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Vigilia triste a Valencia

di Marco Masetti il 03/11/2011 in Motogp

Il paddock fatica a reagire allo shock e al dolore per la scomparsa di Simoncelli. Ne parliamo con Loris Capirossi, che correrà l' ultima gara della carriera con il numero 58

Vigilia triste a Valencia
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Valencia - Non c'è un'aria molto allegra a Valencia, quell'aria da ultimo giorno di scuola che di solito c'è alla gara conclusiva della stagione. Fioriscono i numeri 58, sui badge, sulle moto (su quella di Capirossi, ad esempio, che abbandonerà il suo 65 per correre con il numero dell'amico scomparso), abbiamo visto anche un paio di caschi Replica di quelli di Sic dalle parti del box Ducati, ma il ricordo più che esteriore è nel cuore. Anche quando si cerca di ricostruire l'incidente. Ci prova Rossi: "Ha tagliato la strada a me e Colin con una brutta linea. E' come se fosse sbucato da una strada laterale saltando uno stop. Non è nemmeno caduto, si è appoggiato. Io son stato fortunato a non cadere, ma non ci potevo fare nulla...".
Si potrebbe girare il coltello nella piaga che fa male, perché Rossi fa trasparire che da quel giorno in Malesia è cambiato qualcosa, soprattutto nel suo approccio alle gare. Ma ci fermiamo qui e non continuiamo a chiedere stupidamente: si poteva evitare?
Pensiamo al futuro, passando per il passato con Loris, alla vigilia del suo ultimo GP dopo 328 gare: "Io ho perso un amico, il mondo della moto un grande pilota ed è difficile essere qui e correre. Lo so che la vita continua, ma finire la carriera in un giorno così triste... Nel mio cuore ci sarà sempre posto per Marco. Mi rispecchiavo in lui e ci sentivamo spesso: del resto gli sono stato sempre vicino al momento dell'esordio in MotoGp. Ha fatto quello che gli piaceva e questo lo ha tradito, ma non bisogna dimenticare, mai. Credo che per la famiglia sia tremendamente difficile, penso che stiano vicini a Martina, la sua sorellina, adesso lei ha bisogno davvero dei genitori".
Ma non pensi che questa è la tua ultima gara?
"Ci ho pensato molto, ma sapevo che il momento sarebbe arrivato".
Adesso c'è il futuro. Ti occuperai di sicurezza, cosa hai in testa?
"Da quando esiste la safety commission non ho mai perso un meeting ed è importante, perché ha fatto tantissimo. L'incidente di Marco nasce da un errore e da una serie di eventi. Tutti possono sbagliare, ma tutto si può migliorare e si deve migliorare. Abbiamo fatto molto ma dobbiamo continuare a fare di più. Ad esempio migliorando gli air bag e rendendoli obbligatori, come lo sarà per le protezioni della leva del freno anteriore".
E le gomme, vere killer di questa stagione, le lasciamo così?
"E' dal Gp di Germania che stiamo lavorando a questo problema con la Bridgestone. A noi non servono gomme in grado di fare il record della pista a fine gara, vogliamo roba più adatta alle nostre esigenze, con maggior sviluppo e meno industrializzazione".
Le 1000 che andranno ancora più forte, non avranno bisogno di limiti?
"C'è già quello del consumo che ridurrà le prestazioni".
Che effetto ti farà non vedere il tuo nome sulla lista degli iscritti il prossimo anno?
"Lo aggiungerò a penna".

Per finire un'altra dichiarazione interessante, quella di Alvaro Bautista che risponde ad una domanda sul futuro suo e della Suzuki: "Preferisco concentrarmi sulla gara e decidere domenica sera".
Ora, la chiarezza di programmi è esattamente il contrario di questo e la fumosità regna sovrana al di là del cuore dei piloti e dei loro sentimenti. Addirittura un team che dovrebbe far debuttare una CRT lo fa con una dichiarazione quasi sibillina. Mah, secondo noi la rifondazione della MotoGp è un'esigenza, sempre più sentita e pressante.

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