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Africa

Dall'Italia al Sud Africa: 14esima tappa

di Anna & Fabio il 20/10/2010 in Africa

Ingresso in Tanzania e safari tra Ngoro Ngoro e il Kilimajiaro per i nostri avventurieri. Con la tentazione di tornare a casa via terra…

Dall'Italia al Sud Africa: 14esima tappa
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L'ingresso in Tanzania va un po' per le lunghe e siamo affamatissimi: decidiamo così di fermarci al primo villaggio che incontriamo.
Dopo circa un'ora di viaggio lento sulla solita strada in costruzione arriviamo a Longido, due file di capanne ai lati di uno dei pochi tratti discretamente asfaltati. Ci fermiamo al primo baracchino davanti a cui ci sia terreno abbastanza solido per parcheggiare la moto, mentre si raduna la solita folla mangiamo pesce molto fritto e patate fritte ancora di più.
Ci abborda anche un simpatico tizio che parla un buon inglese e che, dopo le solite chiacchiere di rito, ci fa notare che abbiamo ancora molta strada da fare per Arusha e fra meno di un'ora sarà buio: perché non fermarci nell'accogliente guest house locale?
Ci pensiamo un pochino e poi decidiamo di si. Il posto è "essenziale", i servizi sono meno dell'essenziale ma tutto sommato va bene.
In omaggio al nostro arrivo riempiono anche un bidone d'acqua per farci fare una doccia e passiamo la serata al buio cenando con il nostro anfitrione e parlando del più e del meno. La mattina salutiamo tutti e partiamo per Arusha. Non abbiamo fatto dei gran piani per la prosecuzione del viaggio, ma ora è il caso di fare un minimo programma.
Non siamo particolarmente interessati a cadere nel tritacarne dei safari, ma almeno il cratere di Ngoro Ngoro e il Kilimanjiaro vorremmo vederli. Perciò decidiamo che, una volta giunti ad Arusha, ci dirigeremo verso ovest in direzione del lago Manyara. A pochi kilometri c'è un parco omonimo, subito dopo Ngoro Ngoro e, volendo, anche il Serengeti.
Ad Arusha la strada migliora e, superati da milioni di Toyota e Land Rover cariche di cacciatori bianchi, raggiungiamo Manyara nel primo pomeriggio.
Troviamo un'ottima sistemazione in un campeggio che raggiunge gli standard europei, anche se è piuttosto caro, e decidiamo di organizzarci per visitare qualcosa.
Nei parchi è vietato l'ingresso alle moto, ufficialmente per questioni di sicurezza (vi immaginate di essere inseguiti da un ghepardo che ha fatto confusione?) e soprattutto per difendere il monopolio locale dei trasporti. I prezzi sono decisamente elevati: per entrare a Ngoro Ngoro il costo è di 50 dollari a testa.
Ma occorre anche noleggiare un mezzo con autista (se si è provvisti di un mezzo privato adeguato, basta pagare una sovrattassa di 200 dollari), al costo di 150 dollari al giorno, escluse le mance che vengono considerate obbligatorie. Se si decide di scendere nel cratere, a fare la fila con un altro centinaio di Land Cruiser in cerca di completare la collezione dei "big five", si devono cacciare altri 200 dollari. Insomma: una visita completa al cratere di un giorno, costa non meno di 500 dollari. Ci accontentiamo di girare attorno al cratere ammirandone la natura e vedendolo dall'alto. Fra l'altro, ci diciamo, per i leoni è meglio così.
Qui tutto costa una fortuna e la popolazione tende ad essere piuttosto aggressiva nelle richieste: le danze tribali costano 50 dollari, le famose banane rosse costano 1 dollaro l'una; i ricordini e i souvenir sono fatti in serie e costano una fortuna, almeno alla prima richiesta. Insomma, non ci troviamo troppo bene: perciò, fatto il nostro dovere, andiamo a cercare qualcosa di meno turistico.
Ci rendiamo subito conto che di strada ne dovremo fare parecchia: il giorno successivo raggiungiamo Moshi, alle falde del Kilimajiaro.
La situazione è un poco migliore ma del Kilimajiaro non ci sono che le tracce: il cielo è coperto di nubi e della montagna incantata si vede appena la base. Ci confrontiamo con dei viaggiatori che risiedono in Africa: sono qui per la sesta volta e non sono mai riusciti a vederlo. Mi dicono di provare al tramonto, poi all'alba. Insomma passo la notte in bianco ma le nuvole sono sempre lì. Prendiamo anche uno sterrato che sale verso la montagna me ci perdiamo subito nella nebbia. Sarà per la prossima volta, così anche qui abbiamo una buona ragione per tornare.
Piani per il futuro? Partiamo per Dar es Salaam, via Korogwe. A Korogwe ci fermiamo a dormire in una specie di Autogrill: pappa, nanna e benzina gestito dall'uomo più simpatico del mondo e la mattina dopo partiamo per Dar es Salaam.
Nell'ultimo tratto il traffico è molto pesante: incrociamo una coppia di motociclisti svizzeri che stanno attraversando l'Africa da nord a sud. Mi fanno venire una voglia forsennata di tornare via terra e mi danno delle mappe molto precise per il navigatore, che purtroppo mi inchiodano il computer: perciò passiamo il primo giorno a Dar cercando di rianimarlo.
Il secondo e il terzo facciamo una gita a Zanzibar per visitare Stone Town.
Piuttosto faticoso, ma si rivela un'ottima idea: la città, corrosa dall'umidità e dai topi, è assolutamente atipica per l'africa, un incredibile misto afro, indo, anglo, arabo. L'unico problema è scollarsi di dosso centinaia di tizi che pretendono di accompagnarti ovunque e di trovarti qualsiasi cosa.
Scattiamo un sacco di foto, mangiamo dell'ottimo pesce e ci sgranchiamo le gambe. Sul traghetto di ritorno troviamo un gruppo di motociclisti italiani, fra cui una vecchia conoscenza e passiamo due ore piacevoli che mi fanno perfino dimenticare il mal di mare.
Nel frattempo la moto è stata parcheggiata davanti all'alberghetto in cui abbiamo trovato una buona sistemazione guardata a vista da tre gunmen piuttosto male in arnese e mimetizzata fra una dozzina di piccolissime Honda XL.
A presto!

1bike2people4aid.it
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