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Piaggio Beverly 500

il 23/12/2002 in Moto & Scooter

Ruote alte e prestazioni elevate. Il nuovo maxi di Pontedera è quanto di più simile ci sia a una moto, pur restando scooter. Viene da chiedersi: quante motociclette offrono a pari prezzo tanto motore e tanto comfort?

Tipologia: dire che il Beverly è “un maxiscooter a ruote alte” sembra riduttivo e improprio: primo, perché dovremmo semmai dire che è “il” maxi ruote alte, almeno per ora, visto che i concorrenti nelle concessionarie non si vedono ancora. Secondo, perché non è un maxi nel vero senso del termine: eccezion fatta per l’interasse di lunghezza harleystica, le dimensioni si avvicinano molto a quelle dei midi. Terzo, perché di ruote davvero alte ce n’è una sola, quella anteriore da 16”.

Caratteristiche generali: la verità è che il Beverly 500 è unico nel suo genere. Lo Scarabeo 500 è più grande, più dotato e costoso, mentre il Yamaha Versity/MBK Kilibre 300 non può competere per prestazioni. A ciò si aggiunga il prezzo estremamente competitivo del nuovo prodotto Piaggio, di poco superiore ai 5.000 Euro chiavi in mano: si avranno così ben chiare le sue rosee prospettive commerciali.

Se la città fosse la Valle dell’Eden, il frutto proibito sarebbe la moto automatica.
Già, proibito dall’idea che il motociclista ha di se stesso e della propria immagine verso l’esterno, dal bisogno ancestrale in ognuno di noi di affermarci come qualcosa di diverso dal resto e allo stesso tempo dalla paura, a noi connaturata, delle innovazioni, anche quando ci rendono la vita più comoda. “Parla come mangi”, dirà (non a torto) qualcuno. Va bene. Allora osserviamo la realtà che ci circonda, quella con due ruote e un motore. Senza bisogno dei dati dell’ANCMA o delle statistiche di qualche agenzia, anche il più distratto potrà constatare che quella degli scooter di grossa cilindrata è una vera invasione, quasi sempre pacifica. Disprezzando uno col T-Max solo perché non ha la leva della frizione e il pedale del cambio ci comportiamo come chi, fiero di non cedere alla lusinga della carta di credito, si avvia mesto ogni mattina a far la coda in banca.

Il nostro non è progressismo spicciolo: nessuno rinnega l’emozione unica di una moto sportiva, e ancora non ne esistono con trasmissione automatica. Ma quando si tratta di mezzi da diporto, quelli da usare che piova o tiri vento, e che aspettano il bel tempo con noi per portarci al lago o al mare, la funzionalità viene prima di tutto, meglio se unita (ed è proprio il caso degli scooter) a prezzi dimezzati rispetto a quelli delle moto gran turismo. Il Beverly 500 è solo uno stadio di evoluzione di questo prodotto nuovo, che presto crescerà per cubatura, peso e numero di cilindri, e che non sarà in competizione con le moto tradizionali, bensì un loro complementare, una seconda faccia (listini alla mano) presumibilmente un po’ meno elitaria.

Nessuno ci obbliga a coniare nuove definizioni, ma quella di “Cyber-Rétro” ci pare la più azzeccata nella quale inscrivere il look del nuovo Piaggio. Come già l’Atlantic Aprilia (che pure è molto più ricco di spigoli e sfaccettature), anche il Beverly ha un carattere deciso che coniuga linee moderne e sfuggenti a un sapore d’altri tempi, fatto di cromature e di richiami stilistici. Naturalmente, parlando di Piaggio, gli “altri tempi” e il loro aroma intenso non possono essere che quelli della Vespa: certamente lo scudo arrotondato, e il faro con la palpebra cromata non sono messi lì per caso. Chi non vuole risalire così indietro nel tempo non potrà non notare una certa somiglianza col Liberty. Un po’ stupisce la poca coerenza del nuovo maxi Piaggio col suo predecessore da 200 cc, molto più “contemporaneo” e sbarazzino nelle linee, e col gruppo ottico trasparente incastonato nello scudo.

Il ruote alte di Pontedera non è enorme, anzi. Può ingannare il lungo interasse, ma per il resto le dimensioni (larghezza e peso soprattutto) non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei maxi bicilindrici.

Scegliendo il Beverly ci si assicura una botte mezza piena e una moglie alticcia. È infatti cosa nota che le ruote alte, oltre che il motore voluminoso, limitino la capacità di carico: in effetti chi avesse esigenza di riporre sotto la sella qualcosa di più ingombrante del casco jet d’ordinanza dovrà fare i conti con un vano dalle dimensioni ridotte e dalla sagoma ben poco regolare.

