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Aprilia Pegaso Tuscany Tibet Raid

il 24/04/2003 in Moto & Scooter

Da un viaggio in vetta al mondo, l'ispirazione per un nuovo modello, o meglio, per una versione speciale della Pegaso, concepita per i moderni esploratori, o per chi sogna di diventarlo

Aprilia Pegaso Tuscany Tibet Raid
Un guado durante la nostra prova in Toscana

di Luigi Rivola


Emerson Gattafoni presenta la Pegaso Tuscany Tibet al Dalai Lama

Dalla Toscana al Tibet
. La Pegaso guidata da Emerson Gattafoni è salita sul tetto del mondo, ha conosciuto il Dalai Lama, come accadde al Principe Borghese nel 1907 quando passò per Urga con la Itala del raid Pechino-Parigi, ha percorso strade tracciate per cavalli e muli, ha sfiorato la mitica Shangrila, quindi è tornata a Noale senza incidenti, senza guasti, e all'Aprilia è venuta un'idea.




Perché non creare un modello speciale della Pegaso, basandosi sull'allestimento di questa moderna esploratrice a due ruote? Una moto per stradisti avventurosi, che vogliono un veicolo agile, che non storcono il naso davanti ad un solo cilindro, purché funzioni come un orologio, che non pretendono di caricarlo come un Conestoga, ma che tra canadese, sacco a pelo, e dotazione essenziale, non si portano dietro più di 10 kg di bagaglio, magari stivato quasi tutto dentro un bauletto per non aumentare l'ingombro laterale della moto.



Così è nata la Pegaso Tuscany Tibet, versione da grandi viaggi, o anche solo da sogni, della collaudatissima enduro monocilindrica italiana che regge brillantemente il mercato da anni. Qualche ritocco grafico, qualcosa di più concreto a proposito delle sospensioni, un assetto modificato, una nuovo cupolino, un diverso manubrio, un bauletto rigido e una bella coppia di pneumatici tassellati: con queste modifiche, la Pegaso Tuscany Tibet è pronta per l'Himalaya, e non è una battuta, perché c'è già andata davvero!
Il prezzo è equo: 7.100 €: più o meno ciò che serve per comprare un maxiscooter, ma potendo scegliere, Gattafoni ha scelto la Pegaso, e non se ne è pentito.

L'Aprilia avrebbe senz'altro voluto presentare la Pegaso Tuscany Tibet a Lhasa, ma alla fine ha optato per l'altro capolinea del viaggio: la Toscana, abbinando la prova in anteprima con quella della Caponord Rally Raid 1000.
Raggiunto il luogo dell'appuntamento, la grande tenuta di Castelfalfi nei pressi di Montaione, una cinquantina di chilometri a sud ovest di Firenze, le modifiche apportate alla Tuscany Tibet ci sono state illustrate nei dettagli.
Innanzitutto l'estetica: la Pegaso T-T ostenta subito la sua diversità non solo per via del colore giallo cupo con cupolino rosso bordeaux e della scritta Tuscany Tibet Raid presente un po' ovunque, ma anche per il nuovo disegno del cupolino stesso, dotato ora di parabrezza più elevato e protettivo.

Tinte e grafiche sono rigorosamente le stesse della moto usata nel raid asiatico.
La differenza più significativa fra la Pegaso standard e la T-T è nell'assetto del veicolo, che è stato rialzato mediante l'allungamento di 26 mm degli steli della forcella (una Marzocchi teleidraulica con canne di 45 mm di diametro) e dell'ammortizzatore (più lungo di 25 mm). Questa modifica alle sospensioni ha permesso non solo di aumentare la luce a terra, ma anche di incrementare l'escursione delle ruote, che per quella anteriore ha raggiunto i 175 mm. Il monoammortizzatore, regolabile in estensione e nel precarico, è dotato ora di un pomello esterno per la più agevole registrazione del precarico della molla.



Anche la sella è stata rialzata di 20 mm e il manubrio originale è stato sostituito con uno dotato di traversino di irrobustimento.
Il motore non ha subito modifiche: il collaudato monocilindrico verticale di 650 cc bialbero a cinque valvole radiali (3 di aspirazione e 2 di scarico) raffreddato a liquido, è uno dei più evoluti propulsori della sua categoria, essendo dotato fra l'altro di alimentazione ad iniezione elettronica e di scarico con catalizzatore di serie. Eroga la discreta potenza di 47 CV a 6500 giri, ma soprattutto 5,9 kgm di coppia a 4500 giri; caratteristica interessante per una moto destinata a percorrere strade "a rischio" è il sensore di caduta che interrompe il flusso del carburante e spegne il motore se il veicolo cade a terra.

L'assetto di guida della Tuscany Tibet non ha nulla di iperspecializzato: la posizione è comoda, efficace, tale e quale ci si deve aspettare da una moto che non intende correre su una pista di motocross, ma portare alla meta senza inutili sofferenze il pilota, e magari anche un passeggero, per migliaia di chilometri su strade difficili.
La sella abbastanza stretta non costringe a divaricare le gambe nelle manovre coi piedi a terra, quindi la maggior altezza della sella, rispetto alla Pegaso standard, non crea problemi nemmeno ai piloti di bassa statura.



L'agilità è la caratteristica più rilevante della T-T; la moto monta gomme moderatamente tassellate e omologate per la normale circolazione su asfalto, ma questo non le ha impedito, nel corso della nostra prova, di affrontare mulattiere, strade ghiaiate, guadi e tratti fangosi con estrema naturalezza e sicurezza. La sensazione fornita al pilota è quella di una moto che non ti mette mai in difficoltà e che sa cavarsela in ogni frangente.
Nel fuoristrada più impegnativo per una on-off si avverte come unico limite l'eccessiva lunghezza dei primi due rapporti del cambio, che obbliga ad un frequente uso dello stesso e complica un po' le inversioni di marcia in spazi stretti.



Nonostante la presenza dell'albero di bilanciamento, le vibrazioni sono avvertibili, ma per un monocilindrico risultano comunque decisamente contenute.
Infine la frenata: il monodisco anteriore di 300 mm con pinza flottante a due pistoncini svolge bene il suo compito sia sullo sterrato che sull'asfalto; nel primo caso è assai ben modulabile e potente quanto basta, mentre nel secondo esige un intervento più deciso e la potenza frenante è comunque adeguata alle prestazioni della moto.

Aprilia Pegaso Tuscany Tibet Raid
Un guado durante la nostra prova in Toscana

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