Moto & Scooter
Ancma: Ricette anticrisi
Ritorna anche quest’anno il forum organizzato a Cernobbio per indagare lo stato e le prospettive del mercato e dell’industria italiana delle due ruote. La crisi sembra finita, ma servono nuove idee, nuove normative, orizzonti internazionali
di Luigi Bianchi
Il tavolo di presidenza del forum. Al centro Ivano Beggio, alla sua destra Marino Bartoletti che ha coordinato i lavori
Villa d’Este di Cernobbio - Che le due ruote facciano ormai parte consolidata del costume, degli usi e delle necessità degli Italiani non ci sono dubbi. Che il fenomeno scooter stia crescendo in diversi altri paesi europei anche.
Il tutto è stato dibattuto durante il forum “Le due ruote: mezzo di trasporto, stile di vita e opportunità per il made in Italy”, organizzato dall’Ancma in collaborazione con Ambrosetti, e a cui ha partecipato tutto il Ghota dell’industria italiana delle due ruote, oltre ad economisti, sociologi, architetti, politici e rappresentanti del governo. A coordinare il tutto una delle più note firme del giornalismo sportivo italiano, Marino Bartoletti.
Le trattative in corso tra il finanziere Colaninno e il gruppo Piaggio hanno portato alla ribalta anche l’utilità o meno di superare l’attuale frammentazione dell’industria italiana, creando pochi poli di robuste dimensioni e di ampio respiro finanziario. Ma, su questo tema, il riserbo e i dubbi l’hanno fatta da padrone: Ducati (Federico Minoli) per ora sta alla finestra, Aprilia (Ivano Beggio) ritiene di avere in mano un polo già di dimensioni sufficienti, MV Agusta (Claudio Castiglioni) punta alle nicchie, Piaggio è in piena trattativa…
Certo è che l’illusione del 2000 - quando il mercato ancora cresceva verticalmente e si pensava ad un vero e proprio salto qualitativo verso l’alto dell’industria motociclistica- sembra finito; addirittura, a margine del convegno qualcuno ipotizzava per le due ruote come dimensione ideale quella “artigianale”…
Ma, mentre gli argomenti trattati e le soluzioni proposte durante il Forum in gran parte non sono usciti dal campo dei fatti noti, una meditazione sulla struttura e l’organizzazione dell’industria italiana avrebbe forse meritato qualche attenzione in più. Infatti, la dimensione del mercato è nota e ragionevolmente prevedibile nella sua evoluzione e, partendo da questi numeri, si potrebbe ragionare sull’utilità e le opportunità di razionalizzazione di un’industria che, oggi, comprende tre gruppi principali (Aprilia, Ducati e Piaggio) con sei marchi, tre gruppi minori (Benelli, Malaguti, MV Agusta) con altri cinque marchi, più un’altra decina di aziende minori. Tutte queste aziende gravitano su un mercato (Italia + Europa) che rappresenta solo il 10% del mercato mondiale, mentre le aziende giapponesi (quattro, di cui due in parziale partnership) operano anche sul mercato USA (10%) e sul mercato asiatico (75%). Potrebbe essere uno spunto per l’edizione 2004 di quello che è ormai diventato un classico tra gli appuntamenti di primavera.
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