In compenso, il nuovo nato di casa Piaggio fa tutto ciò che può per rendere confortevole la permanenza in sella (lunga, ampia e imbottita senza risparmio) anche al passeggero, al quale sono riservate apposite pedane dalla buona ergonomia. La posizione a bordo è motociclistica, anche se per goderne appieno conviene non essere degli spilungoni. Se lo scudo non è molto protettivo, pensa il piccolo parabrezza di serie a deviare sulle spalle i flussi d’aria che d’inverno sono ben poco salutari. Pur non brillando per particolare ricchezza, la strumentazione è piuttosto completa e soprattutto, e ben leggibile e originale nel disegno. Presenti all’appello i cavalletti centrale e laterale, come è giusto che sia per uno scooter di quasi 200 chili di peso.

Motore: 4 tempi, monocilindrico orizzontale, alesaggio per corsa 92x69 mm, cilindrata 460 cc, rapporto di compressione 10,5:1, distribuzione monoalbero a camme in testa con comando a catena laterale, 4 valvole, lubrificazione a carter umido con pompa trocoidale, raffreddamento a liquido, potenza massima 39 CV a 7.500 giri/min, coppia massima 43 Nm a 5.500 giri/min. Alimentazione a iniezione elettronica Magneti Marelli. Accensione elettronica digitale, avviamento elettrico.
Trasmissione: primaria a cinghia, finale a ingranaggi. Cambio automatico a variazione continua di rapporto, frizione automatica centrifuga a secco.
Commento: l’ormai famosa unità Piaggio è a detta di molti il miglior propulsore monocilindrico da scooter in commercio. Non a caso equipaggia anche alcune ammiraglie della concorrenza (Aprilia Atlantic e Scarabeo), oltre che il top di gamma ruote basse di Pontedera, l’ X9. Rispetto a questi, gioca decisamente a favore del Beverly il peso contenuto.



Ciclistica: telaio doppia culla a traliccio in tubi d’acciaio, inclinazione cannotto di sterzo 27,5°, avancorsa 111 mm. Sospensioni: anteriore forcella teleidraulica con steli da 41 mm, escursione ruota 104 mm, posteriore motore-trasmissione oscillante con due ammortizzatori idraulici regolabili.
Nel precarico molla su 4 posizioni, escursione ruota 100 mm. Cerchi in lega leggera, anteriore 3,00x16”, posteriore 4,50x14”. Pneumatici: anteriore 110/70, posteriore 150/70. Freni: anteriore a doppio disco da 260 mm con pinze a doppio pistoncino contrapposto, posteriore a disco da 240 mm con pinza a doppio pistoncino contrapposto.
Dimensioni e peso: lunghezza 2.215, larghezza 770 mm, altezza sella 775, interasse 1.550 mm, peso a vuoto 189 kg.
Prestazioni: velocità massima160 km/h.
Commento: qualcuno temeva che alla prova dei fatti il telaio derivato dal 200 si sarebbe “aperto in due” come un frutto maturo. Ebbene: assolutamente no! Sopporta, e anche dignitosamente, le sollecitazioni a cui è sottoposto dal monocilindrico Master da 460 cc. Il sistema di frenata integrale, pensato per motociclisti alle prime armi, si addice al tipo di veicolo, impedendo il bloccaggio della ruota posteriore. L’impianto è molto potente, anche se i comandi sono poco modulabili. Nel reparto sospensioni si distingue la massiccia forcella anteriore Kayaba con steli da 41 mm, ovviamente non regolabile.



E' lo scooter monocilindrico più veloce sul mercato, grazie al peso ridotto e alla sezione frontale contenuta.Il Beverly va forte in accelerazione e velocità pura, toccando e superando i centosessanta all’ora. Il suo cavallo di battaglia è però la ripresa: dai cinquanta orari la progressione è addirittura superiore a quella dei più noti bicilindrici (Honda Silver Wing, Yamaha T-Max e Suzuki Burgman 650). Per chi si vuole divertire in scooter è certo tra le scelte più indicate; per chi vuole farlo ad un prezzo accessibile è l’unica scelta possibile.



Nonostante l’interasse così lungo, il ruote alte Piaggio è sorprendentemente agile nel misto stretto, e addirittura nel traffico cittadino, dove si fa largo tra le auto incolonnate sfruttando la larghezza inferiore alla media. Col Beverly si affrontano le curve in sicurezza, grazie alle ruote alte e larghe e alla solidità di telaio e sospensioni: l'effetto autoraddrizzante è però piuttosto spiccato, quasi da custom; dunque questo maxi richiede una guida decisa, spesso non accontentandosi del semplice spostamento del peso in sella, ma necessitando anche di una certa azione sul manubrio da parte del guidatore.



Purtroppo le sospensioni, oltre che robuste, sono anche un po' troppo rigide, soprattutto quella posteriore, con ammortizzatori ben poco inclini a digerire pavè, buche e rotaie.
I freni sono davvero all'altezza della situazione in ogni frangente: anche sul bagnato il mezzo non si scompone e consente spazi d'arresto brevi. L'uso in città, coi suoi continui scatti al semaforo, accorcia di molto le percorrenze su litro: anche in questo frangente, comunque, i quindici chilometri sembrano realistici.

 

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