per cui alla fine della fiera il distacco è minimo, soli 9,5 punti con ancora quattro manche da disputare e fiumi d'inchiostro da scrivere. Ma se è giusto lasciare spazio ai top della classe è altrettanto e sacrosanto dovere mettere in grande risalto lo splendido fine settimana di Chaz Davies. L'inglese che corre a livelli professionistici dal 2002, non ha brillato tra 125 e 250 G.p. mondiale, si è fatto vedere negli USA con le quattro tempi derivate dalla serie (senza dimenticare addirittura tre esperienze senza infamia e senza lode in Moto Gp con la Ducati del Team Pramac), ma è solo grazie a Giuliano Rovelli, manager del Team ParkinGo, che è cresciuto a dismisura diventando una concreta realtà a livello internazionale.
Competitivo con le Triumph in Supersport, inarrestabile con la R6 vecchia di tre anni (ex Crutchlow) con la quale ha poi vinto il titolo iridato la passata stagione, Chaz ha fatto il salto nella Superbike picchiando duro in Australia (frattura del polso sinistro) e risalendo piano piano dalle difficoltà tecnica di una moto come l'Aprilia che certo non è la più facile da mettere a punto. Il britannico ha cambiato passo ad Aragon e in un crescendo rossiniano è passato da outsider a stella di prima grandezza. La vittoria in gara 2 ha chiuso al meglio un processo di crescita che lo porterà, ora è ufficiale (come da comunicazione passata a fine serata dai vertici tedeschi) , a guidare la BMW S1000RR a fianco di Melandri nella prossima stagione, una promozione meritata sul campo che lo può portare lontano. Eugene Laverty non ha ancora la sensibilità giusta per settare al meglio la propria moto e la scelta di partire con due medie (Max aveva una soffice davanti) è figlia anche di una guida irruenta che a volte gli è costata risultati quasi certi.
L'inglese si era un po' perso a metà campionato ma ora è tornato fuori alla grande diventando strategico per la squadra ed una spalla di altissimo profilo per Max Biaggi. A fronte dell'amaro in bocca lasciato ancora una volta da Tom Sykes fedele al suo ruolo di "speed man" nelle prove e nella prima parte di gara ma in debito di aderenza sulla distanza, è giusto spezzare una lancia per Leon Camier. L'inglese ha riportato la Suzuki sul podio (non succedeva da gara 2 a Monza la passata stagione grazie a Michel Fabrizio) mettendo tanto del suo e di fatto distruggendo ogni credito possibile per John Hopkins, ormai fuori dalla squadra diretta da Paul Denning. L'ultima riflessione, come ormai di prassi purtroppo di questi tempi, è per la Ducati. Vogliamo prendere la distanza dalle diatribe da bar ma la 1098, in queste condizioni è garanzia solo di sconfitta certa.
Carlos Checa, a fronte di una classe ed un talento cristallino, riesce ancora a farla volare (unico alla fine) ma rimanendo così le cose le prossime quattro manche saranno ancora peggiori. Lo spagnolo, svanita la possibilità di passare in BMW e mai presa in seria considerazione l'eventualità Kawasaki (per altro suffragata da contatti ai più alti livelli con i manager giapponesi), rimarrà con la rossa e sarà il pilota di punta demandato allo sviluppo della Panigale. Il condizionale è d'obbligo, mancando la firma, non è solo sul tratto d'inchiostro sulla carta ma anche per i regolamenti che se non cambieranno potrebbero portare addirittura alla rinuncia da parte della Ducati di prendere parte al mondiale. Ovviamente è una soluzione limite, ma non è esclusa a priori anche se, come è logico che sia, non è interesse di nessuno, né degli organizzatori, né degli altri competitors arrivare all'aut aut….vincere facile non è bello per nessuno.
Sbk Nurburgring : Comunque vada sarà un successo!
