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Formula Uno? No grazie

il 14/05/2002 in Motogp

La vittoria di Schumacher su Barrichello nel GP d’Austria sta facendo discutere tutto il mondo dello sport, anche i nostri opinionisti. “Che schifo!” si indigna Masetti. “Invece fa bene al motociclismo”, gli ribatte Rivola…

Formula Uno? No grazie
Patron a confronto: da sinistra Ecclestone  (Formula Uno) ed Ezpeleta (Dorna)

Onore a Rubens Barrichello, salito sul gradino più alto del podio austriaco per gentile omaggio del cannibale a quattro ruote, unico vero signore vestito di rosso Ferrari. Lui, un brasiliano, festeggiato dal marziale suono di Deutschland, Deutschland Uber Alles; lui scippato di una vittoria grande come una casa per “ragioni di stato” probabilmente note solo a monsieur Jean Todt, uno che i risultati li fa, eccome, ma al quale lo stile è totalmente estraneo, quasi come un panino alla mortadella in un bar saudita.


Se è la Formula Uno la strada che dobbiamo seguire noi motociclisti, meglio il campionato della montagna, la sport production, il cross UISP, le moto d’epoca, la partita a carte con gli amici. Perché ci può anche stare il gioco di squadra, per vincere, ma non per stravincere dopo sei gare. La “morale” di oggi (mai virgolette furono più appropriate) è questa: vincere! Manco fossimo nel ventennio fascista.


Fece qualcosa del genere anche Angel Nieto, quando da team manager, fece stoppare il figlio Pablo in vista del podio per lasciare spazio ad Alzamora. Emilio vinse il titolo della 125 per un punto su Marco Melandri, probabilmente proprio quello che gli lasciò Pablo, ma oggi, pensare che qualcuno possa togliere il mondiale alla Ferrari di Schumacher, è follia pura. Non però per la testa iperrazionale, aziendalista e antisportiva di Todt che è un manager vincente, uno con due coglioni così, come si sottolinea sempre in segno di rispetto, ma anche uno che ignora il significato della parola sport.
A proposito, sarebbe ora di parlare di questo, di trovare un significato a questa vecchia parola che oggi è solo un pretesto ad attività di business. Non che questo sia vietato, ma nessuno paga per vedere in azione i maghi degli affari e le loro scartoffie. Chi è stato tradito in Austria ha nomi bene precisi: Rubens Barrichello, pilota derubato, Michael Schumacher, pilota che non ha voluto un trofeo rubato, e poi tutti gli sportivi che hanno pagato il biglietto, che sono stati davanti alla TV, tutti quelli che fanno vedere ai figli lo sport perché è meglio della droga, il mito della Ferrari.
Rubens ha appena avuto il contratto, cosa poteva fare se non ubbidire? Certo, tutto è in vendita. Da oggi, però, la mia anima costa esattamente il doppio. Caso mai servisse all’azienda, signor Todt.

di Luigi Rivola

Mi fa piacere che il mio amico e collega Marco Masetti si sia messo alla tastiera per scrivere questo sfogo. Lo vedevo un po' “addomesticato” dall'ambiente che frequenta – quello dei top inviati del mondiale GP – e invece davanti a qualcosa di repellente come il cinismo della Ferrari nei confronti dello Sport, ha saputo ribellarsi. Condivido al 100% ogni sua riga, anche se non posso dire di essermi scandalizzato per ciò che è avvenuto: prevedibile e previsto.
Sabato sera, a cena con gli amici di sempre, avevo fatto una scommessa con Giampiero, ferrarista ad oltranza. Lui sosteneva che se al traguardo si fossero presentati Barrichello e Schumacher nell'ordine, la Ferrari avrebbe lasciato vincere il brasiliano. Io naturalmente ero certo del contrario. Ho vinto io, e non ho telefonato a Todt perché mi desse una mano...
Il miglior augurio che posso fare a Todt e a chi la pensa come lui è che a fine anno la Ferrari possa perdere il titolo perché a Barrichello mancano quei punti che ha dovuto regalare. Gli ordini di scuderia ci sono sempre stati, e personalmente ritengo che sia giusto che ci siano, ma non è lecito prendere in giro il pubblico in quel modo: un conto è chiedere ad un pilota di fare un sacrificio in favore del compagno che lotta per vincere: un conto è chiedergli di fare il maggiordomo.
Questa è comunque la Formula 1: uno sport poco spettacolare, che è spettacolare al massimo perché gonfiato a dismisura dagli interessi economici che rappresenta. La Dorna da anni mira a fare del Motomondiale una Formula 1, e in questo è sempre stata appoggiata da chi siede in sala stampa nei circuiti dove si svolgono i gran premi.
Fatti come quelli di ieri fanno male allo sport? No gli fanno benissimo: può darsi che qualcuno, avendo visto simili esempi, decida che un po' di dissenso, almeno per quanto riguarda il motociclismo, non guasta.

Formula Uno? No grazie
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