Chaz Davis e Eugene Laverty ai ferri corti in gara 2
Nurburgring – Condizioni meteo uguali anche al via di gara 2 con sole e temperatura sull'asfalto con 41°. Dopo avere dominato Gara 1 l'Aprilia è partita ancora una volta benissimo ma il patatrac è arrivato prestissimo, alla chiusura del primo giro. Sykes, come da consuetudine, non ha certo fallito lo start e la voglia e la consapevolezza di non dover far fuggire Biaggi gli ha tolto ogni freno inibitore. Ha superato Laverty, andato subito a comandare, che per resistere all'azione dell'inglese ha ritardato la staccata all'inverosimile traendo in inganno anche Biaggi.
Il romano arrivato un pelo lungo ha messo le ruote su di una traiettoria infida dove una piccola buca ha fatto chiudere lo sterzo. Scivolato nella ghiaia, il fuoriclasse tricolore ha tirato su la moto da solo ed ha continuato con il mezzo a brandelli mentre Eugene è potuto ripartire quasi subito. Per lui un dramma, pagato con oltre quindici secondi di ritardo dall'ultimo….Mentre davanti Tom, Melandri e Davies hanno imposto il loro passo, subito dietro si è assistito ad un confronto di altissimo livello con Giugliano, Rea Laverty ai ferri corti. Haslam ha giocato un altro jolly al primo quarto di gara arrivando lungo senza però incorrere in altri problemi, Melandri, che ha mantenuto la stessa scelta di gomme della frazione precedente, è passato a condurre nel corso dell'ottavo passaggio.
Giusto il tempo per metabolizzare questa cambio che Davies ha preso il testimone della piazza d'onore e Melandri, nello stesso punto del fattaccio di Biaggi è caduto rimediando due cadute pesantissime di fronte ai vertici della casa tedesca. Non è andato meglio a Haslam, anche lui per non essere da meno, che ha assaggiato l'asfalto nello stesso canonico tratto di pista. A metà gara Biaggi è entrato in zona punti mentre Davies, forte di un passo irresistibile, ha allungato su Sykes e sul compagno di marca Laverty tornato in zona podio dopo l'errore iniziale. Mettendo una pezza sulla mancata competitività della Suzuki, Camier ha salvato l'onore del marchio vivendo uno dei migliori week end in sella alla GSX R. L'inglese non solo ha superato l'Aprilia di Eugene ma ha iniziato ad inquadrare la moto di Sykes sempre più da vicino sino a sopravanzarla nel corso del quindicesimo passaggio.
Il britannico ha fatto come il gambero e pur cambiando scelta sulle gomme ha perso terreno a tal punto non solo da perdere di vista il podio ma a faticare anche per entrare nei primi sei. Gli ultimi chilometri sono stati forieri di scintille per i gradini mediani del podio. Nel batti e ribatti ad agguantare la piazza d'onore è stato Laverty che ha in questo modo permesso all'Aprilia di fare un'altra doppietta dal grande spessore tecnico e mediatico. Quarto Rea mentre a Checa non è riuscito il colpo di reni finale ed ha chiuso sesto dietro a Sykes. La migliore BMW è quella di Badovini, nona, una debacle rovente per la casa dell'elica che in casa propria è stata suonata senza pietà. Si può consolare con l'impresa del suo futuro campioncino che a 25 anni ed alla prima stagione completa in Superbike, ha staccato la prima vittoria in carriera. Max Biaggi ha chiuso tredicesimo guadagnando altri due punti che valgono oro in questo campionato combattuto ed incerto che rimanda ancora il verdetto alle due gare conclusive.
1. Davies (Aprilia) 20 Giri in 39'00.327 alla media di 158.039 km/h;
2. Laverty (Aprilia) 3.022;
3. Camier (Suzuki) 3.222;
4. Rea (Honda) 5.705;
5. Sykes (Kawasaki) 7.304;
6. Checa (Ducati) 7.541;
7. Giugliano (Ducati) 14.709;
8. Baz (Kawasaki) 19.782;
9. Badovini (BMW) 19.925;
10. Guintoli (Ducati) 20.028;
11. Zanetti (Ducati) 25.653;
12. Hopkins (Suzuki) 29.142;
13. Biaggi (Aprilia) 29.579;
14. Berger (Ducati) 36.090;
15. Aoyama (Honda) 40.912;
16. Lanzi (Ducati) 50.401;

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